Con A è successo e basta.
Siamo andati in camera mia, si è seduto sul letto e io mi sono sdraiata sulle sue gambe. Ha cominciato a massaggiarmi e poi piano, quasi delicatamente, a sculacciarmi. È andata avanti così per circa un’ora e mezza: carezze e sculacciate sempre più forti. Poi, quando io ne volevo ancora, un lungo abbraccio, la crema e adieu.
Con B non è stato così facile.
Avevamo già litigato in chat e avevo deciso che non l’avrei incontrato. Poi è successo qualcosa, non so se ha detto le cose giuste o se le ha dette nel momento giusto, ma sta di fatto che gli ho dato appuntamento. 13:31 un solo minuto di ritardo e già chiama mentre mi guardo allo specchio. Decido che è il caso di farlo aspettare di più del previsto.
14:04 arrivo all’ingresso del parco, lui non c’è e quindi io non smetto di camminare. Mentre sto entrando mi accorgo con la coda dell’occhio di quel tizio con gli occhiali scuri che ha accelerato il passo e si avvicina all’entrata. Non mi fermo. Mentre cammino sotto gli alberi sapendo che lui mi sta seguendo, mi chiedo cosa stia pensando e soprattutto cosa succederà adesso. Tutte le panchine sono occupate, ma vedo una specie di casetta e accelero. Giro dietro il muro della casa, la porta e tre gradini, mi siedo. Ho il respiro accelerato, e il cuore fermo a metà della gola impedisce all’aria di entrare in quantità sufficiente. Lui finalmente sbuca da dietro il muro, quasi timido, mi vede e con piglio sicuro viene a sedersi accanto a me.
14:20 non sembra un serial killer. Gli dico che non possiamo andare insieme, devo salire a casa a controllare che il mio coinquilino sia uscito e quindi dovrà aspettare uno squillo. Gli do l’indirizzo, svelo il nome sul citofono e gli spiego come arrivare su e non perdersi nel groviglio di scale. Poi semplicemente mi alzo e me ne vado.
14:54 sono seduta sul divano, fumo guardando il telefono che finalmente squilla.
“Mi stavo chiedendo se avessi aspettato abbastanza.”
“L’avevo capito!”
14:55 suona il citofono. Non rispondo, lo guardo. Suona di nuovo e mi fa sussultare. Allora apro.
15:17 sta ancora passeggiando per la stanza e mi fa domande stupide su quello che vede in giro, dal vino al mono pattino. Ogni tanto si avvicina, io mi allontano; poi si allontana, io mi avvicino. Sono molto tesa, continuo a mordicchiare il bordo del bicchiere di plastica con l’acqua e a chiedermi quando comincerà, quale sarà il pretesto. Mi ritornano in mente le sue parole “io punisco quando serve”, ma evidentemente non è servito farlo aspettare né trattarlo male, né dominare continuamente la scena. Vuol’essere provocato apertamente?
15:25 sta volta indietreggiando sono finita con le spalle al muro. Lui è più alto di me, mi guarda sorridendo soddisfatto, io dal basso scuoto la testa.
“smettila. Perché io mi difendo, e poi tu te ne penti”
Ride “ah si? E che fai?”
Non lo faccio finire e gli svuoto il bicchiere d’acqua addosso facendo attenzione a conservarne un po.
Si guarda la camicia “e io adesso che dovrei fare?”
Gli guardo la camicia “ti dovresti asciugare”
Mi afferra i polsi “ragazzina!”
Ed io, calma, “attento… ragazzino”
“perché sennò?”
Anche se mi tiene ferma, riesco a versargli il resto dell’acqua direttamente in faccia facendo sussultare il bicchiere. ( È fatta! ) Si siede sul letto e prova a tirarmi sulle sue gambe. ( o forse no?) Non glielo faccio fare, e allora si alza e mi spinge sul letto buttandosi sopra di me. ( si, adesso si) Con le gambe blocca le mie, con un braccio sotto la pancia mi blocca il busto e comincia a sculacciarmi fortissimo.
“chiedi scusa”
“xxx!”
Altri dieci o venti colpi, non lo so. Tanti.
“ho detto chiedi scusa”
“e io ho detto xxx!”
Ancora, e stavolta tutti nello stesso punto. E stavolta mi lamento, mi agito, mordo la coperta, cerco di pararmi con le mani ma non ci arrivo. Ho il fiatone, sono arrabbiata, brucia da morire. Smette.
“Adesso puoi chiedere scusa?”
“Parliamone!”
Un altro colpo sempre nello stesso punto. “ma quanto sei testarda!”
“ahia”
Poi un altro “e di che cosa vuoi parlare?”
“io te l’avevo detto di stare attento, che se ti fossi avvicinato te ne saresti pentito. È colpa tua!”
“ma allora non ti è bastato? Non l’hai capito? devi chiedere scusa!”
“ma allora tu non l’hai capito xxx?”
Stavolta per colpirmi si solleva e toglie il braccio che mi bloccava il busto, ne approfitto immediatamente per divincolarmi, ma ovviamente è più forte di me e di nuovo mi acciuffa e mi si siede sopra. Adesso ha il mio sedere a portata di mani… si, adesso può usare entrambe le mani. Per un attimo ho quasi paura, ma invece lui è contento, mi da giusto un paio di colpi e poi comincia ad accarezzarmi e a fare apprezzamenti sul mio povero culetto. Mi abbassa i pantaloni, e mi descrive il colore che hanno le mie chiappe, così, allegro e fiero della sua opera. Non può essere. Mi arrabbio e riesco ad afferrargli la caviglia giusto il tempo di dare un piccolo morso e strappare qualche pelo. Mi colpisce con entrambe le mani, abbassa anche le mutandine, continuando a colpire e a cercare di farmi capire che non è bene essere così testarda. Allora allungo le mani per difendermi e lui mi blocca entrambe i polsi, ma appena cerca di lasciarmi sono io che lo afferro.
Ecco, adesso lui è seduto sopra di me, ma sono io che gli blocco le mani.
Ecco, adesso non si potrebbe stabilire chiaramente chi fra i due stia dominando l’altro.
“non te ne ho date abbastanza?”
“diciamo che me ne hai date troppe, te ne dovrei dare qualcuna io”
Si libera e mi sculaccia ancora. Ma io mi faccio malissimo e si capisce bene, quindi smette subito e si sdraia accanto a me con la chiara intenzione di consolarmi. Ma io non voglio essere consolata, continuo ad essere rigida e a guardarlo con una fra le mie migliori espressioni di sfida. Il mio orgoglio lo stupisce, credo che gli piaccia, mi tira a se e prova a baciarmi. Mi sposto sperando che la cosa sia chiara, mi da qualche bacio sul collo, mi allontano, mi tira a sé.
“no.”
“cosa no?”
“Niente baci.”
Fa sì con la testa, si abbandona e chiude gli occhi. Lo guardo. Lo osservo a fondo, i peli della sua barba che escono dalla pelle, le sopracciglia, le orecchie, la bocca, gli occhi, chiusi.
“non hai chiesto scusa”
“non ce la faccio”
“Vieni qui”
E adesso mi va, ho voglia di annusare un po di uomo, e ho voglia di prendermi qualcosa, di lasciarmi andare un pochino. Ma dopo un paio di minuti lui prova di nuovo a baciarmi. Allora con calma senza alterare la voce, quasi sorridendo e parlandogli come ad un bambino di tre anni, gli spiego qual è la mia visione dello spanking e che sono io che comando su questo punto. E se non gli sta bene se ne può andare, ma io non transigo. Lui non capisce, crede che scherzi e prova a darmi un altro bacio. Così gli mollo uno schiaffo. Vedo il guizzo d’ira nei suoi occhi e la cosa mi diverte moltissimo. Lo accarezzo subito, lo tranquillizzo cambiando il tono di voce, inclinando il capo.
“schhh… calma. Te l’ho detto che su questo punto comando io. E devi stare buono, altrimenti ti faccio male”
“come vuoi. Ma devi capire che sono io che faccio male a te”
Gli mollo un altro ceffone ancora più forte del primo, e sta volta riuscire a calmarlo è difficilissimo. Devo sfoderare tutte le mie armi, ma alla fine ce la faccio un’altra volta e mi sdraio accanto a lui. Ma la tentazione fa l’uomo ladro e appena i miei occhi scorgono una bottiglietta sotto il comodino comincio a sorridere. Lentamente allungo la mano per prenderla e la maledetta fa rumore. Lui si alza di scatto, eccomi con le mani nella marmellata. Mi toglie la bottiglia e la lancia il più lontano possibile. Poi mi prende le caviglie, solleva le gambe e guardandomi negli occhi:
“adesso ti faccio male” e molla il primo colpo.
“non mi fai niente” resto immobile.
“togliti subito quell’espressione di sfida dalla faccia” secondo colpo.
“perché?”
“Perché ho detto che ti faccio male.”
“Non mi fai niente.”
Un colpo fortissimo che quasi mi spezza il fiato, ma resto ferma con le gambe in su e la testa in giù a cercare di lanciargli attraverso gli occhi tutto l’odio che sento dentro.
“Fa male si o no?”
“No!”
Ancora più forte, cinque, sei colpi. Io non muovo un muscolo, ma la mia espressione è sempre più feroce. Ad ogni colpo continua a ripetere la domanda ed io continuo a ripetere la risposta. Ma quasi non riesco più a stare ferma. Mi divincolo, scappo, ma ogni volta mi sembra di finire in una posizione peggiore. Dal letto a terra, continuo ad andarmene e a prenderle. Lui continua a prendermi e a darmele. E ogni volta ripete:
“fa male si o no? Si o no? Rispondi”
Ed io rispondo no, ma quando non ce la faccio, quando brucia troppo, resto zitta. E la domanda continua ossessivamente. Alla fine comincio a dire basta, con una vocina tenera e supplicante. Ma all’ennesima volta che mi pone la stessa domanda, io comunque rispondo no e lui me le suona guardandomi:
“si vede benissimo che non ce la fai più. Dillo che ti fa male, dillo e io smetto”
“non ce la faccio”
Alza il braccio in aria, io chiudo gli occhi e mi contraggo. Allora mi accarezza, molla piano la presa e mi tira verso di sé. Sono a cavallo su di lui e lo guardo sempre allo stesso modo. Cerca di abbracciarmi.
“com’è che non ti sono bastate? Il tuo sedere è ridotto malissimo e tu continui ad avere quell’espressione di sfida.”
“sarà che non mi hai fatto male”
Ovviamente mi colpisce ancora e io lo abbraccio dicendo subito: no, no aspetta, basta basta. E smette.
“Non hai chiesto scusa e non hai ammesso il dolore. Basta solo se prometti di non vantarti.”
“Tu mi prometti di non darmene più?”
“Se prima tu prometti di non usare questa cosa per vantarti.”
“ questo non lo so. Però se tu mi giuri che non me ne dai più facciamo una cosa.”
“Che cosa?“
“Una cosa”
“non mi fido”
“ma che posso fare?”
“non lo so, sei pericolosa”
“allora facciamo che in caso prima di darmele conti fino a 30, va bene?”
“ Va bene”
Mi alzo e gli dico di stare seduto, prendo la crema e mi sdraio sulle sue ginocchia. E mentre mi spalma la crema penso che forse ne voglio ancora. Appena finisce mi copro e ricomincio a provocarlo.
“ne vuoi ancora”
“forse si”
“1…2…3…4…5…6….7…8…9…10”
Gli tappo la bocca
“aspetta, aspetta. Ho cambiato idea”
“meno male”
“è che non mi hai neanche fatto male”
“come vuoi : 11…12…13…14…”
Prendo il telefono 19:40
“mi sa che adesso devi andare”
“ma come?”
“alle 20 torna il mio coinquilino”
“c’è giusto il tempo di dartene un altro po.. 15, 16,17, 18”
“no, ho detto che adesso te ne devi andare”
“va bene, ma cerca di essere cortese, altrimenti aspetto che arrivi il tuo coinquilino e te le do davanti a lui”
“certo che sei proprio strxxx”
“19,20 21, 22, 23, 24”
Gli tappo la bocca
“ascoltami, adesso è ora che tu vada, con calma e cortesia.”
“sei tu che devi essere calma e cortese”
“si, è lo stesso”
“no, non è lo stesso”
“te ne vai per favore?”
Si alza e nel tragitto fra la mia camera e l’ingresso arriviamo a 29. Apro la porta e gli faccio cenno di uscire senza accennare a salutarlo. Lui esce e mentre sto chiudendo gli dico:
“ e comunque ho vinto io”
“30” ma la porta è già chiusa.
20:00 mi guardo il sedere allo specchio.
Con A volevo solo provare che effetto faceva prenderle. Ma da B volevo qualcosa di più, volevo qualcuno che riuscisse a tenermi testa. E' stato divertente, ma non l'ho trovato.
E adesso cerco C, disperatamente!
...eccomi...
Ciao cleo.
Ma come li trovi? (-: ne voglio uno anche io :'D dai 50 anni in su, affascinante, libero, forte, tanto forte da non temere di farmi vedere le sue debolezze. E che pensi a me, che si ricordi di me.
Non hai trovato quello che cercavi, ma hai comunque due belle storie da raccontare e sensazioni preziose.
Quello che cerchi forse non lo puoi cercare apposta, e neanche andare per tentativi. Accade e basta (-:
Ma quante pretese avete, una e due!
Per te va bene chiunque? (-:
Dai le mie non sono chissà quali pretese. Vorrei solo non essere chiunque.
Ciao cleo, complimenti vivissimi per il racconto che ho letto con un trasporto ed un pathos notevoli.
Dallo stesso si evince una tua forza interiore, ma molto più che forza, direi una ferrea determinazione a voler praticare senza se e senza ma, senza fronzoli e scuse varie, proprio perchè, come ben dici poi successivamente, hai capito che funziona come il mondo reale.
Tutto sembra girare attorno a te...ad esempio anche quando racconti del tizio con gli occhiali scuri, tipo maniaco, sei sempre te a tener la "scena".
Bel personaggio, davvero!
[b:2bpvuivj]Cleo[/b:2bpvuivj] io sono rimasta un po' perplessa leggendo la tua esperienza, è come se nella tua testa ci fosse un copione che lui ignora ma a cui deve attenersi improvvisando, a patto che indovini le tue fantasie.
Il pretesto creato ad hoc, la sfida a oltranza in cui manca lo scambio dialettico ma si riduce a un braccio di ferro dove uno dei due cede per sfinimento.
Poi la questione del bacio, se quello è un limite (un[i:2bpvuivj] paletto[/i:2bpvuivj] si diceva anni fa) lui deve saperlo dall'inizio e deve attenervisi senza bisogno di prenderlo a sberle
Nell'insieme mi dà una sensazione di situazione concordata, asettica.
Non è un giudizio nei tuoi confronti, penso solo che difficilmente troverai piena soddisfazione perchè sembra che nello spanking tu cerchi la drammatizzazione, la messa in scena di impulsi, emozioni che non hanno trovato altro sbocco.
Bel racconto !
Interessante almeno per me, 50 anni, imprenditore, bella presenza, grande esperienza !
Ciao Cleo! Che peperino che sei Facci poi sapere come sarà C ehehe
scrivi molto bene.
secondo me dovresti provare a stare dall'altra parte della barricata
Che bella lettura e che peperino ... che sei monellina diciamo che hai portato un po di novità su questo forum, dopo un bel po di tempo che non entravo ho letto qualcosa di interessante
Cleo mi è piaciuto molto il racconto della tua esperienza, è scritto davvero bene.
Non so che cosa tu stia cercando. Leggendo mi è venuto in mente il mito di Atalanta: sicura di essere imbattibile, promise di sposarsi solo con chi l'avesse battuta in una gara di corsa. Un giovane che di lei era davvero innamorato chiese aiuto ad Afrodite e riuscì a batterla distraendola con tre mele d'oro: le lasciava cadere e la ragazza si fermava a raccoglierle. Ecco, io penso che uno spanker che tenga davvero a te, che ti voglia bene (non che sia necessariamente innamorato) troverà il modo di "batterti" (in tutti i sensi ). Forse C o forse D (come disciplina...). Spero per te di non dover scorrere tutto l'alfabeto
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca