Scusate, sta andando per lunghe... ma non è colpa mia, sono "loro" ^__^
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Dopo venti minuti ero ancora lì, seduta sulla quella seggiola dura col sedere bruciante e le slip alle ginocchia.
Lui aveva acceso il televisore, e seguiva il telegiornale con interesse.
Apparentemente si era calmato, e la cosa mi faceva sentire ancora più in imbarazzo.
Fingevo di guardare il tg anch’io, ma con scarso successo, perché continuavo a lanciare occhiate preoccupate alla cinta arrotolata e alla faccia ora imperscrutabile di Luca.
Quando posò le posate sul piatto vuoto, si guardò intorno e alla fine posò lo sguardo su di me.
-Il caffè, piccola. -
“Ti odio” pensai.
“Oltre a star seduta qui mezza nuda, mentre tu mangi e io no – e a quest’ora mi è anche venuta fame- ora vuoi anche il caffè, stronzo…fattelo da solo.”
Nondimeno, mi alzai per obbedire, e mi venne istintivo allungare una mano per tirare su le mutandine.
-Quelle rimangono dove sono.-
Arrossii di rabbia, ma non era il caso di farlo infuriare di nuovo, quindi alla bene e meglio mi diressi verso la macchinetta espresso sul bancone, cercando di mantenere un minimo di dignità anche mentre camminavo con le slip a mezza coscia.
Non era impresa facile.
Gli posai il caffè davanti, incerta su cosa fare dopo.
-Puoi tornare a sederti, e non toccare le mutandine.-
Gli rivolsi uno sguardo di fuoco
-Ti stai divertendo, vero?-
Lui si appoggiò allo schienale della seggiola
-Non mi provocare… sei già messa male così come sei.-
Poi, un mezzo sorriso dolceamaro comparve sulle sue labbra.
-E se ti interessa, sì, devo dire di sì…ma dopo il pomeriggio infernale che mi hai fatto passare, al telefono a scusarmi con Armanni e poi con Paolo in ufficio, non puoi negarmi un po’ di soddisfazione…-
Tripla dannazione! Al povero Paolo proprio non avevo pensato.
Era un mio caro amico, ora socio di Luca, e anche lui avrebbe sofferto le conseguenze delle mie azioni.
Se cercava un modo di farmi vergognare ancora di più, l’aveva trovato, maledetto lui.
Tornai mesta a sedermi sull’odiata seggiola, e chinai la testa, decidendo dentro di me di accettare qualsiasi cosa sarebbe seguita.
Le avevo prese con la cinghia altre volte –un paio- e non ero morta, anche se lì per lì mi era sembrato, quindi potevo sopravvivere anche a quella orribile serata.
Sempre tutta colpa del mio caratteraccio.
Io prima agisco e poi penso, e generalmente penso pure di aver fatto bene ... almeno fino a quando finisco sulle ginocchia di Luca, a prenderle di santa ragione e a promettere di non farlo più.
Sempre la solita storia.
In un anno di matrimonio credo gli siano venuti i calli sulla mano a forza di sculacciarmi, con l’unico risultato di vedermi essere “prudente” per una settimana al massimo e poi tornare a fare di testa mia.
La prima volta al terzo giorno della luna di miele…record personale.
Stavolta, nonostante la battuta ironica, capivo che era seriamente determinato a insegnarmi la lezione una volta per tutte, e sapevo che sarebbe stato doloroso e umiliante, e non riuscivo a immaginare uno straccio di via d’uscita, visto che anche saltar giù dalla finestra e nascondermi in giardino in passato non era servito a molto, se non a rendermi ridicola.
Alla fine si alzò da tavola.
-Hai dieci minuti per rimettere a posto la cucina. Non ti sognare di mandarla per le lunghe perché mi prudono già le mani.-
Sospirai -impercettibilmente, ovvio – e mi alzai.
Chiaramente me lo aspettavo: si era fatto servire la cena e il caffè, figuriamoci se si faceva i piatti da solo.
Uomini…
Luca era andato in camera e adesso ero sola.
Lanciai letteralmente i piatti dentro la lavastoviglie, ma quando aprii l’acqua del lavello per bagnare la spugna mi resi conto che avevo bisogno di andare in bagno.
Ripulii la cucina al tempo record di otto minuti, mi guardai intorno e lui non era tornato.
Mi restavano due minuti: sgattaiolai in bagno e mi chiusi dentro.
Dannazione, avevo bisogno di un po’ di respiro.
Ero sotto torchio da più di un’ora ormai, e il tempo era agli sgoccioli.
“Pensa, pensa, pensa!” ripetevo ferocemente dentro di me, seduta sul bidet.
"Esisterà un modo… deve esistere un modo…
Pensa, pensa, pensa!"
-Silvia, esci di lì.-
La voce perentoria di Luca fuori dalla porta fece crollare di botto le mie astruse congetture.
-Ecchecavolo, un attimo!! Sto pensando!- mi sentii sbraitare.
Dovevo essere fuori di testa… ma le parole mi erano uscite di bocca senza che me ne rendessi conto, ed ero nervosa come una vespa dopo tutto quell’aspettare.
-La cosa mi meraviglia. Comunque, hai tre secondi per uscire.- fu la sua secca replica.
Al due armeggiavo con la chiave, al tre ero fuori dalla porta, trapassata da uno sguardo a dir poco funesto, completamente senza fiato.
-In sala, fila!-
Saltellai da un piede all’altro, torcendomi le mani.
-A-aspetta, Luca, parliamone…-
Mi sembrò di vedere chiaramente del fumo uscirgli dalle narici, poi mi afferrò per un braccio e in sala mi ci trascinò lui.
-Parlare?? Vuoi parlare?? Parlare con te è assolutamente inutile! Abbiamo parlato prima del pranzo, e abbiamo perfino parlato prima di cena, e a che cavolo è servito??? Da una parte ti entra e dall’altra ti esce, tu fai né più e né meno che quello che ti pare, e al diavolo tutto il resto. Adesso mi sono stufato, hai capito?? Adesso le senti, porco Giuda, altro che parlare!-
E tuonato tutto ciò mentre mi portava a destinazione, si sedette sul divano, e io venni sbattuta a faccia in giù sulle sue ginocchia. Appena il tempo di guardare indietro e di vedere il braccio già alzato… e chiudere gli occhi.
SBAM! SBAM! SBAM! SBAM!
-Aiiiiiiiiiioooooooooo!!!!-
-Cosa c’era di poco chiaro in “Non toccare le mutandine”?- ringhiò
Cavolo, me le ero tirate su uscendo dal bagno! Riflessi incondizionati…
-Non ho fatto apposta!- mi difesi automaticamente, e pigiai i pugni sul divano in attesa del resto.
Altri due sculaccioni piovvero sul mio sedere, uno per natica, due centri perfetti.
-Aiiiiaaaaaa…Te lo giurooo!-
-E io ti giuro che ti mando a letto col culo viola, stasera.-
Con quella tenera promessa, mise mano alle mie disgraziate mutande e me le tirò giù fino a metà coscia.
Così ero di nuovo lì… sulle ginocchia di mio marito a chiappe nude per aria… a farmi sculacciare come una bambina disobbediente, senza poter fare assolutamente niente… tranne rimpiangere amaramente i miei misfatti e aspettare una sculacciata dopo l’altra..
SCIIIAK!
A destra.
SCIIAK!
A sinistra
SCIIIAK!
In mezzo.
E poi in basso, in alto, e praticamente ovunque, la sua mano dura mi ricopriva il sedere di colpi brucianti, tanto che non avevo nemmeno tempo di riprendere fiato tra uno e l’altro.
E non me le aveva mai date così forti…
-Basta! Basta!- gridavo
-Basta?? Tesoro, non ho neppure iniziato.- Fu la replica decisa, prima che alzasse il braccio di nuovo.
Stavolta mi prese tra le natiche e le cosce, in quel punto così perversamente delicato, e gridai di dolore, poi ritentai
-Luca, ti prego!-
Non ebbi riposta, se non un altro sculaccione, identico, dall’altra parte.
-AAAAAAUUUUUUU!!!-
Dieci minuti dopo lo stavo implorando.
Avevo il sedere completamente a fuoco, ogni schiaffone faceva più male del precedente e cominciavo seriamente a non poterne più.
-Ti prego.. AIIIIIIIIIAAA!! …Ti prego, ti scongiuro, ne ho prese abbastanza AUUUUUUUUUU!!!
Per favore… Te lo giuro! Mi comporterò bene!-
Ma lui continuava senza darmi il minimo ascolto.
Presa dalla disperazione iniziai a scalciare più forte, cercando nel frattempo di spostare un po’ il sedere da sotto quella dannata mano… solo per trovarmi spinta un po’ più avanti, una stretta più decisa del suo braccio attorno alla schiena, e il sedere ancora più in alto.
Le due sculacciate che seguirono, una per natica, mi fecero letteralmente vedere le stelle.
Mi scesero lacrime sulle guance.
-Se non la smetti di scalciare te le do tutte le sere per una settimana di fila.- ringhiò lui alla fine.
-E mettiti pure l’anima in pace: questo è solo l’aperitivo, la cena te la servo dopo…-
-Noooooo….- piansi sconfitta, scoppiando in singhiozzi.
La sculacciata sembrò andare avanti fuori dal tempo.
Ormai non dicevo più niente e piangevo senza sosta, mugolando ad ogni rovente impronta della sua mano che andava a stamparsi dolorosamente sul mio sedere.
Le ultime che mi diede furono all’attaccatura delle cosce, più volte di seguito nello stesso punto, quindi dall'altra parte, e causarono un’altra nuova ondata di singhiozzi.
Poi appoggiò la mano sulle mie natiche bollenti e si fermò.
Io continuai a piangere piano pregando tutti i santi del Paradiso che fosse finita.
Quando i singhiozzi si furono un po’ calmati, mi prese per le braccia e mi tirò in piedi con lui.
Tenevo gli occhi a terra; oltre alla vergogna, davvero non volevo sapere…
Lui non si mosse: era capace di aspettare anche tutta la sera che mi decidessi a guardarlo in faccia, e quando alla fine lo feci, quello che vidi fu uno sguardo pacato e deciso.
-In camera.-
-Ti prego, ti prego…- mormorai.
-Dimmi perché ti sto punendo.- chiese, inchiodando gli occhi sui miei.
Ero infilzata ad uno spiedo.
Scrutata fino in fondo all’anima.
Annaspai in cerca di parole.
-P-perché ho fatto un gran casino a-al tuo pranzo di lavoro, e ti ho fatto perdere il contratto…-
Lui piegò la testa da un lato e un angolo della sua bocca sorrise.
-Quasi.-
Anche se non avevo capito una parola di quella piccola conversazione, in quel momento avvertii una stupefacente tenerezza in lui, e sentii di amarlo più di qualsiasi altra cosa sulla faccia della terra, e seppi che il suo amore per me era forte e saldo come una roccia, per niente scalfito da tutti i miei difetti e tutte le mie alzate di testa.
E questo mi restituì un po’ dell’orgoglio che avevo lasciato sul divano.
Ero persa in una momentanea adorazione, quando lo vidi cambiare espressione.
Farsi di nuovo severo, e capii che il programma non era cambiato di una virgola.
-Ora vai di là in camera, mettiti la camicia da notte e aspettami vicino al letto.-
Io avrei voluto rimettermi a piangere.
-Mi dispiace.-
Era l’unica cosa che mi pareva avesse un senso dire.
-Questo non l’ho mai messo in dubbio. So che ti dispiace, quando ti ricordi di pensarci. E so che ti dispiacerà ancora di più dopo che avrò finito con te. Adesso vai… – Mi fece voltare e mi mise qualcosa in mano
- … e portati questa.-
Dannazione, era la cintura!
Girai gli occhi increduli su di lui, e lui mi rispose con un “Lo sapevi” nei suoi.
Poi con una pacca secca sul sedere mi costrinse a muovermi.
-A questa io prima o poi gli do fuoco … - borbottai fra i denti mentre mi chiudevo nella cabina armadio, fuori dalla portata d’orecchio di Luca.
Molto stuzzicante...aspetto con curiosità il seguito.
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca