Tempo fa mi ero dilettata a scrivere un racconto stile un po' fantasy. Era diviso in due parti, ma la seconda parte era più "sentimentale", diciamo che voleva concretizzare quello che rimane in sospeso fra i protagonisti. Solo che poi non l'ho finita Però ho deciso di pubblicare comunque la prima parte, che comunque si conclude.
E' un po' lungo (guarda caso ) spero che sia godibile. Mentre lo scrivevo me lo immaginavo in stile un po' manga, con i protagonisti "disegnati"
[b:23rolkix]Parte I - Jahara[/b:23rolkix]
- E’ in arrivo un branco di lupi infuocati, rientrate immediatamente alla nave.
- Capitano, ho appena rilevato un segnale: ci sono degli indigeni a non più di un chilometro dalla mia posizione, chiedo il permes…
- Negativo Kanal, rientra alla nave.
- Ma non ce la faranno!
- Per l’ultima volta…
Kanal interrompe bruscamente la voce autoritaria del capitano Riven chiudendo il ricevitore sul suo orecchio con un gesto istintivo e, senza ripensamenti, inizia a correre a perdifiato continuando a fissare il rilevatore in direzione dei puntini luminosi. Sa di essere sola, lo scudo è in esaurimento e porta con se soltanto il suo spadone con l’impugnatura a due mani. Ma non le importa, è troppo vicina. Con fatica si fa largo fra la vegetazione enorme, spazzando via con la lama foglie di almeno due metri ed enormi liane intrecciate. Non si era mai avventurata oltre i confini del perimetro illuminato della Foresta Sommersa e man mano che si addentra nelle viscere di questo mostro dormiente tutto le sembra diventare sempre più grande e minaccioso, l’aria si appesantisce avvolgendole e stritolandole i polmoni e il rumore dei suoi stessi passi, della lama della sua spada, dei grovigli di liane spezzate che sembrano contorcersi ed urlare, iniziano ad emettere un eco, come se rimbalzassero su pareti invisibili. La sua corsa si fa sempre più faticosa, il suo respiro si fa affannato e i suoi piedi, a causa della visibilità sempre più ridotta, iniziano ad incespicare in mezzo alle radici che escono ed entrano nel terreno, quando ecco davanti a lei un gruppetto di umani intenti a mettere su un accampamento provvisorio.
- Dovete andare immediatamente nella zona protetta! Andate, correte!!!
Inizia ad urlare con tutto il fiato rimasto mentre corre verso di loro facendo segnali confusi con le mani. Gli indigeni riconoscono immediatamente l’uniforme grigio antracite di Kanal ed iniziano a comunicare agitati fra loro, i bambini vengono presi in braccio, le provviste vengono lasciate a terra e tutti iniziano a correre via. Nel frattempo Kanal continua ad urlare facendo grandi gesti per indicare loro la direzione da seguire, poi guarda sul monitor: una moltitudine di puntini che ammassandosi si fa sempre più vicina
“Oh merda!”
Il branco di lupi infuocati è adesso abbastanza vicino da essere visualizzato anche sullo schermo del rilevatore, hanno certamente fiutato il loro odore e sono già qui. Kanal molla un’occhiata agli indigeni ormai in lontananza e decide di lanciarsi contro il branco per dare loro il tempo di raggiungere la zona protetta. Ha ancora lo scudo attivo, per un po’ riuscirà a tenerli impegnati.
Non deve correre molto per trovarli e, anche se non li aveva mai visti dal vivo, non fatica a riconoscere quel manto che brucia vermiglio. Kanal porta la spada in posizione e i suoi muscoli si tendono in un guizzo. Ma, mentre le bestie si schierano, si rende conto che qualcosa non funziona come deve: fatica a respirare, sente la bocca arsa e la lingua le si appiccica sul palato… Le immagini si fanno sdoppiate e confuse e, agitando la spada in direzione delle lingue infuocate che le si scagliano contro lo scudo producendo scintille nell’aria, si ricorda improvvisamente delle parole, come una lenta litania, del Maestro Rahnam:
“La Foresta Sommersa è viva, man mano che si entra nel suo cuore l’aria diventa velenosa e, se non si è abituati a respirarla, si viene inghiottiti senza pietà.”
“Non ignorerò mai più le lezioni del Maestro”
Dice fra se e se mentre un “bip” ripetuto e frastornante la avvisa che lo scudo ha ormai esaurito la sua autonomia. Mentre la vista la sta abbandonando e le sue ginocchia toccano terra riesce a sentire una scia di ghiaccio sopra di se. Poi una freccia, un guaito. Freddo, rumori assordanti, una voce
“Kanal! Kanal!!!!”
…
L’immagine dei pulsanti colorati del quadro di comando della navicella di esplorazione si delinea nei contorni, Kanal sbatte le palpebre nel tentativo di mettere correttamente a fuoco
- Ah, ti sei ripresa.
Il giovane capitano Riven è accanto a lei ai comandi della piccola navicella sferica, guarda davanti a se ma Kanal si accorge che con la coda dell’occhio la sta sbirciando.
- Dov’è il resto della squadra?
Riesce a dire lei, con la voce impastata.
- Li ho fatti ritornare all’Isola, con la nave madre. Come avresti dovuto fare anche tu.
Kanal si scuote in un attimo dal torpore, ricordandosi di aver appena disubbidito al suo capitano chiudendogli, per giunta, il ricevitore in faccia.
- Dammi il tuo ricevitore
Le ordina, come se le avesse letto nel pensiero
- P-perché?
Si volta a guardarla con espressione impassibile.
Non aveva mai osservato così attentamente l’azzurro dei suoi occhi talmente chiaro, da sembrare quasi sfumato con un pastello a cera bianco. Kanal obbedisce, più intimidita da quello sguardo che dal suo grado. Lui lo prende in mano e, senza guardarlo, apre il piccolo finestrino rotondo e lo getta fuori.
Digita, poi, una serie di comandi sulla tastiera e la navicella attiva la chiusura stagna. Con una manovra brusca inclina il velivolo
- Torniamo in superficie.
Salendo si immergono, così, nell'oceano che fluttua al di sopra delle loro teste, nel blu silenzioso per risalire verso la superficie. Kanal guarda attraverso il vetro le sfumature di azzurro e verde, la luce che filtra dal perimetro illuminato della Foresta Sommersa dal basso e il buio profondo più in alto, cercando di non voltarsi verso il capitano Ren Riven. Mentre si arrotola le ciocche dei suoi capelli rosa pastello intorno al dito, si rende conto che il polso le brucia.
- Hai una leggera ustione. Quando sono arrivato il tuo scudo si era appena esaurito, ho fatto giusto in tempo a metterti sotto il mio.
Le dice lui, osservando la leggera smorfia di dolore di Kanal.
- Ren, mi dispiace di...
- Capitano Riven.
La corregge lui, freddo.
Kanal si ammutolisce. Il protocollo militare non è ormai altro che il relitto di una civiltà estinta, lui lo sa certamente. Ed è la prima volta che pretende di essere chiamato in modo così formale. Eppure, anche se avrà una manciata d’anni in più di lei, è pur sempre un capitano… e Kanal è pur sempre una dei suoi allievi. Per questo motivo si morde la lingua e torna in silenzio ad immergersi nei propri pensieri.
Hanno appena oltrepassato le radici rocciose dell’Isola che fluttuano nell'oceano e stanno per riemergere in superficie. Adesso la luce, molto più intensa, filtra dall’alto.
Sono raggi di sole, stavolta, che illuminano tutte le Terre Emerse. L'Isola è sede sia di una delle più importanti basi operative che di un'Accademia enorme, la migliore delle Terre Emerse, si dice. Kanal è cresciuta sapendo che sarebbe stata destinata a questo posto, ma in questo momento si sta chiedendo se non rischierà di essere buttata fuori.
Mentre porta la navicella all'attracco, il capitano Riven si volta di nuovo verso Kanal per rivolgerle la parola:
- Il ricevitore si è rotto, per questo non hai sentito quando vi ho richiamati per rientrare. Non ti sei accorta di aver oltrepassato il perimetro e ti sei imbattuta in quel branco. Chiaro?
Il suo timbro di voce è calmo e neutrale, c’è una nota rassicurante nel suo tono. Kanal, un po’ stupita, si limita ad annuire silenziosa.
- Ti accompagno in infermeria.
Le dice una volta scesi dalla navicella.
La confusione e l’intorpidimento iniziali sono passati e Kanal inizia a sentirsi terribilmente stupida, molto più per essersi fatta salvare che per aver disubbidito agli ordini, in realtà. Vorrebbe provare a chiedere di nuovo scusa, ma le parole le rimangono bloccate in gola, forse perché in fondo sente di essersi comportata secondo coscienza. Il silenzio accompagna, quindi, entrambi lungo i corridoi dell’edificio principale, fino alla destinazione.
- Ciao, Ren
saluta il medico dell’infermeria, voltatosi al rumore della porta che si apre, con un sorriso amichevole
- Ciao Rio. Colluttazione con un lupo infuocato. Dovrebbe avere solo una lieve ustione al polso, falle un check-up e poi rimandamela, ok?
Risponde lui indicando Kanal con lo sguardo
- Adesso per le esercitazioni mandi i tuoi allievi in pasto ai lupi infuocati?
Replica Rio ironico
- C’è stata solo una piccola incomprensione. Devo giusto andare a stendere il rapporto.
Risponde Ren con un accenno di sorriso
- Ok, capitano.
Chiude la questione Rio con l’espressione allegra. Kanal intuisce dal tono con cui si parlano che sono amici. Ren sparisce dietro la porta e Kanal si siede sul lettino.
- Ok, sei a posto e lasciati dire che sei robusta come un toro.
Conclude Rio dopo averla visitata ed averle fasciato il polso con una benda intrisa di un liquido puzzolente. Dopo pochi minuti Kanal è fuori dall’infermeria diretta verso l’ufficio di Ren.
Non fa in tempo a chiedersi quanto sarà lunga e articolata la ramanzina che sorbirà e se sarà punita o meno perché lo incontra - o lo scontra - quasi subito in uno dei corridoi dell’ala est che, come sempre in quell’orario, è deserta. Si ferma di fronte a lui, dopo essergli rimbalzata addosso. Ren si lascia scappare un breve sorriso divertito. Poi torna ad assumere il solito tono serio e pacato.
- E’ andato tutto bene in infermeria?
- Sì, capitano. Sto benissimo
- Perfetto, perché adesso dobbiamo fare un discorsetto a tu per tu.
Sul viso di Kanal si disegna un’espressione interrogativa, ma non fa in tempo a porsi altre domande mentre realizza che Ren se la caricando in spalla con la naturalezza con cui un mietitore di frumento raccoglie il proprio fascio.
- Ma-ma… capitano, che cosa succede?
chiede lei stupita, mentre vede il pavimento muoversi sopra la sua testa. Nessuna risposta, ma uno sculaccione schiocca con gran forza, sul tessuto elastico e sottile dei pantaloni della sua uniforme. L’ha colpita proprio lì, il bruciore è troppo realistico per pensare di esserselo immaginato.
- Puoi chiamarmi di nuovo Ren, adesso. La questione è personale, quella ufficiale te l’ho risolta io con il mio, di culo.
Le risponde, continuando a colpire il sedere di Kanal che, incredula, cerca finalmente di scusarsi
- Mi… ahi
- Mi dispiace, io… ahia!
- Non…
- volevo…
- uh!
- Disubbidire ahiii!!
- Agli…
- uhii! Ordini!
- Ahia!
- Ah no?? Ma non mi dire!
La incalza lui, ironico mentre, continuando a tenerla sulla spalla e a colpirle il didietro, si muove con calma lungo i corridoi intrecciati
- Mh!!
- Quegli…
ahia - indigeni ahiiiii
- non…
- ce l’avrebbero…
- fatta ahiaaaa
- altri - ahi!! - menti!
Ren spalanca una porta, entra con una falcata decisa e la lascia richiudere dietro di se, poi scaraventa Kanal a terra. Lei si rimette in piedi con uno scatto, portandosi entrambe le mani sui glutei. Lo fissa con i suoi occhi scuri screziati con schegge di ametista, increduli, vagamente spaventati ma allo tempo vivacemente incuriositi da quello che le sta accadendo. La situazione le appare paradossale ma una strana sensazione si sta agitando contorcendosi nella sua pancia per cercare di prendere vita.
- Parliamoci chiaro, ragazzina. Davvero tu credevi che avrei lasciato quegli indigeni a sbrigarsela da soli??
Le chiede lui con l’espressione dura
- Hemm… io….
All’improvviso Kanal si sente, oltre che stupida, terribilmente incosciente.
- Ma TU e gli altri eravate lì per un’esercitazione, e dovevate rimanere dentro il perimetro sicuro. Non eri preparata per un’incursione vera e propria nella Foresta Sommersa. Senza contare il fatto che il tuo scudo era esaurito.
Anche se assurdo le sembra che quegli occhi di ghiaccio, che Ren tiene incollati nei suoi, abbiano iniziato a fiammeggiare dalla rabbia.
- Con il tuo gesto hai messo in pericolo non soltanto te stessa, ma anche quegli umani che volevi salvare.
Continua lui, incalzante, avvicinandosi sempre di più a Kanal
- Scusa, Ren, capitano River…
deglutisce
- Ma io… ho agito d’impulso!
- Ragazzina, lo so che hai agito d’impulso. E per questo ti meriti un "trattamento speciale".
Kanal fa istintivamente un passo indietro. Ren la segue, accorciando un altro po’ la distanza
- Che ti faccia passare la voglia di fare di testa tua.
Conclude, con parole calme, scandite.
Kanal scolla a fatica gli occhi da quelli di Ren per guardarsi intorno, studiare la situazione. C’è una miscela di profumi nell’aria, e ci sono foglie, fiori, alberi. Si rende conto di trovarsi dentro l’orto botanico. Il soffitto trasparente lascia che tutta l’area sia illuminata a giorno, e affascinanti piante di ogni fattura e forma incrociano e separano i loro rami e le loro esotiche foglie in disegni rifiniti da fiori di ogni colore e forma. Ren la prende per un polso e la trascina verso una zona delimitata da una teca trasparente; al suo interno si trova uno strano arbusto che, aggrovigliato su se stesso, forma inquietanti disegni. A Kanal appare vagamente familiare.
- Lo riconosci questo?
- Hemm… io…
Vuoto totale nella testa contornata dai capelli rosa arruffati.
- Lo sapresti se tu avessi dato ascolto alle lezioni del Maestro Ranham. E’ la pianta che si trova nella Foresta Sommersa, responsabile dell’emissione di quella sostanza che ti ha addormentato i sensi. Viene chiamata [i:23rolkix]Jahara[/i:23rolkix].
Già, quello. Quello per il quale si è accasciata al suolo invece di difendersi.
Ren poggia il palmo della mano sul vetro e al suo tocco la grande teca si apre, stacca una foglia dall’arbusto nodoso e gliela mette davanti al viso richiudendo la teca. Un odore morbido e denso invade i sensi di Kanal, come se fosse un dragone di fumo lo sente addentrarsi dalle narici verso l’alto, nella fronte. Poi giù nella gola, per farsi inghiottire e tuffarsi nelle viscere, insinuarsi nei polmoni e giocare con il suo respiro, con il suo udito, la sua vista.
- Quando le foglie vengono recise la [i:23rolkix]Jahara[/i:23rolkix] viene liberata in modo più massiccio.
La voce di Ren si fa leggera, fluttua nell’aria come le note di una canzone mentre Kanal fissa le venature rosa-violaceo della foglia
- E tu, spezzando i rami con la tua spada per farti largo nella vegetazione, hai accelerato il processo… Anche questo lo avresti dovuto sapere.
Una lieve nebbia comincia ad abbracciare le immagini intorno a Kanal, i rami degli alberi sopra di loro iniziano a muoversi e fluttuare al ritmo delle parole di Ren.
- Ci vuole un lungo addestramento per abituarsi a respirarla… E tu non eri pronta.
- Mi… dispiace. Se mi vuoi, se mi vuole… cioè, se mi devi…
Le parole si compongono da sole sulle sue labbra
- Punire…
- Certo che lo farò, ragazzina.
La voce di Ren è un sussurro basso, adesso. I suoi occhi sfumati con dita intinte nel turchese e nel bianco luccicano nella figura dai contorni sbiaditi e un accenno di sorriso si delinea sulla sua bocca, come quello di uno spiritello malvagio.
Le prende i corti capelli rosa strattonandoli delicatamente verso di se, per farla girare di schiena.
- Non posso punirti pubblicamente, visto che ufficialmente non hai fatto niente. Perciò riordinerai e pulirai la mia stanza per un mese.
La sua voce e il suo profumo si mischiano e, leggeri, la avvolgono da dietro il collo, fino al petto.
- Sissignore…
- E adesso ti sculaccerò.
Le pupille già dilatate dei grandi occhi di Kanal si espandono per tentare di mettere a fuoco quello che sta accadendo. Emette soltanto un sussulto, un incerto gesto di assenso. Tutto le appare assurdo ma qualcosa dentro di lei le dice che fino ad adesso si trovava dalla parte sbagliata dello specchio, che è questa la sua realtà e tutto il resto è solo menzogna.
- Ragazzina, tirati giù i pantaloni.
Le ordina con tono pacato, quasi sussurrato.
La strana sensazione riprende a divincolarsi nelle sue viscere: dal suo ventre inizia a guizzare come un pesce rimasto senz’acqua per salire e stritolare lo stomaco. Kanal si afferra i bordi della stoffa aderente e sottile e inizia a tirare verso il basso.
- Anche quelle…
Aggiunge Ren. Le sembra di percepire una lieve nota di divertimento in quella voce morbida e decisa, di miele e carbone. Si blocca un istante, rigida.
Poi infila i pollici sotto il bordo delle mutandine e ricomincia a tirare giù, le due stoffe insieme, due barriere in una volta, lentamente dai fianchi alle cosce, mentre la vergogna lotta contro la morsa allo stomaco, desiderio contro paura, incertezza contro consuetudine.
Si ferma appena all’inizio delle cosce, mentre il viso avvampa, mentre l’aria fresca le pizzica la pelle… E sente gli occhi di lui addosso, grata di non poterli vedere e allo stesso tempo arrabbiata di non poter sostenere il suo sguardo.
Dopo qualche interminabile istante in cui lascia che i pensieri di Kanal scorrano come un fiume in piena, Ren si siede sul robusto ramo basso di un grosso albero, che quasi tocca terra, accanto a lei. La prende per un braccio e la tira, la terra e il cielo le girano intorno, le immagini picchettate con un pennello a setole troppo dure si muovono le une sulle altre e lei inciampa, cade poggiando le mani a terra, inala l’odore dell’erba e si rende conto che lui le è sopra, poi con un guizzo di lucidità realizza che è lei ad essere sopra di lui, poggiata sulle sue gambe. L’aria fresca accarezza il suo sedere e lo sguardo di Ren scivola fluido sulla sua pelle.
- Tranquilla, i tuoi sensi sono leggermente addormentati ma il dolore lo puoi sentire… Ironia della [i:23rolkix]Jahara[/i:23rolkix].
Poi un bruciore intenso sulla pelle nuda. E capisce che poco fa, quando l’aveva presa sulla spalla, Ren stava solo giocando.
Ancora un’altra, di nuovo il dolore è bruciante, la terza e stavolta Kanal emette un piccolo sussulto.
- Sei fra i più promettenti che mi sia capitato di addestrare
La voce di Ren la avvolge, mentre continua a colpirla, cadenzando le parole.
- Credo di non aver mai visto un novellino maneggiare le armi come te. Sopratutto quelle che richiedono il controllo mentale.
I colpi continuano a piovere, un attimo un po’ più attenuati e dolci, l’attimo dopo forti e implacabili
- Ma…
si interrompe un momento per ascoltare il respiro spezzato di Kanal
- Sei anche uno dei peggiori allievi che abbia mai avuto.
Di nuovo il ritmo si fa più violento, i colpi sono decisi.
- Non soltanto non ti preoccupi di ascoltare le raccomandazioni dei tuoi superiori…
Il tono di voce di Ren perde un po’ di quel tocco pacato
- Ma agisci d’impulso, come se non dovessi rendere conto a nessuno.
La durezza della sua mano sembra crescere di pari passo con la nota crescente di asprezza nella sua voce.
- Finirai per farti ammazzare, se continui così!
Adesso il rimprovero nella voce di Ren è evidente e scintille di fuoco continuano a piovere sulla pelle di Kanal. Lei serra gli occhi per non lamentarsi, ma la smorfia sul suo viso tradisce le sue emozioni, grata che Ren non possa vederla, sente i fili d’erba strofinare sulle sue guance, adesso. Si rende conto di aver provato a strisciare via, i suoi gomiti poggiano a terra, Ren le tiene saldamente le cosce e taglienti carezze continuano a farla sussultare e interrompere il suo respiro con cadenze regolari. Non saprebbe dire per quanto, un’eternità o una manciata di minuti, non si possono leggere le lancette di un orologio, se loro non vogliono scorrere.
La morsa allo stomaco si è spostata verso il basso, si divincola e stringe più che può. Lei, invece, non si divincola. Con orgoglio incassa ogni sferzata senza emettere suoni, soltanto tende i muscoli e chiude gli occhi per assaporare ogni istante.
- Farai ancora di testa tua o eseguirai i miei ordini da adesso in poi?
Kanal soffoca il lamento nella gola, sente schioccare una sculacciata ancora più forte nel centro delle natiche in fiamme.
- Rispondi, ragazzina.
Il tono della voce di Ren è tornato morbido, dolce, e stride contro il rumore graffiante dei suoi colpi
- Sì…
Continua implacabile ad infierire sul suo didietro
- Sì cosa?
- Sì! va bene!
- Risposta sbagliata. Prova a cambiare formula.
Cerca di inumidire la lingua incollata al palato, un’altra sculacciata di nuovo nel centro del sedere la esorta a rispondere rapidamente
- Sissignore… aaaah
Un lamento le fugge spontaneo dalla gola
- ...Eseguirò gli ordini d’ora in poi.
Ren posa la mano sulla sua schiena, vicino alla vita, e Kanal lascia che i suoi muscoli in tensione si rilassino in un gesto di resa. L’effetto della [i:23rolkix]Jahara[/i:23rolkix] sta svanendo, adesso, lo strato di ovatta che avvolgeva le cose e le persone attorno a lei non c’è più.
- Brava, ragazzina. Ne prenderai ancora un po’, poi potrai alzarti.
Kanal non risponde, vorrebbe annuire ma annuirebbe ai suoi piedi, e poi che importanza ha? Non le pare abbia chiesto il suo permesso per suonargliele di santa ragione. Si riempie i polmoni con l’odore dell’erba mescolato al profumo di Ren, come se ne avesse bisogno. La terra, le foglie e piccoli fiorellini bianchi davanti al suo viso iniziano a delinearsi. I rumori si fanno più acuti e definiti e Kanal sente il sibilo dell’aria frustata dalla mano di Ren, prima che questa si abbatta sulla sua carne con uno schiocco che adesso le pare assordante.
Fa ancora più male, come se fosse possibile.
Stringe i denti mentre Ren continua a colpire, il tempo finisce di esistere e poi torna a reclamare il suo posto mentre Kanal assaggia l’amaro e il dolce retrogusto di ogni colpo. Poi la sensazione che si agitava dentro di lei prende vita. E’ eccitazione pura, prepotente, si è nutrita del dolore e del desiderio di implorarlo di smettere e, quando giunge al culmine, piacere e dolore si sono fusi in una lama affilata attraverso tutto il corpo di Kanal, tanto da non poter più essere sopportati e una preghiera flebile esce dalla sua bocca
- Ti prego, smetti, per favore…
E’ talmente sommessa che quasi non si può sentire, come un sospiro. Forse non l’ha neanche pronunciata, dice a se stessa. Ma Ren ha ascoltato ogni respiro, ogni battito del cuore impazzito di Kanal, ogni segreta richiesta alla ragione nascosta. Anche se lei non sa che ogni desiderio è un ordine, Ren smette di colpire.
Non le accarezza la pelle arrossata per leccarle le ferite, soltanto prende i lembi di quella stoffa che tanto facilmente era scivolata giù e li rimette al suo posto. Kanal lo lascia fare e lentamente si alza in piedi.
Con i capelli di pastello rosa scompigliati e il viso ancora arrossato lo fissa negli occhi, non sa bene cosa vorrebbe dirgli, ma è prepotente la voglia di comunicare. Poi il bruciore la riporta alla realtà. Si porta le mani sul sedere e si massaggia mentre lui la osserva con l’ombra di un sorriso un po’ soddisfatto un po’ divertito… Realizza che così scompigliata, in questi brevi attimi di sommessa resa, gli sta offrendo uno spettacolo piacevole.
- Puoi andare, adesso… Ragazzina.
Lo osserva ancora per qualche istante, quasi a sfidarlo, senza distogliere gli occhi dai suoi, vorrebbe fargli mille domande, comprendere milioni di cose, o forse le basterebbe poco. Ma la malincuore oltrepassa la porta e la lascia chiudersi dietro di se, attraversa così lo specchio, per tornare dall’altro lato.
Mi sono già affezionata ai personaggi! Questo Ren sembra alquanto intrigante A parte gli scherzi, il racconto è scritto davvero benissimo, aspetto la seconda parte!
Ciao Eroise,
ho terminato adesso la lettura del tuo racconto e ti faccio i complimenti per aver unito lo spanking a un genere come il fantasy, non è da tutti, si vede che c'è in primis passione personale per aver ricreato certi personaggi e una storia dietro essi ben più impegnativa di altri topos tipici del nostro genere, inoltre in un italiano corretto; certo è lunghino come riconosci, e il web non è generoso con la lettura a video, però chi vuole può stamparselo e leggerlo in tram
ciao,
Keith
mi è piaciuto molto il racconto, io poi adoro letteralmente il genere fantasy e lo hai ben amalgamato con lo spanking.
io non l'ho trovato lungo ma leggo anche in fretta e oggi avevo tutta la calma del mondo per leggere
comunque non lo stamperei per leggerlo in tram perchè avrei sempre il dubbio che qualcuno mi spii mentre leggo ....come faccio io quando ho vicino qualcuno con il giornale ; poi quando un libro o un racconto mi piace come il tuo Eroise rischio di distrarmi e non scendere alla fermata giusta
È bellissimo!!!
Tutti i libri fantasy che ho letto sono semore sfociato, nella mia fantasia, nello spanking, soprattutto in situazioni di maestro/allievo, comandante/apprendista...
Spero tanto in un seguito!!!
bello e divertente... nn mi sono staccata fino alla fine, e... ho fatto tardi al lavoro!!!!
Io aspetto un seguito eh!
Lo so, lo so, ci vuole tempo, non bisogna essere impazienti...
Ma io aspetto comunque
è lì, è da tanto che sta lì quasi completato... ogni tanto ci metto le mani ma non mi convince fino in fondo. Un po' come i sequel che sono sempre più deludenti dell'originale sarà per questo che non mi decido a finirlo
Complimenti Eroise, un racconto delizioso e molto ben scritto. Il fantasy non è tra i miei generi preferiti, eppure questa storia l'ho divorata Quando lei disobbedisce all'inizio, il lettore spankofilo non aspetta altro che "quel" momento... E non viene deluso.
Lo ho riletto, e continua a piacermi un sacco, quindi non si trattava di semplice emozione da "primo racconto fantasy" trovato!
(Rimane la speranza di un seguito )
Concordo! Molto bello, leggerei volentieri un seguito
Prometto che prima o poi pubblicherò un seguito (anche se magari non sarà il massimo, ma giusto per "chiudere il capitolo" )
Sarà anche perché è da un po' che latitano gli "scrittori"
Come avevo promesso, credo di aver trovato una specie di completamento del mio racconto. Intanto pubblico la parte II, la parte III è quasi finita, seguirà a ruota. Lunghe come sempre, ça va sans dire
Parte II
- Muoviti, Kanal, o faremo tardi al Rito.
Il suo amico Syfren sbatte il pugno sulla porta, mentre il dormitorio sta finendo di svuotarsi dagli ultimi allievi ritardatari.
- Apriti porta!!
Si spalanca con veemenza la porta scorrevole, riflettendo lo stato d’animo negativo di Kanal e lasciando che appaia ancora intenta a cercare le scarpe sotto il letto, con l’uniforme non del tutto abbottonata
- Mamma mia, a cosa dobbiamo questo tuo umore così allegro di oggi?
La prende in giro scherzosamente Syfren.
- Al fatto che non capisco perché dobbiamo partecipare per forza a questa buffonata anche se non ne abbiamo voglia. Non siamo mica saltimbanchi, che dobbiamo dare spettacolo!
- Come sei polemica. Non puoi semplicemente pensare che almeno oggi Ren non ci massacrerà con l’addestramento, il Maestro Ranham non ci ammorberà con le sue storie, e che sarà una giornata di festa?
- Io sarò anche polemica, ma tu vedi sempre il bicchiere troppo pieno.
Si incamminano così, battibeccando come sempre, lungo il corridoio del dormitorio. Syfren, occhi castani caldi e sorriso candido, Kanal, occhi grandi e scuri e sorriso pungente; lui sostenendo la bellezza di una giornata diversa dalla solita routine, lei sottolineandone l’inutilità; sarà per questo che sono compagni di squadra da sempre, abbinati da Ren non soltanto in base alle proprie capacità, ma anche per il loro complementare incastro.
Il Rito è un evento che si ripete ogni anno, più per spezzare la monotonia e la rigidità dell’accademia che per una reale utilità. Consiste in una serie di prove di bravura, i giochi, ai quali tutti gli allievi devono partecipare; la maggior parte dei giochi, anche se richiedono una certa abilità, sono piuttosto originali e spettacolari da vedere, studiati più per il divertimento di chi osserva che per gli allievi stessi. La prova dell’Alastrya, però, è il gioco finale e il più solenne: consiste nello scagliare una freccia di Alastrya, raro materiale in grado di incanalare l’energia mentale, e, usando il controllo telecinetico, riuscire a colpire un bersaglio mobile. Il controllo dell’Alastrya è una delle arti più complesse da apprendere e di solito questa è l’occasione più attesa per dare sfoggio delle proprie abilità.
Il perimetro dedicato al Rito è allestito a gran festa con enormi tendoni colorati; una gran folla di persone, istruttori, ufficiali e soldati della base dell’Isola, si recano per assistere, fare prognostici, passare del tempo. La giornata comincia lenta e molle. Kanal non mostra alcun interesse nell’impegnarsi; come se si trovasse ad un luna park si trascina strusciando i piedi da un tendone all’altro imitando senza convinzione i suoi compagni puntare bersagli e schivare colpi come se la loro vita dipendesse da questo. Ad un certo punto, però, Syfren la sfida in uno dei giochi: chi di loro due risulterà più bravo dovrà fare da “scudiero” all’altro per un giorno. Inizia così ad essere sollecitato il suo interesse per la giornata ingaggiando, di volta in volta, una piccola sfida con il suo amico: chi riuscirà a vincere il gioco dell’equilibrio sulla corda con le mani dietro la schiena, chi otterrà un punteggio più alto nel lancio dei coltelli e così via. I due stimolano l’un l’altro il proprio spirito competitivo per tutta la giornata, con premi come pulire la stanza del vincitore, fare per almeno tre volte di fila il bersaglio durante gli esercizi di coppia, prendersi la colpa per tre errori di fila commessi durante le missioni, portare la colazione a letto rubandola dalla mensa… e così gioco dopo gioco, quando sono ormai completamente assuefatti all’ebrezza della sfida, arriva il momento della prova finale: il gioco dell’Alastrya.
Mentre i partecipanti vengono suddivisi in gruppi, gli occhi di Kanal incrociano improvvisamente quelli di Ren, seduto insieme agli altri istruttori. Una lieve scossa di adrenalina percorre tutto il suo corpo e qualche strano meccanismo, come se la rotella di un ingranaggio avesse autonomamente deciso di cambiare il ritmo del proprio movimento, generandone uno completamente nuovo, scatta nella sua testa.
- Scommettiamo su chi di noi due riesce a deviare più frecce facendole conficcare ovunque, tranne che sul bersaglio?
chiede sottovoce a Syfren, mentre il primo gruppetto di 10 allievi sta prendendo posto. Lui la guarda stupito per un attimo, ma si aspettava che Kanal avrebbe aumentato la difficoltà delle sfide proponendo qualcosa di insolito e pericoloso.
- Quale sarebbe la posta in palio?
- Non so… facciamo che chi perde farà da schiavetto personale all’altro per una settimana?
- Non hai idea di cosa ti farò fare quando avrò vinto.
Le risponde con un sorriso, con l’evidente intenzione di non essere lui quello che si tira indietro rovinando il gioco.
Le corde si tendono, la voce del maggiore Erunid scandisce il via e le frecce vengono scoccate dai partecipanti. I due ragazzi, buttandosi a capofitto nella propria sfida personale, si concentrano sulle frecce, mentre queste squarciano l’aria, per prenderne il controllo e deviarne le traiettorie. Ma dopo un breve istante iniziale, in cui pare riescano nel loro intento, le dieci frecce iniziano a muoversi impazzite per conto proprio, disegnando scie incurvate ed intrecciate nel vuoto, senza rispondere più a nessuno e provocando il caos. E mentre i due, nel panico, tentano invano di riprenderne il comando, una di esse sfiora un sergente per poi fermare la sua corsa contro un albero, altre sferzano sopra la folla, rasentando teste e causando un fuggi-fuggi generale. Qualcuno degli istruttori riesce a far schizzare lontano dalle tribune alcune frecce, facendole volare da ogni lato e creando, però, ancora più confusione. Il generatore di campo magnetico che sorreggeva uno dei tendoni viene colpito, facendo sì che questo si accasci sui presenti, e un’altra freccia si conficca in una tanica che si trovava proprio al di sopra della testa di una moltitudine di spettatori, riversandogli addosso il suo contenuto. Kanal si volta a leggerne l’etichetta: ‘estratto di Jahara’: Fantastica conclusione di un disastro. Il maggiore Erunid sbraita agitando le mani, mentre il caos impazza tutto intorno a loro. Il Rito si conclude così, con il primo squadrone di allievi mortificati per aver inspiegabilmente perso il controllo delle frecce di Alastrya ed una serie di congetture su cosa possa essere andato storto. Chissà che cosa direbbe Rio, se sapesse che è lei la responsabile di quell’affollamento dell’infermeria di persone bagnate da capo a piedi di estratto liquido di Jahara.
Kanal si spoglia rapidamente gettando la divisa a terra, nella propria stanza. Non le capita spesso di indossare qualcosa di diverso da quei pantaloni e quella blusa in doppio petto grigio antracite, con cui ormai si sente così comoda e a proprio agio. Sceglie uno dei suoi vestiti preferiti, fra il suo guardaroba minimale, e cerca di tirare su il suo caschetto di capelli rosa in una specie di chignon un po’ scomposto.
Prima di uscire, però, si ferma davanti allo specchio per calmare quel senso di inquietudine e di frenetica attesa. Si osserva: il suo corpo è fasciato da un vestito nero con il collo alto. Il fatto che sia accollato da un effetto casto all’insieme, nonostante il taglio corto e aderente che sottolinea il suo sedere, di cui stasera si sente più fiera del solito. Sistema le stringhe degli stivaletti ed esce dalla sua stanza.
Questa sera, come è abitudine dopo il Rito, è una di quelle in cui tutto, o quasi, è concesso: Ogni anno, durante la sera del Rito, al bar vengono distribuiti senza limiti o controlli di alcunché, bevande e erbe dalle più strana provenienza per chiunque; ufficiali, soldati, allievi e istruttori si riuniscono per festeggiare con musica, balli e giochi più o meno sensati. Kanal aveva passato tutto il resto del pomeriggio nella propria camera, distesa sul letto con i nervi tesi e le orecchie in ascolto, nel terrore di essere convocata da un momento all’altro; ma quel momento non era arrivato. Era venuta, poi, a sapere, nell’ormai tardo pomeriggio, che quanto accaduto al Rito era stato archiviato come un incidente e che, per non guastare troppo gli animi degli allievi, il maggiore Erunid aveva dato l’ok affinché anche questa sera i festeggiamenti potessero avere luogo. “Ecco, quindi, un motivo in più per festeggiare” pensa dentro di se mentre scende a larghe falcate le scale del dormitorio per dirigersi verso il salone da ballo.
Appena varca la soglia una miscela di odori e di fumo dalle variopinte sfumature la immerge nella festa già iniziata. Il brusio delle voci è intervallato da schiamazzi e risate, e nella folla, salutando qua e là qualche suo compagno di accademia, Kanal dirige decisa il suo sguardo alla ricerca di Ren. Durante queste ultime ore vedere il capitano Riven non era stato neanche lontanamente in cima alla sua lista di priorità, anzi a dire il vero aveva fatto di tutto per tenersene alla larga. Ma adesso che tutto le sembra tornato alla normalità l’immagine di Ren, delle sue fossette sulle guance e del suo sguardo calmo, delle sue battute caustiche con quel tono di voce di miele e carbone, hanno ripreso a martellarla, come ormai succede inspiegabilmente da almeno un paio di settimane, dopo quel giorno. Lo individua rapidamente, seduto su uno sgabello che chiacchiera con il ragazzo dietro il bancone del bar. Anche se non porta l’uniforme riconosce la sua figura, il portamento pacato, il modo in cui muove la testa di capelli castani. Gli si avvicina in silenzio e poggia delicata i gomiti sul bancone.
- Ciao, Kanal.
Saluta lui, senza voltarsi, come se l’avesse seguita da lontano e sapesse che stava per andare proprio da lui.
- Ciao, capitano. Bella festa, vero?
Ren volta la testa con aria sardonica.
- Siete stranamente allegri tu e Syfren, stasera, ragazzina.
- In che senso?
- Nel senso che mi aspettavo che uno di voi si sarebbe preoccupato un po’ di più per gli esiti della bravata di oggi.
Kanal sfodera la sua espressione più genuinamente stupita possibile
- Non capisco a cosa si stia riferendo…
Tornando inconsciamente a dargli del lei.
- Rilassati. Ufficialmente è stato incidente… Ma io, te e Syfren sappiamo benissimo non lo era.
Le parla calmo, guardandola negli occhi bruni e violacei, mentre sorseggia un po’ della bevanda bluastra che si trova nel suo bicchiere. Non sembra arrabbiato, lo è?
- Sai ragazzina, qualora tu non lo ricordassi, sono io il tuo istruttore, e ancora io che ho insegnato a tutti voi a controllare l’Alastrya. So anche che tu e Syfren siete gli unici che posseggono una padronanza abbastanza elevata della tecnica... Oltre al fatto che soltanto voi due potevate essere così stupidi da lanciarvi in una simile bravata.
- No… noi non faremmo mai una cosa simile.
- Parli anche per Syfren? Come fai a sapere che non è stato lui?
La interroga con il sopracciglio alzato e quell’aria velata di gelida ironia.
- E’ che sono sicura che non lo farebbe mai.
Si affretta a rispondere lei, sforzandosi con successo di tornare calma e controllata.
L’espressione di Ren si fa divertita, come se Kanal avesse appena iniziato a giocare una partita con il Re già sotto scacco.
- Ma davvero? Ti stupirai nello scoprire che gli ho estorto una confessione, allora. Sembra che sia stato lui.
Maledetto scemo di un Syfren, che non riesce a reggere appena viene messo un po’ sotto pressione. Si è pure accollato tutta la colpa, così le toccherà rimanere in debito con lui. Ren la scruta, sempre più divertito. Forse si aspetta che adesso lei dica qualcosa.
- No, non è possibile. Di sicuro voleva coprire qualcuno.
Spara la cosa più stupida che le viene in mente; anzi in effetti è la pura verità, ma non di certo una cosa intelligente da dire. Ren non riesce a trattenersi dal ridere, è evidente che gli sembra di avere a che fare con due bambini che, rubando le caramelle, lasciano un sentiero fatto dalle cartine colorate che le avvolgono.
- Beh… se non altro non siete due carogne scaricabarili.
Le risponde, poi, ironico. Si alza dallo sgabello e la fissa, ancora Kanal non è riuscita a capire se sia furioso o divertito.
- Credi che non vi conosca? Syfren non è uno che si tira indietro davanti alle idee stupide. Ma la mente sei sempre tu, ragazzina. Adesso vieni con me.
E così dicendo si incammina senza voltarsi in mezzo alla folla.
Kanal lo guarda allontanarsi: la sua figura si nasconde e riappare in mezzo alle ombre dei presenti. Si sente incerta, quasi da pensare di sparire nella scia di fumo che avvolge la stanza, assumendo gradazioni di colore a tratti più tenui a tratti più piene, confondendo e mischiando fra loro volti e voci. Ma il pensiero di quella dimensione stravolta, dove sulla pelle scorrono sensazioni sconosciute ed inebrianti, la attrae in un modo sensuale, affascinante. Si affretta, quindi ad alzarsi e lo segue.
Bel proseguio Eroise, interessante...
Chissà se il capitano Riven ha intenzione di punire anche il ragazzo?
Mi piace l'aria superiore e divertita di Ren.
Comunque a differenza di quanto diceva Valentino, il forum si sta riattivando. Noi abbiamo fatto la nostra parte.
Te lo anticipo subito, per non destare aspettative l'amico entra solo in gioco per esigenze di regia e perché mi diverto a rendere più "ricchi" i racconti delineando un po' anche quello che c'è intorno ai protagonisti, ma io sono all'antica, mi piacciono i rapporti esclusivi
Comunque sì, brave noi, qualche racconto ogni tanto da un po' di brio, no?
Parte III
Dopo aver attraversato il grande salone riesce a raggiungere Ren, il quale la attende sull’apertura di una porta che da verso l’esterno dell’edificio. Improvvisamente, appena varcata la soglia, il silenzio inizia a premere contro i suoi timpani. Sparsi nel terreno i bianchi fiori, che pesanti incurvano gli steli dei Clarus illuminano tutto intorno a loro. Immergono la propria luce nelle grandi e rotonde pozze d’acqua fluttuanti disseminate qua e là, e loro la rimandano attenuandola e disperdendola in biancastri bagliori danzanti, rischiarando così la cupa notte.
Fastidiosi e pungenti brividi di freddo iniziano ad avvolgerla; Ren non si ferma, prosegue lasciandola indietro mentre lei rallenta la camminata nel tentativo di scaldarsi, strofinando le mani e facendo leggeri saltelli sul posto: Non ha la divisa, che funge da tampone termico, a proteggerla dal freddo notturno ed è decisamente poco vestita. Dopo aver fatto un lungo tratto a piedi i due giungono nelle vicinanze dell’armeria; Ren vi entra deciso e ne esce con in mano la sua balestra e delle frecce di Alastrya.
Kanal continua a guardarlo incuriosita mentre si allontana per appendere al ramo spezzato di un albero la propria piastrina identificativa. Poi torna indietro e in silenzio le porge la balestra con una freccia.
- Colpisci la mia piastrina. Se non ci riesci farai cento flessioni.
Le dice, con voce priva di espressione, guardandola negli occhi. Kanal si limita a fissarlo, di rimando, perplessa.
- E’ un bersaglio immobile, per te dovrebbe essere una passeggiata, no?
La esorta.
Kanal osserva qualche istante la piastrina, poi il volto di Ren, illeggibile, e di nuovo la piastrina. Non è particolarmente lontana da arrecarle grandi difficoltà. Si decide quindi ad intrappolarla dentro il mirino e scocca la freccia, senza troppa convinzione. Sa di avere una mira eccellente, osserva la punta rosso purpureo dell’Alastrya puntare dritta verso il bersaglio; ma ecco che nell’ultima frazione di secondo la freccia schizza verso sinistra, finendo contro una verdastra roccia. Ren ne ha deviato la traiettoria, si volta incredula verso di lui.
- Mancata.
Risponde semplicemente lui, continuando a fissarla.
- Cento flessioni, e spera che la punta della freccia non si sia scalfita contro quella roccia.
Le sembra quasi che i suoi occhi di turchese e ghiaccio abbiano assunto un colore più fumoso e plumbeo, sotto l’effetto di quel cielo senza stelle, mentre lo osserva immobile e stupita.
- Che cosa ti aspettavi? Che ti premiassi con una bella sculacciata? Muoviti.
Aggiunge duro, intimandola ad obbedire. Kanal, frastornata e confusa, esegue l’ordine del suo capitano. Non è certo la prima volta che viene punita per qualche motivo, ma forse è la prima in cui si sente così disorientata.
- Uno. Due. Tre. Quattro…
Inizia a contare, come di consueto, ai suoi piedi, energica come una molla, mentre la confusione comincia a lasciare il posto alla rabbia. Non era certo questo che si aspettava. E che cosa si aspettava? In fondo sapeva di aver fatto una bravata che Ren non avrebbe di certo apprezzato ma, sì, credeva che lui l’avrebbe… l’immagine di se stessa, con la gonna tirata su, sulle ginocchia di Ren sotto la luce soffusa dei clarus, la fa avvampare.
- Muoviti, ragazzina, non sarai già stanca??
La voce di Ren la riporta alla realtà. Riprende, quindi, ad eseguire orgogliosa, senza battere più ciglio.
- … Cento.
- Forza, non ce ne andremo di qui finché non l’avrai colpita.
Le ordina appena si rialza in piedi, porgendole nuovamente la balestra e una freccia. Stavolta Kanal obbedisce, agguerrita. Punta il bersaglio e scocca rapida concentrandosi sull’Alastrya e sulla traiettoria della freccia per impedire che Ren ne prenda il controllo. Ma non ci riesce, lui la fa schizzare via di nuovo, con poca fatica.
- Non è così divertente, vero? Adesso ne farai duecento.
Le dice poi, con tono imperturbabile.
Kanal fissa dritto di fronte a se, un senso di frustrazione sta iniziando a impadronirsi di lei. Si sdraia nuovamente ai suoi piedi e ricomincia a contare, cercando di nascondere la fatica nella voce.
Il vestito corto e aderente che porta non è adatto a scontare una punizione, di notte, in un bellissimo prato disseminato dai clarus… dove è stata attratta quasi con l’inganno, per giunta. E tutto per uno stupido gioco; sente la gonna, elastica e fasciante, camminarle su per le cosce al ritmo dei suoi ripetitivi movimenti ma non può fermarsi. Vorrebbe sfogarsi, ma non potrebbe mai. Porta a termine anche l’ultima flessione; si alza in piedi, un po’ meno scattante ma ancora agguerrita, e afferra di nuovo la balestra sotto lo sguardo glaciale di Ren. Di nuovo cerca con tutte le sue forze di indirizzare la freccia contro quella maledetta piastrina, di nuovo fallendo. Le sembra che Ren provi un piacere sadico nell’umiliarla.
- Trecento. Muoviti, non ho tutta la notte.
Lo fissa esterrefatta, stavolta, non riuscendo più a trattenersi
- Tu… tu ti approfitti della tua posizione!
Lo accusa rabbiosamente.
- Sei tu che ti approfitti della tua posizione, ragazzina. Ti ho dato un ordine.
La afferra per le scapole e la fa inginocchiare con forza, colpendola dietro il ginocchio. Le gambe di Kanal cedono, portandola a terra con le mani sul terreno. Riprende quindi ad eseguire le flessioni, conta usando tutto il fiato che ha in gola ma dopo un po’ i numeri iniziano ad uscire dalla sua bocca da soli, senza che neanche se ne renda conto. Comincia a sentirsi stanca, sente una gocciolina di sudore che le è caduta sulla mano e la osserva riflettere una tenue chiazza di luce, formando disegni che si incurvano e si contorcono.
Ren afferra un ramoscello che si trova a terra, vicino a loro; è lungo e sottile, ancora verde, elastico. Lo prova sul palmo della sua mano, poi la colpisce. Lo schiocco è risoluto, sulla stoffa della gonna avvinghiata intorno al suo sedere, che fa bella mostra di se, impertinente. Non fa molto male, ma il rumore inatteso la fa sussultare e Kanal, per un attimo, perde il ritmo.
- Ti sembrava un giochino divertente, quello di stamani?
Comincia a parlare, Ren, con quel suo tono calmo e aspro.
. Lo sai che cosa avrei dovuto fare a te e al tuo amico, se qualcun altro avesse scoperto che siete stati voi??
Un altro schiocco risuona nell’aria, stavolta fa un po’ più male.
- Non ti fermare! Nessuno ti ha dato il permesso.
Basta poco perché i colpi inferti dal giovane ramoscello, uno dietro l’altro, inizino a frizzare. Non appena Kanal rallenta il ritmo sibila severa un’altra sferzata che le da nuovo vigore per combattere la fatica.
- Dovresti ringraziare il cielo per il fatto che mi limito a punirti, invece di piagnucolare come una mocciosa!
- Non sto piagnucolando come una mocciosa!… Capitano.
- Non ancora.
La corregge, girandole intorno.
- Hai tenuto il conto?
Lo stava facendo… ma poi… poi lui l’ha distratta.
- Io - io… No, non l’ho tenuto.
- Allora ricomincia.
- Ren, cioè… capitano…
Un’altro schiocco risuona impassibile.
- Sissignore.
- Non ti senti più così fenomenale, adesso, vero?
La colpisce ogni volta che torna su sulle braccia, mentre Kanal pronuncia a gran voce ogni numero, per non rispondergli.
- Sette!… Otto!… Nove!… Dieci!… Undici!… Dodici!… Tredici!… Quattordi-ci!…
Ren inizia, quindi, a dirigere i secchi colpi sul bordo fra pelle e vestito, tirando su la stoffa elastica e aderente della gonna un centimetro dopo l’altro. Ad ogni flessione il suo sedere è sempre più scoperto, e frizza sempre di più l’impatto di quell’apparentemente innocuo ramoscello. Inesistente è la protezione delle mutandine, che si sono nascoste fra i glutei rotondi.
- E’ tutto un gioco per te, vero??
Kanal non risponde, continua a contare. Lui lascia cadere a terra il tenero fuscello e si sfila la cintura, sente il rumore della cinghia e lo strusciare del cuoio attraverso i passanti.
Stavolta neanche la prova sulla mano, il suo braccio si muove in uno scatto deciso mentre Kanal chiude gli occhi. La lingua di fuoco arriva rapida sul sedere ormai incorniciato dalla gonna inclemente; non si aspettava che facesse così male. Rimane sollevata sulle braccia, come per raccogliere il bruciore che prima si diffonde e poi finalmente si attenua.
- Non credevo… che le frecce mi sarebbero sfuggite dal controllo…
Piagnucola, poi.
- Lo so che non credevi! Perché ti senti sempre migliore degli altri.
un’altra cinghiata, stavolta è più preparata e riesce a soffocare il lamento che vorrebbe uscire dalla sua gola. Ren continua a parlare, mentre la colpisce.
- Ti sei presa gioco dei tuoi compagni… e di tutti i presenti.
- Pensi che secondo me… il Rito non sia… una pagliacciata?
- Questo, però, non mi esime… dal fare il mio… dovere.
- E il tuo era quello di partecipare… come tutti… senza ridicolizzarlo solo… perché non ti sembrava… alla tua… altezza!
- E dimmi… hai riflettuto sulle conseguenze? Hai pensato che avresti potuto conficcare una di quelle frecce nel petto di qualcuno??
Adesso le cinghiate si susseguono più rapide, di sinistra a destra e da destra verso sinistra. I colpi e la fatica la fanno cedere del tutto, si lascia andare sulle ginocchia poggiando le mani a terra.
- E tutto solo per il tuo divertimento!
Sente il piede di Ren fra le spalle e il collo e lascia che il suo peso la schiacci con i gomiti a terra. L’erba fresca le solletica la fronte, mentre Ren ritira il piede e si china dietro di lei, continuando a colpirla sulla pelle ormai nuda.
- Rispondi. Pensavi che fosse un gioco divertente?!
Kanal scivola sui gomiti, sempre più giù, chiude gli occhi finché non si ritrova completamente sdraiata con la faccia a terra. Ren sale a cavalcioni su di lei e il cuoio della sua cintura continua a scagliarsi sulla sua pelle. I fili d’erba le solleticano la guancia e le si infilano nelle narici. Un odore familiare le pervade i sensi: profumo di Ren e erba; fa male.
-Parla!
Un’altra sferzata di fuoco la fa sussultare, abbracciandole entrambi i glutei.
- Sì!… Sì, è vero! Volevo solo divertirmi e non ho pensato alle conseguenze!! Mi dispiace, sono stata incosciente!
Urla, adesso, mentre nasconde la faccia con le braccia.
- Era solo un gioco! Volevo attirare la tua attenzione!
Lo sputa fuori tutto d’un fiato, pronta per un’altro colpo. Ma Ren si porta indietro dandole respiro.
- Beh, hai avuto quello che volevi, allora.
Le risponde dopo averle fissato per qualche istante quel che resta del raccolto in cui erano intrappolati i suoi capelli rosa. Poi si alza in piedi e si rimette la cintura. Kanal si alza di rimando, ricomponendosi mentre continua a dargli le spalle; ha davvero avuto quello che voleva? Una miriade di sensazioni si agitano nella sua testa in una lotta a polarità inversa, la vergogna le dice di scappare via senza guardarlo in faccia, ma l’eccitazione che è cresciuta lenta dentro di lei le proietta immagini in cui si avvinghiano l’un l’altro e si strappano i vestiti di dosso… Accidenti alla sua fervida fantasia, non può né andarsene senza il suo permesso, né di certo saltargli addosso, è il suo capitano, maledizione.
- Per adesso puoi andare, ragazzina. Penserò a come punirti come si deve, e domani regolerò i conti anche con Syfren.
Una fitta di gelosia la attraversa, come un fulmine, e istintivamente si gira rapida a guardarlo negli occhi, con aria possessiva.
- Non ho intenzione di sculacciarlo, se è questo che vuoi sapere.
Le risponde lui, rivelando con un sorriso divertito e il sopracciglio alzato, le sue leggere fossette sulle guance. Kanal annuisce, realizzando di sentirsi sollevata a quelle parole.
- Prendi la mia piastrina, e poi ti accompagno al dormitorio, a quest’ora il portone dell’accademia non risponde più al vostro riconoscimento, mi sembra un po’ eccessivo lasciarti dormire fuori al freddo.
Le dice, poi.
- Si incamminano, così, di nuovo immersi nel silenzio fino all’edificio principale mentre Kanal osserva ipnotizzata il profilo di Ren, su cui i bagliori biancastri dispersi qua e là gettano luci e ombre.
- Mi aspetto che tu vada nella tua stanza e ci resti.
Si raccomanda Ren, prima che la porta dell’accademia si richiuda davanti a lei. Figuriamoci se ha intenzione di tornare alla festa, tutta sudata e scarmigliata com’è adesso. Si dirige su per le scale verso il corridoio del dormitorio rapida e silenziosa, come se dovesse proteggere la sensazione di euforia dentro il suo petto dagli intrusi, ed entra nella camera. Si sfila rapida il vestito di dosso e si butta sotto la doccia lasciando che finalmente le immagini della serata le tornino davanti agli occhi, una dietro l’altra, sovrapposte ed incastrate, un po’ confuse, come nei sogni; le ripercorre una ad una, e poi ricomincia da capo, come un drogato che si inietta la dose. Quando si accorge che le sue mani sono completamente grinze, e hanno quasi perso la sensibilità, esce a malincuore dalla doccia interrompendo quel piacevole flusso di pensieri.
All’improvviso, però, si ricorda della piastrina di Ren: raccoglie il vestito nero che aveva gettato a terra, lo scuote, rivoltandolo da dentro a fuori, ed ecco che lei tintinna finalmente sul pavimento. Alla fine, chissà come, era rimasta a lei.
Gli alloggi degli istruttori si trovano in un altro edificio, ma Kanal conosce ormai bene i corridoi interni che li collegano perché da più di due settimane, ogni giorno, fa avanti e indietro per scontare la punizione che Ren le aveva dato all’orto botanico; lui stesso ha tarato ogni porta che chiude quella strada per lasciarla passare, affinché Kanal possa agevolmente andare nella sua stanza a pulirla anche quando Ren non c’è.
Mentre cammina, ripensa al fatto che le ha ordinato, con quella sua voce dolce e ruvida, di miele e carbone, di rimanere nella propria stanza. Ma i suoi ordini sono fatti per essere infranti.
Una volta giunta davanti al suo alloggio, però, il silenzio che striscia lungo i corridoi le ricorda, crudele, che Ren starà dormendo. Quel formicolio di emozioni frenetiche che l’aveva accompagnata fin lì inizia ad abbandonarla e Kanal comincia a sentirsi una stupida; perché mai tutta questa furia di riportargli una piastrina? Ma il desiderio è più forte della ragione, decide di bussare lo stesso; lo fa con tocco leggero, quasi impercettibile.
La porta si apre e Kanal porta istintivamente la piastrina davanti al viso, come fosse un lasciapassare, Ren appare dietro di lei. Anche lui è vestito, il ghiaccio dei suoi occhi si squaglia al sole e all’improvviso Kanal si rende conto che in fondo, di fronte a certe sensazioni, siamo tutti come ragazzini inesperti.
- Credevo che non saresti più venuta.
Le dice, sembra quasi che il suo viso si illumini. ‘Fanculo le piastrine e tutto il resto, Kanal la getta a terra e lo spinge sul letto, si spogliano con foga, mentre si baciano e si mordono sul collo e lungo il corpo, poi finalmente lui le entra dentro. Adesso è tutto quello che voleva.
Ciao Eroise,
terminata adesso la lettura di entrambe le parti, bel racconto, complimenti, il punto di forza è senz'altro l'originalità del tutto insolita per il genere di storie pubblicate finora nel forum, tutte molto più [i:34fqzurm]real[/i:34fqzurm], le descrizioni e le "invenzioni" letterarie, ti confesso che mi è piaciuta meno la modalità della punizione abbinata alle flessioni, mi fa pensare alla caserma... comunque, sono solo gusti personali.
ciao,
Keith
Bello e scritto molto bene !!
Grazie Miss e Keith
Bel racconto, scritto molto bene e coi giusti tempi.
Soprattutto l'argomento mi ha entusiasmato: qualcuno aveva fatto tardi per leggerlo, qualcuno temeva che fosse letto dal vicino sul tram... ma era avvincente ed io ho rischiato di esser beccato sul lavoro, dimostrando definitivamente d'essere uno sporcaccione!
grazie mille, in effetti la lettura sul posto di lavoro è rischiosa :p
Mamma mia, dove la trovi tutta questa voglia di scrivere?
Ma ti ispiri a qualche manga o storia in particolare? Perchè mi sembrano familiari i nomi.
No, a nessuna storia in particolare. Può darsi che io sia stata in qualche modo influenzata da videogiochi tipo Final Fantasy per l'ambientazione, comunque. Anche se non ho preso nessuno spunto diretto sicuramente qualche immagine mi ha inconsapevolmente ispirata (poi isole volanti, acqua che fluttua nel vuoto e cose del genere immagino che non siano proprio cose mai usate)
Per i nomi... sinceramente non saprei, ho letto una marea di manga da ragazza quindi può darsi che qualche nome mi sia rimasto "impresso", magari l'ho rielaborato o addirittura l'ho proprio ri-utilizzato, quindi boh, è possibile
Per la voglia non so dove la trovo, ma a volte mi prende l'ispirazione e lo trovo molto divertente
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca