Ciao a tutti,
vi propongo un gioco che in passato è risultato interessante ed intrigante. (Amministratori se non è la sezione giusta spostate).
Il gioco è molto semplice, uno di noi (io in questo caso) inizia a scrivere un racconto inserendo il primo paragrafo, successivamente un altro giocatore si inserisce e scrive il secondo e così via sino a che la storia non giunge alla sua conclusione.
Onde evitare casini ed incomprensioni suggerisco quindi un paio di regole molto semplici:
- Ogni "paragrafo" deve essere molto breve (3 / 4 frasi)
- Ogni paragrafo deve iniziare con un numero sequenziale che aiuti il lettore a leggere il tutto
- è vietato stravolgere completamente la trama
- è vietato annullare completamente il paragrafo precedente
proviamo che ne dite?
Io intanto do il via con le prime frasi:
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1) L'orologio dell'ufficio sembrava essersi fermato, i secondi scivolavano via lentamente mentre il caldo e la stanchezza rendevano i nervi sempre più tesi e le teste sempre più pesanti. Dalla strada il rumore dei clacson ed il vociare delle persone saliva dalla strada entrando furiosamente dalla finestre lasciate, come sempre, spalancate.

2) Sara non ne poteva più. Non riusciva a stare ferma, seduta - "[i:19sfw1lq]hai le formiche al culo?[/i:19sfw1lq]" le avrebbe detto bonaria sua nonna - era nervosa, impaziente e continuava a fissare l'ora e lo schermo del pc, l'una e l'altra, senza decidersi a far qualcosa: il tempo passava, inesorabile, il momento sarebbe arrivato e lei non sapeva se fuggire vigliaccamente o presentarsi e accettare l'inevitabile.

3) Sapeva di aver fatto una cazzata, rubare dall'uffico dei soldi destinati all'azienda. Purtroppo era stata scoperta.
Quei soldi le servivano per pagare l'affitto arretrato, quando lo aveva raccontato al capo questo le aveva risposto che sarebbe bastato chiedere.
-Ora non ho più molte scelte, devi essere licenziata, a meno che tu non accetti di subire una punizione.
Quelle parole risuonavo nella sua testa.

4) Mentre fissava lo schermo senza vederlo, rifletteva.
Aveva davanti due possibilità: non presentarsi all'appuntamento col suo "capo" alla fine dell'orario di lavoro e vedere cosa sarebbe successo, magari la passava liscia, oppure andare nel suo ufficio, all'ultimo piano, a testa alta, difendendo la sua causa senza negare l'errore, il lavoro le serviva d'altronde, e poi la punizione non poteva che essere una lettera di richiamo, al massimo.

5) 18:30, i suoi colleghi cominciarono a raccogliere le loro cose, spegnere i pc ed avviarsi velocemente verso l'uscita. Sarà fece finta di dover finire un importante report ed aspettò che tutti fossero usciti, poi lentamente si alzò e si diresse verso l'ascensore.
Era vuoto, così nessuno la vide spingere il pulsante 6 e salire verso il suo destino, le porte dell'ascensore si chiusero, così come il suo stomaco. Il momento fatidico era quindi giunto.

6) Nei pochi secondi che la separavano dallo spalancarsi delle fauci dell'ascensore cercò di non pensare, di non dar peso a quella vertigine nello stomaco, senz'altro esagerata: d'altronde erano anni che lavorava lì e conosceva il suo principale, abbaiava ma non mordeva. Avrebbe saputo mitigarlo.
Anzi, sarebbe finita con una bella chiacchierata davanti alla macchinetta del caffé. L'ascensore si fermò. Il corridoio era silenzioso e la moquette attutiva i suoi tacchi.
ciao,
Keith