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Una punizione molto sofferta

Avviato da Linda il 17/03/2009 alle 19:58

Una punizione molto sofferta

Linda (607 post, compleanno non disponibile)

Navigando sulle onde della fantasia e della passione...

[b:sblx851d]Una punizione molto sofferta[/b:sblx851d]

Sapevo che sarebbe accaduto, me lo aveva annunciato e quando lui mi promette qualcosa so con assoluta certezza che lo farà, non c'è possibilità che dimentichi, che vada oltre, che mi perdoni. Questo l'ho imparato.
Ma erano passati già alcuni giorni, lui continuava ad essere cortese e dolce come sempre, ognuno la sua vita, durante il giorno, poi quando ci ritrovavamo insieme la sera le chiacchiere, i sorrisi, gli sguardi seriosi ed ironici di lui, i miei buffi racconti, ma ancora nulla. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma non mi avrebbe mai concesso di sapere quando e come. Questo mi stritolava lo stomaco, ogni volta che si avvicinava a me o che iniziava un discorso la mia testa in automatico mi diceva: "Ecco, ora cambierà sguardo, ora ti punirà". Ma sbagliavo. Odio l'attesa, l'ansia, e lui lo sa, mi punisce così. Io lo guardo e non posso fare a meno di amarlo, anche se so che quando avverrà il momento non riconoscerò più il suo sguardo, le sue parole diventeranno fredde e distanti ed io, entrando in conflitto con la mia parte razionale, mi sottometterò completamente a lui.
Ancora due giorni di tremenda attesa e di piacevoli ore trascorse insieme a lui, con i nostri amici, poi di nuovo soli in casa, ma da quel giorno non mi aveva ancora chiesto di fare l'amore con lui. Sapevo, capivo, potevo averlo vicino, ma non potevo essere soddisfatta da lui, non lo meritavo e non osavo chiedere, avevo timore di fornire il pretesto per scatenare ciò che ancora non avveniva e che non mi illudevo si potesse rimandare per sempre. Tremenda e straziante attesa.
La domenica mattina, risveglio dolce, naturale senza sveglia, il sole che filtra dalla persiana, le lenzuola fresche, ancora non so in quale mondo mi trovo e sento piano scivolare le coperte lungo il mio corpo. Un mio sorriso al nuovo giorno, la domenica è il giorno della serenità, della tranquillità, ma subito mi riprendo, un brivido mi percorse la pelle. "No, ti prego no!" Vorrei gridare, ma la paura e l'emozione mi soffocano le parole in gola. Non ha scordato che lo scorso lunedì durante una discussione con lui ho perso il controllo ed ho gettato in terra tutti i suoi documenti di lavoro. Subito dopo mi ero immobilizzata chiedendo scusa per la mia impulsività, lui si era chinato a terra a raccogliere i fogli dicendo "Lo sai che per quello che hai appena fatto ti punirò molto severamente? Ma questa volta non sarà come le altre, ti farò pentire davvero, vedrai." Con calma aveva continuato a raccogliere ed a risistemare i documenti, io avevo cercato di rimandare dentro di me quelle parole, ma avevo accusato il colpo. Non venne detto altro, poi la sera trascorse con tutta tranquillità, poco a poco riacquistammo armonia tra noi e la discussione era superata, ma la mia intemperanza sarebbe stata punita, era stato sempre così.
Adesso, la domenica mattina mi ritrovavo distesa nel letto mentre lui scopriva delicatamente il mio corpo. Non c'era bisogno che io domandassi, ma lui crudele invece chiese a me "Non c'è bisogno che io ti spieghi perché ti sto per punire?" Io risposi con l'unico filo di voce "No.." scuotendo leggermente la testa. Poi continuò "Lo aspettavi vero?" ed io che avrei voluto tacere ma non ero in grado di sfuggire al suo controllo, alle sue domande "Si, lo aspettavo".
Non aggiunse altro, severo mi sfilò i calzoni del pigiama e mi tolse gli slip bianchi; come fosse un consiglio per il mio bene mi disse: "Metti le mani dietro la schiena". Io non esitai neanche un istante e con l'impossibilità mentale di ribellarmi lo feci senza aprire bocca. Avrei dovuto gridare, dire di no, alzarmi dal letto e rivestirmi, non ne fui capace, quella ribelle era un'altra me stessa che ora si era fatta piccola piccola dentro di me.
Ero distesa nel letto, nuda dalla vita in giù, con le mani dietro la schiena e tremante, rabbiosa con me stessa per quello che avevo fatto la sera del lunedì, per la mia incapacità di ribellarmi e soprattutto per la sensazione di trasporto che comunque provavo nei suoi confronti.
Incominciò ad accarezzarmi le gambe lisce in su ed in giù, con le mani calde possedeva il mio corpo, ma erano carezze che non promettevano nulla di buono per me. Con le mani fece in modo che divaricassi leggermente le gambe. Ero stanca di attendere, l'attesa mi stava uccidendo, avrei gridato "Fai ciò che devi, ma fallo prima possibile, non ce la faccio più." Lui sembrava udire le parole che non pronunciavo e quindi continuava lento, mi guardava in viso per scorgere la mia paura, la mia sottomissione, il mio respiro più affannato, ma io al suo sguardo voltavo la testa sul cuscino. Restai così, non volevo guardarlo, lo odiavo mentre assaporava il mio timore, mentre osservava la mia impotenza totale padrona della mia capacità di oppormi.
Le sue carezze continuavano ed io non potevo fare a meno di goderne comunque. Mi odiavo perché non volevo concedermi.
Si allontanò, capii perfettamente che andava nel suo studio, lo sentii aprire un cassetto, sapevo cosa stava prendendo, era uno degli oggetti destinati a me "quando non mi fossi comportata bene". Così aveva detto fin dalla prima volta che me lo aveva mostrato, ricordo ancora di esserne rimasta sconvolta, ma sorprendentemente eccitata. In sua assenza non osai muovermi. Ero distesa e lo pensavo, e mi pensavo, mi vedevo, mi osservavo estraniata.
Tornò in camera con una frustino sottile fra le mani, lungo, flessibile, vivo, era stato staccato da un salice. Lo osservai un attimo e mi voltai di nuovo sull'altro lato del cuscino in senso di disprezzo, l'ultima speranza di comunicare disapprovazione e rifiuto. Speravo non lo avrebbe fatto e fino a quel giorno non lo aveva mai fatto, non poteva colpirmi sulle gambe in quel modo, non sulla parte davanti, non era mai accaduto. Non puoi farlo...
E invece ebbi subito la risposta alle mie suppliche silenziose: con una mano mi prese il viso costringendomi a guardarlo, poi arrivarono dei primi colpi deboli e ravvicinati che mi fecero rabbrividire e subito comprendere quel linguaggio. Sentivo improvvisamente freddo, mi colpì poi ancora e poi ancora, il dolore era incredibile e pungente, mi stava segnando, io stringevo i polsi dietro la schiena e le labbra con i denti, lo guardavo mentre mi colpiva, ma lui non guardava me. Ora lui mi puniva e basta. Nella stanza c'ero io, la luce del sole, le mie gambe, il frustino, le sue mani e la mia punizione. Il dolore. La lunga attesa aveva fatto in modo che io desiderassi quei colpi e che li vivessi con maggior carica, con maggior intensità, e allo stesso tempo mi piegavano dentro, mi facevano sentire la punizione, mi facevano vivere il suo rimprovero. Ero già infinitamente pentita.
Ogni volta che le mie gambe si piegavano o si spostavano sotto i colpi lui le rimetteva con calma nella posizione iniziale ed inflessibile riprendeva a colpire. Sentivo freddo ma sudavo. Il freddo era dentro di me, il caldo sulla pelle.
Mi lasciò riposare un attimo accarezzandomi la fronte ed i capelli con la mano, taceva e mi osservava, non con tenerezza. Mi fece sollevare "Resta  con le mani dietro la schiena" mi disse, mi fece alzare dal letto e mi guidò fino ad appoggiarmi con le spalle contro il muro. Continuò a colpirmi, ora anche sui fianchi, le mie gambe si piegavano ma non volevano cedere, ero pentita ma non volevo farmi umiliare ancora di più. Di colpo smise. Mi aiutò a spogliarmi definitivamente, non ci fu un gesto di affetto in quei passaggi, mi denudava soltanto di fronte a lui in piedi, vestito, serio. Mi fece voltare e appoggiare i palmi delle mani al muro, in quella posizione ero stata altre volte, sapevo come mettermi perfettamente, non doveva più costringermi a fare nulla, ora ero esausta, la mia anima si era sfogata, ero in pace con me, avrei voluto che fosse tutto finito, ma lui riprese a colpirmi. Ora sul sedere, sulle gambe, sui fianchi, forte, con sicurezza, sembrava che la punizione fosse ripresa di nuovo da capo "Non crederai che sia un gioco questo, non crederai che io lo faccia solo perché tu ne tragga piacere? Il tuo limite lo sceglierò io, lo spezzerò io".
Gridai "Basta, smettila" ma ora che parlavo per lui ero muta...Poi smise, iniziò ad accarezzarmi la pelle segnata, si allontanò ed io rimasi in quella posizione esausta e pentita, non mi sarei mai mossa se lui non me lo avesse espressamente consentito. Il silenzio, il mio respiro profondo e sofferente, passava il tempo e lui taceva ancora, lo sentivo camminare, c'era ma non mi vedeva, mi ignorava e io ancora attendevo, ero sempre in attesa, morivo dall'attesa. Alla fine si avvicinò a me ancora sudata e "ferita" più che mai: "Vuoi parlarmi?" era dolce e rassicurante. Io in un filo di voce, in un solo fiato, mi sciolsi e cancellai ogni mio orgoglio "Perdonami ti prego, ti chiedo perdono, sono amaramente pentita di quello che ho fatto. Io sono tua". La mia sincerità era impressionante.
Lui mi accarezzò la testa, anche se non potevo vederlo sono certa che sorrise, mi lasciò ancora un pò lì nel silenzio e nella luce che ormai stava mutando i suoi effetti dentro quella stanza, la stanza in cui ero stata meritatamente punita.
La sera dormii a fianco a lui, stretta, rannicchiata vicino a lui, gli appartenevo più che mai. Lui mi abbracciava.
Ma non ero assolutamente riuscita a prendere sonno in fretta, l'adrenalina in circolo era ancora tanta ed invidiavo lui che già dormiva sereno, soddisfatto.
Il mio cervello aveva iniziato a macchinare ancora, mi domandavo perché lui ancora non avesse voluto fare l'amore con me, sapevo di piacergli molto, ma ancora non mi voleva. Sapevo che era stato eccitato dal vedermi così "piegata", ma evidentemente una ragazza che è stata punita non può essere premiata subito dopo.
Vicino a lui che mi stringeva, piano piano prendevo sonno e continuavo a domandarmi fino a che punto i mie desideri ed miei pensieri fossero condivisi da lui, e chissà quali altri castighi correvo il rischio di subire...Il sonno piano piano prendeva il sopravvento e la mia mente si placava.

Linda molto ispirata!

Inviato il 17/03/2009 alle 19:58

su di una punizione molto sofferta

lukas (59 post, compleanno non disponibile)

Dice l'autrice essere il testo di fantasia, ma scorre quasi visivamente: par di vedere il salice fischiare, la pelle contrarsi, corpo e mente soffrire puniti...

Inviato il 17/03/2009 alle 20:32

Keith (9219 post, compleanno non disponibile)

Complimenti, la storia è scritta bene, si legge con partecipazione intensa quanto sofferta e [i:2i4cgaom]vissuta[/i:2i4cgaom] direi.

ciao,
Keith

Inviato il 17/03/2009 alle 21:29

castigamatte (62 post, compleanno non disponibile)

sembra autobiografico o forse esprime un desiderio?

Inviato il 24/03/2009 alle 16:02

Linda (607 post, compleanno non disponibile)

castigamatte ha scritto:
sembra autobiografico o forse esprime un desiderio?


Autobiografico? No, non lo è. Mi spaice.
Non so neanche se sia effettivamente un desiderio, non è detto che tutti i racconti parlino di desideri...Cmq è una proiezione di qualcosa che ho dentro...Una fantasia...Un modo di "sfogare" una specie di carica che vive dentro di me.

Linda

Inviato il 29/03/2009 alle 14:38

Chi eravamo

Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.

Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.

Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.

Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.

Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.

Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.

Luca