Annie lavorava come segretaria alla Marwell Enterprises da ormai 3 anni, ma non c'era ancora stata una mattina in cui non rischiasse di arrivare in ritardo a lavoro. Si infilò in bocca un toast mentre correva ad aprire le ante dell'armadio, tirando giù frettolosamente un attillato tailleur blu notte, che esaltava le lunghe gambe e il fisico atletico. Mentre cercava malamente di infilarsi una scarpa col tacco, si precipitò in bagno, masticando l'ultimo pezzo di toast.
<< Mai, mai una buona volta che senta quella maledetta sveglia, accidenti! Un giorno di questi ti licenzieranno, mia cara Annie! >>
Si legò i lunghi e indomabili capelli neri in uno chignon piuttosto discutibile. << ..Ora inizio pure a parlare da sola, andiamo bene! >>
Dopo essersi lavata di furia il viso, i grandi occhi azzurri ancora assonnati, si precipitò all'ingresso, fermandosi di colpo appena prima di chiudere il portone
<< Oh no! Le chiavi della macchina! >>
Quando arrivò a lavoro, il viso di Annie era stravolto, come se avesse appena fatto una maratona. I colleghi ci erano abituati e, forse per la sua simpatia, forse per quel viso da bambina che ammaliava chiunque, ci ridevano su.
Quel giorno però, fu meno fortunata. Appena si chiuse nel suo ufficio, si accorse che sulla sedia davanti alla scrivania, la attendeva il suo capo, con il piede che batteva nervosamente per terra. Quando Annie vide la sua espressione le si gelò il sangue nelle vene.
Mr Connel era il genere di uomo che metteva in soggezione chiunque avesse a che fare con lui. Non si trattava tanto del suo aspetto, che si sarebbe potuto definire di una bellezza quasi prepotente, con il suo abbigliamento che suggeriva un'eleganza distratta, dettata più dall'abitudine che dall'attenzione. Non era il color ghiaccio dei suoi occhi a lasciare senza parole, quanto ciò che trasmettevano.
Il suo sguardo sembrava capace di penetrare qualsiasi mente e spogliarla di ogni segreto pensiero; l'atteggiamento severo e grave del suo volto, faceva sentire chiunque insignificante e intimidito. Non c'era arroganza nei suoi modi di fare, ma la sicurezza di chi ha sempre tutto sotto controllo, di chi non viene mai colto impreparato.
Annie rimase nell'angolo tra la porta e l'appendiabiti, chiedendosi se fosse meglio posare la borsa e ostentare indifferenza, oppure uscire e fuggire dall'ufficio a gambe levate.
Mentre prendeva in esame la seconda opzione, una voce scura e severa la riportò bruscamente alla realtà
<< Signorina Smith, sbaglio o non è la prima volta che arriva in ritardo? >>
<< No..Signor Connel mi scusi io.. Vede è per via del traffico, io non.. >>
<< E come se non bastasse – la interruppe con tono rigido – ero venuto a farle notare che ha fatto per la seconda volta degli errori nella battitura della pratica che le avevo richiesto. Sa quanto ci metterei a trovare un'altra segretaria, con più voglia di lavorare e maggiore senso di responsabilità?! Crede di poter prendere con leggerezza il suo lavoro? Non certo finchè sarò io a dirigere questo posto. Mi aspetto la massima serietà dai miei dipendenti, così come io mi dimostro sempre! >>
La bocca del signor Connel si stringeva sempre di più per il disappunto, mentre misurava a grandi falcate lo studio.
<< Mi dispiace signorina Smith, ma non posso permettere che questi fatti siano privi di conseguenze, o un giorno mi ritroverò un ufficio pieno di gente che potrebbe prendere esempio da lei, quindi sono costretto.. >>
<< No, la prego signor Connel, io... Non mi licenzi, non succederà più, non posso perdere questo lavoro! Io.. Farò qualsiasi cosa, non succederà ancora, glielo assicuro..>>
All'improvviso il suo capo si fermò e spostò lo sguardo penetrante su Annie, che arrossì violentemente. << Qualsiasi cosa ha detto. >>
Per un momento lei parve non capire, poi un lampo di speranza le illuminò gli occhi
<< Sì signore, io.. qualsiasi co.. >> << Mi segua signorina Smith. >>
La voce del signor Connel non ammetteva repliche; Annie lo seguì fuori dallo studio, tra i colleghi che li seguivano incuriositi con lo sguardo, fino ad arrivare al suo ufficio, che si trovava al piano superiore.
Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, Connel alzò la cornetta del telefono e sibilò velocemente che non voleva essere disturbato per nessuna ragione, poi si sedette alla sua scrivania.
<< Quello di cui ha bisogno lei, cara signorina Smith, è di un po' di sana disciplina. Vedo spesso che quando si impegna è dotata di ampie capacità e ottima intelligenza; il problema sta nella loro [i:2oqni3mn]applicazione[/i:2oqni3mn].>>
Mentre parlava, il signor Connel aveva allontanato la sedia dalla scrivania e si sedette arrotolandosi con cura la manica destra della camicia. Annie rimase in piedi in mezzo alla stanza, senza capire.
<< Voglio che si abbassi la cerniera della gonna adesso, e che si stenda sulle mie ginocchia. >> L'uomo doveva aver colto lo sguardo sbalordito della giovane segretaria, perchè disse subito, con tono pacato e fermo << credo che la cosa migliore sia usare i buoni vecchi metodi, non ho mai smesso di sostenere la loro profonda utilità, in alcuni casi.. Ho intenzione di punirla con una sonora sculacciata, nel caso non l'abbia capito. >>
Da come parlò, sembrava che per lui sculacciare una donna ventiquattrenne fosse la cosa più naturale del mondo, ma Annie sbiancò all'improvviso, iniziando a balbettare parole sconnesse.
<< Può sempre scegliere di uscire da questo studio e trovarsi un altro lavoro. Non intendo ammettere compromessi. A lei la decisione. >>
Vedendo che Annie non faceva cenno di voler uscire, Connel la prese per un polso e la fece cadere pesantemente sulle sue ginocchia.
<< Adesso mi aspetto che tenga il sedere bene in fuori e rimanga ferma in posizione per tutta la durata della punizione, sono stato chiaro? >>
Annie non rispose, ancora incapace di realizzare ciò che stava succedendo, ma due colpi impazienti e decisi sulle natiche ricoperte dalla sottile stoffa della gonna la fecero sobbalzare e rispose d'istinto << Sì, signore >>
Mr Connel a quel punto iniziò ad abbassare la gonna, fino a sfilargliela completamente e lo stesso fece con il minuscolo perizoma che certo non copriva le rotonde e sode natiche della ragazza.
Annie arrossì fino alla punta delle orecchie, la mente incapace di elaborare un solo pensiero e uno strano sfarfallio nel basso ventre. Il suo capo aveva adesso di fronte agli occhi il suo culetto nudo e immacolato e cominciò ad accarezzarlo con la mano destra, mentre la sinistra andava a bloccare saldamente il fianco della segretaria.
<< Se c'è una cosa che non tollero – iniziò con voce leggermente più morbida, ma sempre severa – sono le menti sprecate, l'essere indisciplinati con se stessi e con gli altri, l'aver poca considerazione dei proprio doveri e di ciò che [i:2oqni3mn]dovremmo[/i:2oqni3mn] pretendere da noi stessi. La sua distrazione, signorina Smith, ha una pessima influenza sulle sue capacità e sul mio ufficio. Questa è una cosa che deve immediatamente essere corretta. >>
Improvvisamente la mano si alzò e ricadde sulla natica destra di Annie, facendo risuonare un colpo secco nella stanza e strappandole un lamento. Poi continuò, con ritmo cadenzato, a colpire il povero culetto indifeso di Annie, che contava mentalmente i colpi, senza rendersene conto. Venti, trenta, cinquanta. Mr Connel sembrava deciso a non fermarsi e la sua mano continuava ad arrossare sempre di più il sedere esposto di lei.
<< Divarichi leggermente le gambe. >> Annie non comprese subito quell'ordine, ma obbedì, impaurita che la punizione potesse altrimenti peggiorare. Dopo il colpo che seguì, capì eccome. Le sculacciate al centro delle natiche divaricate erano più dolorose, ma la ragazza sentì anche un brivido di eccitazione ripercuotersi fino al clitoride. Presto i suoi lamenti sommessi si trasformarono in gemiti e il respiro si fece accelerato, mentre la mano del signor Connel sembrava decisa a non lasciare illeso nemmeno un centimetro del suo culetto, che nel frattempo era diventato di un rosso scuro.
<< Devo dire che da un lato è un piacere punire un culetto come questo, anche se mi rincresce doverlo fare.. Spero che la lezione sia stata sufficiente. >>
Detto questo si fermò, lasciando andare le braccia lungo i fianchi, ma Annie non si alzò. Non voleva. Le piaceva stare lì, esposta e col sedere rosso, sapendo di essere stata appena punita. Emozioni incomprensibili le attorcigliavano il ventre e le facevano pulsare incontrollabilmente il clitoride dall'eccitazione.
Connel rimase un secondo in silenzio, la stanza pervasa solo dal suono del respiro accelerato di lei. Poi mosse la mano destra, carezzandole le natiche calde e arrossate e arrivando in mezzo alle gambe. Non riuscì a reprimere un moto di sorpresa nel sentire che Annie era completamente bagnata. Al suo tocco lei non si trattenne e iniziò a muoversi insieme alle mani di lui, che ben presto la portarono ad un violento e dirompente godimento.
Scusate la lunghezza iperchilometrica, ma l'ho scritto veramente di getto, così come mi è balenato nella mente e non volevo modificarlo, altrimenti non sarebbe stato completo spero di non annoiare troppo
Ciao Irene,
per essere scritto di "getto" come dici è un bel raccontino: la bella segretaria, il ritardo, l'ufficio, situazioni classiche per noi dell'ambiente, forse troppo, mi hanno fatto pensare persino al celebre "[i:1txec7c3]Secretary[/i:1txec7c3]".... ma che funzionano sempre nella narrazione di genere, brava.
ciao,
Keith
L'ambientazione è molto classica, direi. Però hai un bel modo di scrivere, il racconto coinvolge anche se le dinamiche non sono originalissime e, comunque, è bello anche leggere trame "vecchio stile" scritte con una narrativa fresca e moderna, come la tua
Poi, se l'hai scritto di getto, immagino quanto sarà più godibile uno dei tuoi racconti scritto più con calma
Una domanda che sarà stata fatta ventordici volte che differenza c'è nel postare un racconto di qua o in "elogio della sculacciata"? Quelli che vanno di qua dovrebbero essere più vicini a situazioni realmente vissute?
Anche a me è piaciuto
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca