Ciao,
vi regalo un racconto da me molto sentito, l'ho scritto ispirata dai miei desideri e dalla realtà e poi... Spero possa piacervi e mi auguro possa suscitare emozioni condivisibili da altri spankofili!
Comuque spero almeno non vi annoi!
Avevo accettato. Ormai avevo superato quel sottilissimo limite fatto di paura, pregiudizio e pudore ed avevo detto di sì, a me stessa e conseguentemente a lui.
Ora ero sul treno e ripensavo, mille e mille volte, a come fosse andata la conversazione al telefono, a come avessi fatto a dire “Sì, domani vengo”. Ma ormai la parte più complicata l'avevo superata, adesso ero su quel treno che mi avrebbe portato a destinazione. Non volevo pensare più, non volevo sentirmi una folle. Ormai era fatta. Avevo detto un mare di bugie ed ero salita su quel treno. Non era stato poi così difficile.
Dopo diverse ore di viaggio il convoglio arrivò in stazione, avevo dormito un po' durante il tragitto, ma gli ultimi venti minuti li avevo occupati a risistemarmi, a farmi carina nella toilette del treno. Volevo avere un un aspetto curato e fresco da subito. I freni del treno stavano fischiando, c'ero, dovevo scendere, lo avrei incontrato. Mentre appoggiavo i piedi su ciascun gradino la testa sembrava esplodermi, il cuore palpitava all'impazzata. Ero sconvolta da me stessa, ero sicura che se mi fossi lasciata andare emotivamente non avrei retto la situazione. Ma ce la potevo fare e devo farcela, sono una donna, e una donna che vuole vivere le sue emozioni fino in fondo.
L'attesa durò pochissimo, ci incontrammo subito sulla banchina dei treni, lui mi riconobbe, io non ne sarei stata capace.
“Ehi!ciao finalmente!”
“Eh già finalmente!Il viaggio è stato lungo, ma sono qui!”
Un po' di imbarazzo anche da parte sua, ma devo dire che ci rilassammo presto, qualche battuta, lui era simpatico e con le parole se la cavava e sapeva mettermi a mio agio.
Quindi mi sentii sicura e tranquilla quando mi condusse fino alla porta d'ingresso di casa sua.
Prendemmo l'ascensore, ed io facevo mille battute, chiacchieravo tantissimo per non mostrare l'imbarazzo. Ma lui mi rispondeva, mi guardava negli occhi, sorrideva e probabilmente capiva.
Arrivammo nel suo appartamento, carino, pulito, ordinato, mi piaceva, era come lo avevo immaginato, sapeva di lui.
Ci rilassammo un po' sul divano, bevemmo dell'aranciata e poi dell'acqua; più iniziavo a rilassarmi e più smettevo di chiedermi se avevo fatto bene oppure no ad arrivare fino lì.
Passarono le prime ore del pomeriggio tra chiacchiere e risate, eravamo in sintonia, sembravamo davvero amici, ma non parlammo mai del “nostro” argomento, mai di quello che mi aveva spinta a percorrere tanti chilometri per trovare cosa?
Ad un certo punto chiesi di poter andare in bagno a rinfrescarmi e così accade.....
Trascorse un po' di tempo.
Uscita da quella stanza mi diressi verso il soggiorno, dove avevo lasciato lui da solo, feci appena in tempo ad accorgermi che non c'era più quando:“Vieni qui, raggiungimi.” era lui che mi chiamava da quella che poi scoprii essere la sua camera da letto.
Come se avessi già intuito, risposi con la voce che mi si strozzava in gola e quasi sibilante: “Eccomi...”
Lui, molto lentamente, mentre io entravo in stanza:“Dunque...sono dell'opinione che noi due abbiamo dei conti in sospeso. Sbaglio per caso?” Mi bloccai, ed inaspettatamente mi ritrovai a rispondere come una ragazzina colpevole “Io...Io...credo di si...”
“Allora avvicinati, avanti.” il suo tono era molto perentorio ora, era cambiato rispetto a poco prima quando eravamo nell'altra stanza.
Io ero infinitamente sorpresa di me stessa. Lui sedette su una seggiola di legno che era quasi al centro della stanza, mi prese per un polso, delicatamente, non c'era bisogno di costringermi ero diventata d'improvviso molto docile.
“Togli la gonna” mi disse “e non provare a ribellarti.”
Per me quelle parole suonarono come un ordine. Mi tolsi la gonna, l'appoggiai sul letto e mi avvicinai di nuovo a lui che mi faceva cenno di camminare nella sua direzione, quando fui abbastanza vicino spingendomi con una mano sulla schiena mi mise sulle sue ginocchia. Ero distesa sulle sue ginocchia. Ero arrivata fin lì per questo, ma ora avevo paura, paura perché sentivo di meritare quello che mi sarebbe accaduto.
Dissi: “Non farmi molto male, ti prego...”
E lui: “Impara la tua prima regola: chi viene punito non ha alcun diritto di chiedere, né di parlare, e tu ora verrai punita, quindi non credo che possa permetterti di chiedere qualcosa. Poi, seconda regola: decido solo io quanto meriti che io ti faccia male e quanto è male per te. Chiaro?.”
“Certo chiaro....” con l'ultimo filo di voce, messa in quella sconveniente posizione.
Non c'era nessuno, non si sentiva nessun rumore in giro, solo lui ed io, io che entro pochi secondi sarei stata sculacciata come non avrei mai immaginato.
Mentre con entrambe le mani e con estrema calma mi abbassava le mutandine fin sotto il sedere, con le sue parole lente e sicure aumentava il mio tremendo imbarazzo: “Dimmi...sei mai stata sculacciata da qualcuno, per punizione o per gioco?Rispondi.”
Io: “No signore, non sono mai stata sculacciata da nessuno, mai” Mentre sentivo l'aria accarezzarmi la pelle più bianca del mio fondo schiena. Avrei voluto gridare: “Noooo, non voglio, lasciami stareee.” Ma non lo feci.
“Allora la sculacciata che adesso riceverai da me ti rimarrà più impressa e più a lungo e so che stai provando molta vergogna in questo momento, ma è giusto che sia così. Ed ora in silenzio!”
Non aveva neanche finito l'ultima parola che mi colpì con la mano aperta sul sedere, la mia prima vera sculacciata!!!
Faceva male certo, ma lo volevo.
Lui continuò dandomene subito un'altra e un'altra ancora, poi un'altra, poi alcune più forti ed altre più leggere, più veloci e più cadenzate. Non avrei mai immaginato che una sculacciata potesse durare tanto e potesse fare così male. Tentavo di muovermi, di dimenarmi per scaricare il dolore, ma la morsa del suo braccio che mi teneva ferma era molto più forte di me.
Finalmente smise. Avrei voluto piangere, di emozione, di dolore, di umiliazione o finalmente di distensione, ma non lo feci, per orgoglio, per pudore.
Lui: “Ora alzati in piedi...”
Mi alzai cercando di non incrociare mai il suo sguardo, mi vergognavo troppo, cercai di tirami su le mutandine e di massaggiarmi il sedere..
Si alzò anche lui dalla seggiola ed imponendomi di guardarlo negli occhi mi bloccò la mani: “Ehi ragazzina! Ti ho per caso dato il permesso di rivestirti o di toccarti?”
Io indugiai nel rispondere...mi prese entrambe i polsi con la mano e mi colpì di nuovo il sedere, questa volta mentre ero in piedi davanti a lui.
Sollecitata dal colpo: “No, non ho avuto il permesso, mi dispiace, non lo farò più.”
Lui: “Bene, per questa volta, dato che è la prima volta che ti permetti di farlo, non ti punirò anche per questo. Ma impara la terza regola: puoi massaggiarti, dopo aver ricevuto una punizione, oppure rivestirti, solo esclusivamente se ti avrò dato il mio permesso. E non far finta di scordarlo.” Io: “Non...lo scorderò.”
Poi mi lasciò i polsi, io mi guardai bene dal toccarmi nuovamente, anche se avrei tanto voluto alleviare un po' di quel dolore. Lasciai le mie braccia cadere lungo i fianchi e le mutandine restarono a metà.
Lui: “Ora piegati in avanti ed appoggia le mani sulla seduta della seggiola, così da brava...le gambe unite...brava così...”
Con il suo aiuto delicato e deciso mi misi in quella posizione senza fare un fiato, fidandomi di lui, delle sue parole severe, ma calde.
Pensavo che mi stesse osservando, che volesse farmi vergognare guardandomi così denudata ed esposta. Ma era uscito dalla stanza, non c'era più. Pensai di scontare il mio castigo in quella posizione perciò rimasi immobile.
Dopo qualche istante sentii i suoi passi lenti, stava rientrando nella stanza. Non potevo vederlo stando in quella posizione, ma ero come immobilizzata, non osai girarmi né muovermi, lui non avrebbe approvato di certo.
Mentre lo sentivo arrivare più vicino disse: “Ora, mia cara, sei stata punita per via del tuo pessimo comportamento. Adesso invece voglio valutare il tuo grado di obbedienza...Ti dirò come devi comportarti e tu obbedirai.”
Mi sentii gelare, ero più indifesa che mai.
Iniziò a spiegare: “Ora riceverai dei colpi, pochi, solamente 12, tu li conterai, ad ogni colpo dirai il numero corrispondente ma bada...a non sbagliare, e questo non è difficile, e a non staccare mai le mani dalla seggiola: questo proverà quanto sai essere obbediente. Ogni volta che sbaglierai rincominceremo da capo. Non aver paura, puoi farcela.”
Dentro di me stavo impazzendo tra paura del dolore e voglia di dimostrare che potevo resistere. Non sapevo neanche con cosa mi avrebbe colpito, qualcosa che era di certo andato a prendere prima in un'altra stanza, quando mi aveva lasciata sola.
Ancora: “Sei pronta per iniziare?”
Io: “...mhmhm..,sii..ii...”
E lui: “Non mi piacciono le persone indecise. Te lo ripeto, sei pronta?”
Io. “Si, sono pronta.”
E iniziò.
Il primo colpo fu fortissimo, non me lo aspettavo così forte, così secco, mi stava colpendo con qualcosa di molto sottile e flessibile, qualcosa che bruciava da impazzire, probabilmente era un cane, dal vivo non ne avevo mai visto uno, né tanto meno provato. Ero già passata dalla mia prima sculacciata ai miei primi colpi di cane, non avrei mai osato pensare a tanto, non riuscivo ancora a realizzare la mia prima punizione che stavo già provando l'emozione pazzesca di essere educata con una frusta.
Al primo colpo mi piegai sulle ginocchia, ma contai, poi fu così anche per il secondo ed il terzo colpo, riuscii a contare sempre e a non staccare mai le mani dalla seggiola. Lui, per colpirmi nuovamente aspettava, ogni volta, che assumessi la posizione originale. Non c'era fretta, il tempo non importava. Mi lasciava contorcere e lanciare dei lamenti soffocati, l'importante erano i numeri scanditi e le mani!
Arrivai fino a dodici senza mai dargli motivo di riprendere dal primo colpo, per gli ultimi quattro o cinque riuscii perfino a non piegarmi. Lui era contento di me, lo sapevo, lo sentivo.
Dopo il dodici passarono alcuni istanti di silenzio...
Mi disse: “Sei stata brava, non l'avrei creduto. Per questa volta è finita. Ora puoi finalmente andare in castigo. Alzati e cammina verso il muro”
Mentre camminavo, pochissimi passi oltre la seggiola, le mutandine mi scivolarono fino alle caviglie.
Lui esclamò: “Bene così, non toccarle! Ora metti le mani dietro la testa. Metti il viso più vicino al muro...e tieni la schiena dritta. Resterai così per un po', fino a quando non verrò io a chiamarti, intanto starai un po' sola con te stessa...So che pensi che io sia troppo severo, ma ti farà bene anche questo.”
Uscì dalla stanza ed io rimasi sola. Non sapevo cosa pensare, avrei voluto toccarmi là dove bruciava, ma non avrei mai osato senza permesso, come se quella parte di me non mi appartenesse più. Non mi importava più nulla se ero pazza a stare lì oppure no, ora non mi importava più, era un pensiero che non faceva più parte di me. Rimasi in castigo a pensare a come ero stata punita e a rivivere, dentro la mia testa, la scena in cui avevo ricevuto i colpi con il cane. Aspettavo con ansia che lui tornasse, non volevo stare sola.
Tornò. Forse dopo un quarto d'ora, forse dopo venti minuti, quando ormai mi ero rassegnata a restare lì ancora a lungo, ne fui molto felice.
Entrò con la solita calma e mi disse con dolcezza: “Ora puoi rivesti, dai andiamo a cena che è quasi pronto...ora sei libera di fare quello che vuoi, anche di toccarti se ne hai bisogno.”
Io mi voltai, mi coprii in fretta le mie parti più intime rimettendo le mutandine, poi iniziai a massaggiarmi il sedere con vigore, cercando un po' di sollievo, mentre lo facevo lui mi guardava e sorrideva. Compiaciuto, soddisfatto. Andai verso il letto dove era la mia gonna e me la infilai molto velocemente.
Andammo insieme in soggiorno, c'era un ottimo profumo di cibo cucinato. La tavola era apparecchiata, preparammo insieme le ultime cose, ma io stavo in silenzio, non avrei saputo quali parole usare per dare vita ad un qualunque discorso, ero molto imbarazzata, non potevo scordare quello che era successo nelle ore precedenti. Ma lui iniziò a chiacchierare serenamente e mi coinvolse nei suoi discorsi divertenti. Dopo un attimo ero molto rilassata, mi ero quasi scordata quello che avevo subito. Lui voleva che io non ci pensassi...o quasi. Poco dopo ci sedemmo a tavola ed io non avrei mai creduto che il sedere potesse farmi così male!Mai lo avrei pensato!Ma mi sarei vergognata di più ad esternare quel lamento. Allora, con molta forza di volontà continuai a stare seduta e a muovermi delicatamente, come per ottenerne un massaggio. Non volevo farmi scoprire, non volevo rompere quell'atmosfera con un “Ahi!quanto mi fa male il sedere!” Mi sarei sentita davvero sciocca.
Dopo qualche minuto, lui sorridendo: “Ti fa male il culetto, non è vero?A me puoi dirlo, non devi vergognarti.”
Io abbassai lo sguardo facendo cenno di si con la testa: “Si, mi fa molto male.”
Lui rise di nuovo: “Già, povera piccola, ma lo hai meritato!”
Passò l'imbarazzo e continuammo a cenare. Poi lo aiutai a mettere in ordine, guardammo un po' di tv mentre fuori pioveva a dirotto.
Ci preparammo per la notte. Io, fra le regole stabilite prima di partire, avevo chiaramente fatto presente che non avrei mai voluto dormire nel suo letto con lui, ma non ci fu bisogno di riprendere questo argomento; come fosse una cosa automatica andammo a dormire insieme, nello stesso letto, sempre continuando a parlare e a scherzare. Fu una cosa del tutto naturale. Anche se ero ben consapevole di andare contro a ciò che avevo chiesto.
Lui spense la luce, dopo qualche parola già dormiva, io rimasi nel buio ad osservare distrattamente quel che si intravedeva della stanza e ad analizzare me stessa...cosa avevo fato a me stessa?
Ero distesa nel letto di un uomo che non conoscevo, lontana centinaia di chilometri da casa e con un altro uomo che mi aspettava, che contava su di me. Mi rigiravo nel letto e sentivo il dolore sul sedere e sulle cosce...mi accarezzai più volte.
Chiamandolo dolcemente lo svegliai, e lui: “Dimmi, cosa c'è?”
Io, con la voce più soave e sincere che mi sia mai uscita dalle corde: “Grazie, ti ringrazio per avermi punita.”
Lui si avvicinò a me, mi accarezzò la testa e mi baciò sui capelli: “Ne avevi bisogno...”
Linda
Grazie Linda per averci resi partecipi di questa tua fantastica e nuova esperienza, il racconto è prezioso per l'intensità delle emozioni che hai espresso con naturalezza e fresca semplicità, facendole rivivere, brava
ciao,
Keith
Complimenti è davvero ricco di emozioni...vivo
Sai hai avuto un incredibile coraggio non solo nel raccontarti ma soprattutto di come hai deciso di vivere la tua passione...quante volte si fugge da ciò che desideriamo per paura di realizzarlo...
Invece tu gli sei andata incontro, lo hai voluto, lo hai desiderato e hai fatto in modo di ottenerlo!
Complimenti
Porzia
Wow gran bel racconto!!!
Molto intenso e ben scritto, ancora complimenti!!!
Ora il bello sta nel capire quale è la percentuale ''reale''... non so perchè ma penso sia quasi il 100%
Saluti,
Point.
Bellissimo racconto ricco di emozioni, in fondo la prima volta sa regalare un qualcosa di magico che rimane nel cuore...
Bella storia (che sia vera o no) anche se, se posso dire una cosa, la seconda parte mi coinvolge meno. Come spanker, a me personalmente l'obbedienza per l'obbedienza interessa poco: la mia situazione ideale è quella di punizioni legate a motivi precisi. L'obbedienza fine a se stessa mi pare una cosa più da bdsm che da spanking, da situazione tipicamente master/slave.
Sia chiaro che non vuole essere una critica nei confronti di nessuno (e ci mancherebbe altro) ma solo l'ennesima riflessione sui modi diversi che ognuno ha di intendere questa passione...
Linda grazie mille per questo bellissimo racconto, era proprio quello che mi serviva in questo momento,veramente!
Sto vivendo in questi giorni sentimenti contrastanti, perchè forse riuscirò anche io a vincere le mie paura ed andare incontro a ciò che in fondo ho sempre desiderato.
Sì, proprio così e pensa che anche io probabilmente sarò costretta a dire tante bugie, per poter partire e realizzare questò sogno.
Anche io sogno lo spanking come punizione a una mancanza, come passo per tornare per così dire alla retta via....... un gioco di ruolo insomma, dove lo spanker conduce il gioco sgridando e poi punendo.......
Spero che il mio desiderio si possa avverare come si è avverato il tuo Linda, ma non nascondo di avere anche un bel pò di timore.
In fondo, però, mi consolo leggendo il tuo racconto, perchè ne avevi anche tu!
Grazie ancora.
Manu
Blue grazie per le tue parole,
spero veramente di non lsciarmi prendere dalla paura, ma di vivere come hai detto questo momento magico.
Manu
Davvero un bellissimo racconto , complimenti.
Sono nuovo di qua' e per ora mi sto' limitando a leggere...
un saluto
Benvenuto, perchè non ti presenti [url=http://www.sculacciate.info/forum/viewforum.php?f=1:2dclod4k]qui[/url:2dclod4k]?
Un racconto dolce ed intenso, che ci consente quasi di vedere la scena e la vicenda, come in un film narrato.
L'accostamento di spanking ed obbedienza affascina.
Complimenti!
Lukas
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca