Questo è il primo episodio della serie. La stagione consta di 13 puntate in tutto. In base alle consultazioni ed ai commenti manderò in "onda" le successive. Funziona come lo share solo che per una volta potrete fare il ruolo del gruppo auditel (quella si è gente da sculacciare )
Arcana
SPANKOM
Mi chiamo Erica, adesso ho 19 anni. Sono alta un metro e settantacinque, una mora naturale, occhi neri, carnagione lievemente scura. Seno non appariscente ma neanche una tavola da surf ventre piatto. Culo a mandolino. Passera quasi sempre depilata o in alternativa segnata da un filo magro di peluria. Gambe sinuose.
Movenze feline. Mi fermo qui perché mi sembra già di aver esagerato.
Ma era giusto perché abbiate un’idea di chi è la voce narrante di questa storia.
LE ORIGINI
Tutto iniziò con un semplice casuale colpo di mano. Io ero appena uscita dall’utero di mia madre, il medico mi teneva per le gambe scrollandomi un po’. Poi di colpo, in modo del tutto inaspettato mi sculacciò leggermente le chiappette imbrattate di sangue e altro.
Allora ovviamente non avevo ancora una mente per collegare le cose, per cucire in una trama dei singoli eventi, ma di fatto quello fu il primo contatto che le mie terga ebbero con una mano maschile. Il primo e di certo non l’ultimo.
Quello sculaccione ingenuo non fu altro che l’innesco la fiamma che fece esplodere la mia vita in un modo del tutto imprevisto. Tutti nasciamo sotto il segno di qualcosa io quel giorno scoprii subito, insieme al mio primo vagito, quale fosse il mio. Il segno rosso di cinque dita sulla pelle, il segno inequivocabile di una sculacciata.
Per ora tralascio gli episodi della mia prima giovinezza perché ritengo che una ragazzina dai 6 ai 13 anni sculacciata anche se con discreta frequenza (solo da mia madre, mio padre non condivideva i sistemi coercitivi) non offra molti spunti tanto più che nella maggior parte di quei casi gli schiaffoni erano blandi e rientravano nella normale casistica dei castighi domestici senza retrogusti di nessun tipo e senza quelle strane situazioni che sarebbero divampate successivamente.
Insomma a quel tempo non sospettavo di certo cosa sarebbe accaduto in seguito.
All’età di 15 anni successe un fatto particolare e come si suol dire, magari abusandone il più delle volte, la mia vita non fu più la stessa.
All’epoca vivevo con i miei genitori in un quartiere residenziale a Melville, di quelli con le case a schiera i giardini curati tutti allo stesso modo e i cancelli bianchi che sembrano usciti da un brutto film sul condizionamento mentale. Mio padre lavorava nella banca del paese, l’unica e era quasi sempre fuori casa non tanto per gli orari del suo impiego ma perché preferiva stare lontano da mia madre.
In un certo senso lo capivo. Mia madre era l’opposto di lui. Arrogante, prepotente e possessiva. Era lei che gestiva i conti di casa , che badava alla mia educazione e non parlo solo delle visite ai professori. Era grande e grossa mentre mio padre era piccolo e minuto.
Vestiva sgargiante e lui invece preferiva il blu o il nero. Mi ero chiesta più volte perché si fossero sposati e poi con il tempo ero riuscita a farmi un ‘idea di quale fosse la ragione.
Mia madre lo aveva semplicemente costretto e lui con il terrore di una vita da scapolo che non sarebbe stata gradita dai suoi, aveva scelto la catena del matrimonio pur sapendo quanto questa fosse spessa e piena di borchie.
Mio padre non partecipava mai alle mie punizioni, non pensava che delle sculacciate fossero il modo giusto per insegnare le cose e soprattutto non voleva sentirsi dire da sua moglie quanto fosse codardo e incapace di raddrizzare la sua figlia ribelle.
Così quando c’era aria di castigo per me, dopo il lavoro non tornava a casa ma andava a bere in qualche bar, a bere e a dimenticare un certo “si” che aveva detto nella chiesa di Melville un bel po’ di anni prima.
Ma la sera di cui sto per raccontarvi rientrò a casa nonostante mia madre avesse annunciato durante la colazione che dopo cena avrei ricevuto una bella punizione per certi voti scolastici e per un generale comportamento da degenerata.
Mio padre aveva imburrato in fretta il pane e lo aveva sgranocchiato senza chiedere cosa avessi fatto. Io avevo sentito solo delle fitte al sedere.
Per me valeva la regola della pioggia per i malati di reumatismi.
Il mio sedere sentiva con largo anticipo le sculacciate.
La porta si aprì e la voce monocorde di papà scivolò nel lungo corridoio d’ingresso.
- Cara sono a casa. Non ci crederai ma hanno chiuso il pub di Joe. E’ stata la sanità. Hanno trovato mezzo topo morto in una bottiglia di grappa. Allora è vero che le fanno un po’ con tutto. E pensare che Joe si vantava delle sue grappe.
Parlava per farsi coraggio. Sperava che non ci fosse nessuno. Io sapevo bene come funzionavano le cose in famiglia. Tra i miei genitori c’era una sorta di guerra fredda o meglio frigida visto che la loro passione a letto non avrebbe acceso nemmeno un cerino.
Mia madre non rispose, stava controllando la mia biancheria intima. Ero già in reggiseno e mutandine appoggiata ad un muro del salotto quando mi disse.
-Togliti quei ridicoli slip rosa. Non posso sculacciarti con quelli addosso. Mettiti le mutande bianche. Forza. Cosa aspetti.
Non so perché lo feci, forse volevo dare una scossa alla situazione familiare, forse era il desiderio di vedere cosa sarebbe successo, sta di fatto che mi sfilai gli slip e con questi tra le dita corsi fuori dal salotto.
Mio padre era a pochi passi da me. Aveva appoggiato la borsa nera da banchiere e stava sbottonandosi il soprabito. Non mi vedeva nuda da quando avevo 6 anni. Il cambiamento era notevole. E notai come fosse orgoglioso di me dall’espressione che si disegnò sulla sua faccia.
Io mi bloccai, senza coprirmi la passerina, con lo sguardo un po’ così da pulcino bagnato. Dissi.
-Ciao papà. La mamma è in salotto. Sta per rosolarmi il sederino. Devo andare a cambiarmi le mutandine. Non le piacciono quelle che portavo.
Mio padre ghignò e aveva occhi solo per il mio sorriso verticale. Una striscia di pelo scuro che evidenziava il punto tra le gambe, un po’ tremanti,dove si trovava il mio giovane sesso.
Non mi aspettavo che parlasse e invece lo fece in modo inaspettato come sorprendenti furono le sue parole.
-Niente mutandine per una bambina cattiva.
Mi raggiunse, mi afferrò per un braccio e poi mi affibbiò una sculacciata in piena natica destra. Era la prima volta che levava le sue mani contro di me. Quelle dita così abili a scartabellare banconote si impressero con forza e io sussultai.
Me ne rifilò subito un’altra e questa volta un dito galeotto scivolò dove pochi ragazzi si erano avventurati fino a quel momento e sempre clandestinamente.
Non potevo eccitarmi di fronte a mio padre. Certo che non era mai stato così uomo. Il mio culetto già arrossato lo spinse a colpirlo ancora e ancora.
Il suono degli schiaffoni richiamò mia madre. Comparve sulla porta. Non credeva ai suoi occhi. Io mezza nuda con le gambe spalancate, il sedere in alto e le mani di quello che pensava un imbelle a decorare di rosso gli esterni del mio culetto.
Scoppiò un applauso. Era lei che lo invitava a darci dentro.
-Si Wilfred così si fa…e se sapessi cosa ha combinato ti sfileresti la cinta dai pantaloni e glielo scalderesti davvero quel culo da sgualdrinella che non è altro.
L’idea della cinghia mi fece gridare un po’ più forte.
Mio padre bloccò la mano. Mia madre lo avvicinò, lo staccò da me e lo abbracciò con un trasporto che non avevo mai visto. Sembravano due innamorati al primo appuntamento.
Il cerino si era acceso e insieme ad esso stava prendendo fuoco tutta la casa. Si baciarono. Poi mia madre mi guardò.
-Ora so cosa ti eccita veramente…senti…fai ancora un po’ di riscaldamento con tua figlia…ti consiglio di non fermarti al solo sedere…poi dalle un bel po’ di corner time…e vieni a letto…sono curiosa di conoscere se tutto questo fuoco che hai dentro mi farà ululare di piacere…-
Lasciò un bacio nell’aria e mentre mio padre mi trascinava nel salotto lei correva su lungo le scale come una libellula canticchiando.
Questa è più o meno la storia di come ho salvato il matrimonio dei miei e di come ho capito che potevo fare grandi cose. Tutto quello che dovevo fare era abbassarmi i calzoni e le mutande e farmi sculacciare per benino.
C’è chi aiuta il prossimo facendo beneficenza, chi lo fa lottando contro il crimine, io lo faccio in un altro modo, sacrificando il mio sedere, immolandolo sull’altare delle punizioni corporali, e lo faccio perché è di questo che ha bisogno il mondo.
FINE PRIMO EPISODIO.
Complimenti, veramente un'ottimo lavoro.
aspetto con ansia gli episodi successivi!
Sono d'accordo : testo gradevole, ben scritto, suscita l'attesa di nuove avventure e nuove emozioni
Lukas
Uhm...io questo racconto l'ho già letto, non ricordo dove...
L'avevi scritto tu?
Solo curiosità, quanto al racconto direi che è scritto abbastanza bene ma la trama non rientra nei miei gusti: non mi piacciono le storie "in famiglia" e soprattutto se sono protagonisti minorenni.
E da donna vorrei dire una cosa....ti pareva che non fosse la solita strafiga!
Comunque iggy non volevo dirti di smettere se agli altri piace!
Preciso se no mi dicono che sono la solita acida! (e sarebbe il minimo)
Spero tu non sia permaloso come altri...
Ciao Blue e altri che hanno scritto per commentare. Tranquilli le critiche sono bene accette. Come in ogni opera di finzione, e io scrivendo lo so bene, i gusti non sempre collimano. Volevo solo far notare che ho cercato di allegerire "l'abuso" con una prosa ironica sarcastica. Inoltre la parentesi familiare si è conclusa qui. Se non ci sono riuscito hai me. Per quanto riguarda la figa. Essendo una fiction che vedrete in seguito cambierà radicalmente registro ho seguito lo stereotipo dei personaggi belli e dannati. D'altronde non esiste prodotto seriale di consumo, tralasciamo le nicchie del settore, dove i protagonisti non lo siano, talvolta fino all'eccesso.Per Blue probabilmente o hai letto le puntate su blogspot, uno dei pochi altri posti per noi amanti italici, della sculacciata oppure qualche racconto in inglese a cui mi sono ispirato anzi ho omaggiato come direbbe Tarantino.
Iggy
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca