Una piccola premessa...

Questo è il primo racconto che scrivo – su invito di un'amica che saluto – per questo bel forum dalla mia lontana iscrizione.
È una storia di pura fantasia, che dedico a tutti gli amanti della sculacciata, della disciplina e dell'erotismo soft&hard, dall'immaginario giocoso e libero senza ostacoli, senza prendersi troppo sul serio... il resto se volete aggiungetelo Voi, dopo averlo letto.
Mettetevi comodi prima di cominciare perché la brevità non è garantita.

Grazie,
Keith






[size=150:2vheh8b7][b:2vheh8b7]LA BOUTIQUE... DEL BON-CUL! [/b:2vheh8b7][/size:2vheh8b7]


[i:2vheh8b7]«Ma caz… guarda te! Questa proprio non ci voleva porca miseria! E adesso?! Come faccio? …vediamo qua se c’è qualcosa per pulire… questo no… questo forse… speriamo smacchi bene e… e se si vede lo stesso?! Caz… porta via il coloreeee ohhh noooooo»[/i:2vheh8b7]

Laura è una ragazzona ventitreenne che fa la commessa tuttofare nella boutique del signor Armando Botticelli un vispo ometto baffuto alla Poirot, passa la giornata tra tailleur eleganti, camicette di seta e lingerie sofisticata per signore viziate e viziose, finché tentata approfitta dell'occasione.

[i:2vheh8b7]«Ecco questo… proviamo… maledetto il gelato al cioccolato e alle idee di Sara! Tutta colpa sua!! Non bastava sulla giacca, pure sulla gonna è colato caz…»[/i:2vheh8b7]

[i:2vheh8b7]«Buongiorno Laura!»[/i:2vheh8b7]

[i:2vheh8b7]"Ohhh cavol…" [/i:2vheh8b7]- «…Buongiorno signor Armando!»

Mette via lesta i capi sotto il bancone. [i:2vheh8b7]Pfufff![/i:2vheh8b7]
È elegante come si conviene all’etichetta di un marchio chic ritrovo nella via centrale di tutte le signore bene col cagnolino nano e la puzza sotto il naso e delle giovani segretarie da letto, quindi tailleur sopra il ginocchio color pesca, calze fumé un foulard rosso stile hostess. La giacca è aperta perché altrimenti le schiaccia le grosse mammelle. Sotto indossa un completo intimo di... (state a vedere).

Un’ora dopo sta per assaporare il gusto della moka quando…

[i:2vheh8b7]«Laura puoi venire un attimo per favore?» [/i:2vheh8b7]- ormai le dà del tu, sono cinque anni che lavorano insieme, l’ha assunta appena finito il liceo. Paternamente adottata. Forte di una solida fiducia tra adulti.

[i:2vheh8b7]«Si ….eccomi.»
«Chiudi la porta».[/i:2vheh8b7]

Ubbidisce e si guarda intorno smarrita, come sempre.
È nel confortevole retrobottega, piccolo, caldo, senza finestre, unufficetto lungo tinta giallo Titti con due scaffali sul fondo colmi di scatole e una scrivania ordinatissima all’altro capo con un cristallo di Rocca colmo di ovetti di cioccolata d'ogni fatta. Dietro l’omino è comodamente affondato nella poltrona girevole di bisonte nera.

[i:2vheh8b7]«Da quanto tempo lavori qui?»[/i:2vheh8b7]

«Be’… quasi cinque anni»

[i:2vheh8b7]«Come ti trovi?»[/i:2vheh8b7]

«Molto bene, grazie»

[i:2vheh8b7]«E allora perché vuoi andartene?»[/i:2vheh8b7]
Così a bruciapelo. Presa dal magone vacilla.

«Eh? Come… io non voglio andarmene, perché dovrei…» - è persa.
Ha capito. Lui sa.

[i:2vheh8b7]«Perché da due mesi a questa parte fai di tutto per prendere in giro la mia intelligenza, ti sembro così stupido?»[/i:2vheh8b7]
Imbambolata non sa cosa dire. Lui rincalza.

[i:2vheh8b7]«Allora, perché? Eppure mi fidavo di te.»[/i:2vheh8b7]

«Io non so di cosa parla…»
Inutile negare.

[i:2vheh8b7]«Parlo dei capi sottratti dal negozio nel weekend e riportati il lunedì mattina, da un mese è diventata un'abitudine, tailleur, giacche e chissà cos'altro!»[/i:2vheh8b7]

«Ma no, no, non è vero... io nonnn....».
Fiacca difesa. Crolla il castello di carte sotto il vento delle accuse.

[i:2vheh8b7]«Tu li prendi a fine turno tesoro, ma anch'io ho la chiave... così sono tornato dopo la chiusura e ho scoperto tutto».[/i:2vheh8b7]

È gelata. Nebbia intorno e fumo nella testa. Silenzio finto, le accuse urlano rabbia verde.
Somara senza cappello, a testa bassa non ha più il coraggio di guardarlo.
Trema, dentro e fuori. Sente la pelle d'oca sfregare l'intimo.
Sudore freddo e acido. Poi caldo improvviso, sulle gote. Voglia di scoprirsi. Di spogliarsi della colpa.

[i:2vheh8b7]«Mi dispiace doverti licenziare ma non ho scelta»[/i:2vheh8b7]

«...no la prego!»
Si risveglia. Ma l'incubo è reale. Puzza di bruciato...

[i:2vheh8b7]«...e pensare che tua madre, affezionata cliente da anni, ti aveva tanto raccomandato mi rattrista ancora di più darle questa delusione, ma non le dirò il motivo...»[/i:2vheh8b7]

«No.... mi perdoni.... giuro che non si ripeterà»- stuccosa e supplichevole.

[i:2vheh8b7]«E chi me lo garantisce? Mi dispiace, hai sbagliato e ne paghi le conseguenze.»[/i:2vheh8b7]

«Sono pentita, non lo rifarò...» - le manca solo il moccio dal naso con la bolla dei cartoon, le dita sono intrecciate e la faccia sbiancata, stremata nello sforzo di preservare un briciolo di dignità.

[i:2vheh8b7]«Meriti una punizione.»
« Ma io...»
«Ci devo pensare. Torna a lavorare e presentati qui alla chiusura.»[/i:2vheh8b7]

«Grazie...» - sussurrato mentre scappa via, sollevata.

Pericolo scampato. Forse. Almeno non è licenziata.
[i:2vheh8b7]“Una lettera di richiamo? Una sospensione? Che mi farà mai??”[/i:2vheh8b7]
È una processione di secondi, un calvario di minuti, un supplizio lungo sei ore filate. A mano, cucite strette, nei suoi panni, nella sua mise doc di commessa del centro.


Ore contate e sudate per vite infinite, attimi macchinosi macinati fini nella sua testolina, sferrugliando qua e là, battendo prezzi e spostando scatole e appendini, foglietti e scontrini, ometti e barboncini, minuti piccolini su signore con cappellini e fiocchettini... basta. Pensare. Ipotizzare.
Sbaglia. Straparla. Svalvola e non sta nella pelle. Si strapperebbe di dosso...

[i:2vheh8b7]«Le mutandine! Signorina? ...sì, mi piacerebbe qualcosa di più elegante ma anche semplice, sì giovanile ma non così teen-ager con la mucca disegnata... ecco con qualche ricamo dietro e sgambate... ma non troppo, non sono più una ragazzina!»[/i:2vheh8b7]

Le diciannove e dieci. Chiude a chiave l'entrata. "CHIUSO- CLOSED."
Abbassa la saracinesca a metà. Temporeggia. Poi lascia perdere tutto.

Bussa.
Aspetta.
Silenzio poi...

«Avanti».
Tono controllato. Come sempre.

Entra spedita.
Attesa. Lei in piedi, lui seduto dietro la scrivania.
Un identico preludio per decine di volte incredibilmente diverso. Decisivo. Sulle spine. [i:2vheh8b7]Tu-tummm – tu-tummm – tu-tummm – tu-tummm... [/i:2vheh8b7]batte sempre più forte, sotto la giacchetta, la camicetta, la coppa del reggiseno candido, la mammella gonfia tirata, il capezzolo duro, dolorosamente drizzato il tremendo ciucciotto rosa, il cuore.

[i:2vheh8b7]«Ci ho pensato e credo sia eccessivo punire con una lettera di sospensione una marachella come la tua, in fondo sei una ragazza intelligente e una brava collaboratrice, ma non puoi farla franca altrimenti ci ricadrai e dovrò licenziarti, quindi sarai punita come usava ai miei tempi, con una bella sculacciata, qui, adesso, meglio di tante parole!»[/i:2vheh8b7]

Sta sognando. Non può aver detto una cosa del genere. Sculacciata.
Da un estraneo? A ventitré anni poi. Sua mamma non l'ha mai fatto. No, non è vero. Sta scherzando. Non ci pensa nemmeno. Alza appena la testa.

«Allora, hai sentito?»

«Ma...»

«Niente ma, hai sottratto della merce e posso licenziarti in tronco signorina»

«Io non l'ho mai fatto e...»

«Non devi fare niente. Vieni qui e appoggia le mani sul tavolo.».

Riflette persa. Poi avanza qualche passo. È un automa.
Sa che è la cosa giusta. È la soluzione migliore, in fondo se l'è meritata. Guadagnata, anzi.
Si ferma a metà calvario senza sapere dove guardare. Tutto tranne davanti: lui.
Sardonico l'aspetta. È sicuro, computo e sa il fatto suo. Sa cosa sta per accadere. Ora.

Lei ubbidisce. Fa come le dice. Aspetta il prossimo step con i palmi delle mani sulla scrivania di noce. Non si prepara una seduta spiritica, si evoca uno spiritello carnale, tondo e dal sorriso verticale. Caldo.

«Adesso piegati» - [i:2vheh8b7]“Sai come”[/i:2vheh8b7] - «...ancora, i gomiti devono toccare il tavolo... brava».

Tira tutto.
La giacca dalle spalle ai fianchi, la camicetta strech sul petto quarta misura e sente che fuoriesce proprio là, dove lui la vede, sull'osso sacro, e più giù, sui lombi e dove comincia il fondoschiena cinto dalla lampo della gonna ben tirata su. Che sollievo sentirla addosso. Coprirla.

Lui s'alza e fa il giro intorno. Osserva. Sale dalle scarpe col tacco medio, le calze fumé, l'orlo della gonna sopra la fossetta delle ginocchia, le gambe, le cosce che tendono il cotone e quel sedere importante che spinge in fuori tutto, ancora trattenuto, miglior protagonista principale della giornata.

Perpendicolare rispetto cotanta grazia e... ciakkk.

«....Ahhhhmm...» - sospirato a mezze labbra.

L'ha assaggiato.
Misurato col palmo largo. Così sodo, duro come una sella nuova. Già caldo, irradia calore, voglia, spaccato di peccato e rispetto per tanta maestà. Formoso punge la fantasia, incita l'aprirlo, scartarlo, scrutarlo da dentro, da vicino, immersi fra le chiappe divaricate col becco, con la punta fra l'orgoglio della carne, che sa di piacere misto a pelle d'oca.

[i:2vheh8b7]Ciaffff... ciaff[/i:2vheh8b7]

Non si sbaglia. È un culo da schiaffi, da pacche, da mollare, da carezze.
La gonna imbroglia. Prende l'orlo e risale fermandosi sulle coscione.

[i:2vheh8b7]«Ma che fa?» [/i:2vheh8b7]- timida protesta, senza alzare la testa né la voce.

[i:2vheh8b7]«Va' tolta.» [/i:2vheh8b7]- deciso, tremante e bramoso di strappare quel fastidioso vessillo, di snudarle il mappamondo.

Giù la zip.
La stoffa s'allenta. Lui la rimbocca su su, oltre l'elastico della culottes sgambata, sulla schiena bianca.
Si ferma soddisfatto. Piegato ammira. Mmmm. Valuta la grandezza, la capacità.
Sbatte gli occhi. Che luccichio la traccia che svela la mutandina nel mezzo dello stretto cammin verso il solco caffè, fra la trama dei ricami di cotone rosso vibra la pelle delle grosse mele, che ballare burroso ipnotico di chiappe giovani mi fa tutti i dì sotto il nasone.

«Si tenga forte.»

Ciaff... ciaffff... ciaffff.....ciafffff

Ciaffff.... ciafffff.... Ahiiiih... ciaaaaffff... ohhhhiaa... ciafffff

"Sfacciata, venire con le mutande rosse."

Ciafffff.... ciakkkk... ciaffff.... ciakkk-ciakkkk

Con l'ultimo colpo lascia riposare la mano sul morbido doppio guanciale.
La passa sopra e sotto. Si ferma. Guarda pensieroso e torna su, al bordo del vezzoso intimo trasparente, lo aggancia. È ora di fare sul serio. Deciso lo abbassa lesto a quattro dita fin sotto i glutei. [i:2vheh8b7]“Ohohhhhh.... mia bella culona, te lo morderei”[/i:2vheh8b7]

[i:2vheh8b7]Lo sapeva. Ci sperava dal giorno che l'ha vista. Che si è girata. E piegata.
Non sbagliava infatti. Non poteva che essere un bijou. È una viola sbocciata in una boccia senza buccia, un'anfora aperta che sporge due petali gonfi, ingordi, inebriante più del mandorlo e liscia, fuori e nel mezzo, solco di pesca matura col nocciolo aspro quanto?[/i:2vheh8b7]

Laura è vinta.
Sconvolta, incredula, rilassata, piegata la schiena dolente, si autoconvince, si condiziona che non è vero, seppur brucia eccome, sogna che non è lì, che non la sculaccia come una discola d'altri tempi con la sottana insù, che non le abbassa le mutandine, che non sono le sue. Ma che sollievo l'aria fresca, che liberazione! Ahhhh...
Sospira e scosta le gambe. Si lascia andare. Il culo è pronto per l'Ultimo Tango.

Lui ricomincia.
Batte con forza, imprime energia verso l'esterno e quel ben di dio s'allarga, non cela alcun spaccato, ad ogni giro della giostra la mano entra ed esce in cerca del codino e... [i:2vheh8b7]ciafff[/i:2vheh8b7], vince un altro giro di mondo rotondo. Su e giù. [i:2vheh8b7]Ciafff e ciakkk.[/i:2vheh8b7]

E sono gemiti a ciglia distese, che s'aprono di scatto, e serrano sul buio.
Un attimo prima dell'impatto librato, previsto, e poi di nuovo la calma e l'attesa del prossimo: dentro la sua testa è una ruota di stampe appese nella stanza, Fellini, sornione e ironico tra bellezze e amarcord per la matita giocosa di Manara.

Poi si blocca.

[i:2vheh8b7]«Credo che hai imparato la lezione»[/i:2vheh8b7] - afferma sicuro e sfila dalle scarpe le culottes scivolate giù.
Profumano di buono, le sventola, posa nella cristalliera fra le uova di cioccolata in mostra con pizzi e merletti.
Sotto, il legittimo proprietario di tal vezzo somiglia a una bella amarena matura, scoppia di salute come un pomodoro d'agosto.

«Sì...» - bofonchia lei sconclusionata, già sollevata, in piedi, pronta a uscire.
Fa il gesto ma la ferma. Lesto nella mano riscalda una dolce sorpresa.

[i:2vheh8b7]«Hai ricevuto cinquanta colpi con dignità perciò ti premio con lo zuccherino».[/i:2vheh8b7]

Qualcosa di solido e appiccicoso.
Di affusolato s'insinua fra le procaci chiappe. Dita la scostano da una parte, un palcoscenico aperto con la vista sul golfo atteso, altre muovono dritte all'obiettivo. Esperte.
Leste hanno prima scartato e poi girato per lungo il goloso dirigibile marrone pronto per l'immersione. È sulla rampa. La punta tonda s'è sciolta e cola spingendolo dentro. [i:2vheh8b7]Oh, è già entrato.[/i:2vheh8b7]
Piano piano, sicuro e buono come un panino, l'ovetto di cioccolato fondente ripercorre a ritroso la natural via nocciolata, le crespe si distendono e sboccia di goduria l'anellino, finalmente così tanta e bella tacchinella superiore dalle terga offerte è ripiena del sacrifical piacere.

Laura inspira, così le hanno insegnato da bambina per prendere la supposta. [i:2vheh8b7]“Su, da brava bambina.”[/i:2vheh8b7]
Gode vergognosa(mente), piena(mente), e finalmente.

La lascia andare. Sul serio.
Lei, occhi bassi, tira giù la gonna. L'aggiusta sui fianchi. La camicetta s'è aperta, le tette spingono fuori reclamando potere e gloria, non ci bada.
Ha troppo bisogno del bagno, subito. Sente già colare dolce fra le cosce. Stringe e sculetta verso la porta.

[i:2vheh8b7]«La prossima volta sarò più severo, ora va' a casa chiudo io.... ah, dimenticavo, è pronto il completo della signora G... che domattina passa a ritirarlo?»[/i:2vheh8b7]

Laura si volta imbambolata e prima di rispondere pensa al tailleur macchiato - senza speranza – nascosto sotto il bancone.


[i:2vheh8b7]FINE.[/i:2vheh8b7]

Complimenti Keith, bel racconto, emozionante e scritto davvero bene, certo per i miei gusti è un pò troppo...come dire..."avanti" ma c'è molta attesa, la parte che mi piace di più...
Anche io apprezzo molto il tuo particolare gusto di mischiare lo spanking all'ironia, elemento che contraddistingue questo racconto.

Ciao e alla prossima storia...

Linda

Grazie blue e Linda,

per averlo letto e commentato, sì mi rendo conto che la mia scrittura faccia storcere il naso a più d'uno e quindi preferiscano il silenzio aspettandosi uno stile narrativo più "classico", che per altro so gestire, intendi questo per "avanti" Linda?

Cmq mi fa piacere sia piaciuta l'ironia e l'eros a entrambe le signorine

ciao,
Keith

Keith penso che Linda volesse dire che non si ritroverebbe nell'episodio vissuto da Laura limitatamente alla trama ma che le emozioni che hai descritto fanno vibrare perchè si percepisce la sensualità con quel pizzico d'ironia che ti contraddistingue!

[b:3pnb3zko]Keith[/b:3pnb3zko] non so se ho capito bene quello che hai scritto, ma io per "avanti" mi riferivo ai contenuti...per il mio immaginario spanking li vedo un pò troppo spinti, niente di più. Non mi riferisco affatto al tuo modo di scrivere, che come infatti hai capito ho apprezzato molto. E poi gli altri, a mio parere, potrebbero anche commentare per dire cosa non condividono, se c'è qualcosa che non condividono. Però mi viene il sospetto che potrebbero essere semplicemente pigri nello scrivere e niente affatto contrariati!!

Ciao!

Linda

Sinceramente anch'io mi sarei aspettata più commenti (ovviamente positivi!).
Indubbiamente c'è un erotismo deciso, ma descritto con tale ironia e leggerezza da non rasentare neppure lontanamente la volgarità.
Keith altri 10...spank-euro!

Grazie ancora per i tanti... elogi

Ora mi è chiaro Linda a cosa ti riferivi con "avanti"
Sì i contenuti possono risultare "spinti" in un certo senso, audaci nel descrivere, perché mi piace far venire fuori la passione, l'eros carnale... ma l'ironia, come dice la streghetta blue, stempera un po' i toni hard di certi passaggi


[b:345dtlf1]Blue[/b:345dtlf1]: ormai ci hai preso gusto con Spanklandia e gli spank-euro eh... mica stiamo al Monopoli!

Anche se però, quasi quasi.... una versione riadattata mmm... al posto dei soldini i... e come segna-posto le...

ciao,
Keith

Letto tutto d'un fiato! Mi è piaciuto molto Keith... sensuale ma divertente, delicato anche nei passaggi più hot e leggero, hai creato un'atmosfera piacevole...
Ora bisogna scrivere il terzo

Ciao Keith!
Grazie a Cristallo che lo ha fatto tornare a galla, mi sono riletta con gusto il tuo racconto.
A me piace moltissimo, sia come è scritto sia la trama.
Complimenti!

Mi è piaciuto molto anche questo racconto.... Keith dovresti scriverne un terzo, ha proprio ragione cristallo

Nn c'è il 2 senza il 3!!!!

Spero che sia solo un racconto di fantasia. Perché lo trovo maschilista, e la coercizione per ricatto non mi é mai piaciuta come cosa. Personalmente preferisco arrivare a convincere di prenderle con la forza della ragione e non della posizione o ruolo.

Bravo keith, mi è piaciuto. Sai miscelare e dosare le emozioni al punto giusto, e poi hai uno stile particolare. "Disegni" la storia con le parole più che raccontarla!

Si ma Selina bisogna pungolarlo un po'...... no come tutti i maschietti tende ad essere pigro...

Ma lo facciamo per il suo bene.. (sembra qyasi yna frase da spanker... ahhahaahah)

Le lunghe mani dello spanker che attraversano lo schermo....

Ci toccherebbe correre come matte!!!!

Allora zitte zitte e nascoste...

Spankee libera tuttiii

E quindi ora a chi tocca stare sotto??