Da mesi leggo i vostri racconti, e oggi mi sono sentita ispirata anche io.
Spero di non essermi dilungata troppo nell'introduzione, ma mi sembrava necessaria e ora non ho troppa voglia di rileggerla per sintetizzarla...
"Cosa diavolo vuol dire questo?!" Marco si prende cura di lei da quando, due anni prima, l'aveva trovata in lacrime in mezzo alla strada che prendeva a calci la bici rotta, in ritardo per un esame che non avrebbe poi sostenuto e dopo aver sbagliato un calcio di rigore in partita.
"Cos'è questo?" le sventola davanti agli occhi un plico di fogli, sparsi, disordinati e stropicciati.
Al tempo, solenne, aveva detto "Hai bisogno di qualcuno che ti guidi", e lei, grata, si era lasciata guidare, incoraggiare, correggere.
"Devo scrivere la tesi, devo scrivere la tesi, salti un allenamento su due da settimane, per sta cacchio di tesi". Sì, perchè prima di tutto, Marco era il suo allenatore... Aveva 25 anni, due più di lei, e la conosceva da 5, quando, ai provini per la formazione della squadra, l'aveva indicata al presidente, sicura e determinata, e aveva sentenziato "lei sarà il capitano".
Ora Marghe guarda in basso, non proferisce parola. Non ha proprio nulla da dire, aspetta solo che la ramanzina finisca e che lui le comunichi il suo destino. Meritato, per altro... senza dubbio meritato. Quando alla fine dell'allenamento si era sentita convocare in ufficio, aveva tentato disperatamente di inventare una qualche scusa: "non ce l'ho, l'ho dimenticata"... ma per la dimenticanza sarebbe stata punita lo stesso, e poi, recuperata la tesi, di nuovo. "Voglio prima farla vedere al professore", ma no, lui non l'avrebbe mai accettato. Salendo le scale con il borsone a tracolla aveva pian piano smesso di rimuginare, ammettendo con se stessa la sua colpa e domandandosi come diavolo avesse potuto essere così stupida, chiedendosi fin quando avrebbe rimandato se Marco non fosse intervenuto.
Lui continua a guardarla con i fogli in mano, entrambi sono in piedi davanti alla scrivania.
"Voglio una spiegazione Marghe". Lei continua a fissare i suoi piedi, ostinata.
"Margherita guardami e rispondi" insite, gelido.
Apre la bocca una, due volte, senza emettere alcun suono.
"Allora?!" sbotta lui, alzando la voce.
"Io... boh... non so..." balbetta lei.
Suona il telefono, provvidenziale. "E allora pensaci!", ringhia lui, la prende per un braccio e la gira, faccia al muro, nell'angolo di fianco alla scrivania. Con un gesto deciso le tira giù i pantaloni della tuta e le mutandine, poi si siede e risponde. Marghe non ascolta la telefonata, probabilmente Marco parla con qualcuno dell'amministrazione.
Continua a fissare il muro davanti a lei, rabbrividisce quando la corrente le sfiora gambe e culo nudi. Sulla parete, c'è un piccolo buco senza vernice, si concentra su quello, cerca di scacciare dal fondo della pancia quella sensazione di agitazione e impazienza.
La telefonata è finita, lui non accenna ad alzarsi. Rumore di fogli, sta di nuovo guardando la tesi!
Che palle, quanto vuole aspettare ancora?! Appoggia la testa contro il muro... ciaack! il primo colpo, improvviso; non deve nemmeno alzarsi, gli basta allungare un po' il braccio. "Dritta!" ordina.
Passa ancora qualche minuto, ormai la ragazza sa che lui la sta osservando. Rumore di sedia, si è alzato, finalmente.
"Allora?" chiede, di nuovo.
"Be', allora... io... ecco..."
"Basta così" la prende per l'orecchio e se la trascina sulle gambe.
Ciack! il primo colpo, per la verità, è quasi piacevole, non fa ancora male, rompe il ghiaccio e l'attesa. Ciack... e il secondo serve solo a rendere un po' più concreto il primo.
Ciack ciack ciak.. dal terzo la cosa inizia a farsi un po' più seria, e Marco ricomincia a parlare: "Nemmeno dieci fogli di pagine scritte e ricancellate, di disegnini a margine e di note senza nessun nesso logico tra loro! Voglio sapere che cosa hai fatto negli ultimi giorni". E colpisce, a ritmo costante, alterna i colpi da una chiappa all'altra, poi in basso, poi in alto, copre ogni zona, ogni centimetro del culetto sodo che già comincia ad arrossarsi.
"Scusa..." sussurra la ragazza con voce flebile, mentre il bruciore dei colpi comincia a farsi sentire.
"Voglio- ciaaack- sapere- ciaaack -che cosa- ciaack- hai fatto - CIACK CIACK CIAACK!"
"Ahiiii... io non lo so... aaahii! Probabilmente... ahii.. ho perso tempo in cose stupide! Aaaah mi sono distratta!" e scoppia in lacrime. Non tanto per il dolore, ma per l'umiliazione, per il senso di colpa, perchè per la sua tesi si preoccupa molto più Marco di lei, perchè a lui importa davvero, e lei non riesce nemmeno a trovare una motivazione per il suo nulla.
"Brava, e prova a distrarti adesso" ribatte lui con voce gelida, sordo ai lamenti e ai singhiozzi. Prende i fogli incriminanti, maledetti fogli, li arrotola stretti e comincia a sculacciarla con quelli, scarica sul suo sedere indifeso tutta la sua colpa, tutte le sue mancanze.
"Baasta aaaahi per favore basta, scusa!"
"Smettila, perchè non ho nessuna intenzione di fermarmi".
"Dai marco.. aahii.. ti prego! alla fine qualcosa ho scritto!"
Lui si ferma, di botto. "Qualcosa hai scritto?"
Si morde la lingua. Ma è troppo tardi, il danno ormai è fatto. Non tenta nemmeno di rimediare, non può. "No davvero, qualcosa hai scritto?" le riafferra l'orecchio e la tira su, in piedi. Pianta gli occhi ardenti di rabbia in quelli di lei, attende la risposta. E margherita distoglie lo sguardo, scuote un poco la testa, per quanto le sia possibile dalla presa salda di lui sull'orecchio.
"Infatti", la piega sulla scrivania, le getta i fogli davanti agli occhi.
"Perchè se hai fatto qualcosa" si allontana apre il borsone della ragazza e ne tira fuori qualcosa.
"... se hai fatto qualcosa..." è di nuovo vicino, dietro di lei.
"... dimmi cosa!" e colpisce. Dannazione è la spazzola. Non avrebbe dovuto portarla, ma dopo l'allenamento in doccia le serviva!
"Spiegami un po'- e accompagna le parole con ulteriori colpi- qual è il tuo progetto, una scaletta, un indice...".
Margherita cerca di stare ferma, afferra i fogli e comincia a sfogliarli, ma non c'è niente, davvero niente di utile sopra. Gli occhi si riempono di lacrime, di nuovo.
"Non c'è... non l'ho fatto" singhiozza.
"Allora forse..." raffica di colpi veloci sulla natica destra "forse è il momento di cominciare, non credi?" di nuovo, sulla sinistra.
Ora non vuole più stare ferma, muove le anche da una parte all'altra per cercare di schivare la spazzola, il sedere in fiamme; strizza gli occhi, alcuni lacrimoni cadono sui suoi fogli, l'inchiostro si sbava... poco male, la punizione lava via la colpa.
"Per favore.. aaah.. basta Marco ti prego ho capito.. aahiiii... appena smetti comincio te lo prometto".
"No. Comincia adesso" continua, con colpi lenti ma decisi, alternati.
Lei alza la testa dai fogli, confusa. Adesso? Come può strutturare una tesi di laurea mentre è piegata a culo nudo sulla scrivania, e il suo allenatore la sta punendo come una bambina capricciosa? Fissa il muro davanti a lei: "Io.. ah... voglio parlare dell'analfabetismo".
"Wow complimenti! Hai addirittura scelto l'argomento!" ribatte Marco con crudele ironia, e continua a colpire. Lei china di nuovo la testa, ammutolisce.
"Continua Marghe, perchè io non mi fermo".
Riporta gli occhi sul muro "Penso che... aahi... che comincerò dall'etimologia della parola analfabeta... ahii... an, alfa privativo, non. Alfabeta. Senza alfabeto. Aahii ...Quindi senza capacità di scrivere e leggere. All'inizio parlo di come, fino al '900, il concetto di analfabetismo... aahi... il concetto di analfabetismo confermasse la sua etimologia, gli analfabeti erano, propriamente, coloro che non sapevano leggere nè scrivere. Aaah... poi... poi continuo con il grande progresso dell'alfabetizzazione negli ultimi due secoli, e il conseguente aumento di bla bla bla...".
Marco fa un passo indietro, la fissa mentre parla. Via via che il discorso proseguiva, lui ha rallentato, i colpi sono diminuiti. Ora si è fermato, ma Margherita sembra non essersene nemmeno accorta, continua con il suo discorso, ormai lanciata. E' sicura. Sicura e determinata, come quel giorno in cui lui l'aveva vista giocare a calcio, e lei era diventata il capitano della sua squadra.
Margherita è sicura e determinata. Ma lo è solo nel suo elemento. Ed è nel suo elemento se è su un campo di calcio. E' nel suo elemento con le lettere. Ma il mondo, quello non fa per lei; la vita di tutti i giorni, la gestione delle faccende quotidiane, l'organizzazione, quelle sono cose che non riesce a capire, cui non riesce ad adeguarsi. Qualcun altro deve farlo per lei. O, almeno, qualcuno deve portarla a farlo.
Complimenti rifel,
tutt'altro che "analfabeta" il tuo primo racconto, anzi, godibile e scritto in un italiano corretto; lo "spanker allenatore" fa parte dei [i:2mnq4a34]topos[/i:2mnq4a34] del genere, come la segretaria, il professore o la studentessa... ma sento che c'è parecchio di autobiografico qui, almeno come ambientazione... sbaglio?
ciao,
Keith
Macchè, magari atobiografico...
BRAVA! Racconto leggibile, godibile. Come esordio poi, nulla da invidiare a tanti.
Mi è piaciuto molto Rifel, scritto con stile semplice ma scorrevole e coinvolgente. Brava, ottimo esordio
Rifel è molto carino e si legge bene!
Se avessi avuto un tutor così forse mi sarei laureata!
Pensandoci, probabilmente è più difficile convincermi a fare sport che a studiare!
Mi piace un sacco!
Molto carino e ben scritto
Anche a me é piaciuto un casino, lo hai reso molto realistico!
Sì, concordo, è realistico ed è anche tenero
E' vero che la dinamica allenatore - atleta è un classico, ma il modo in cui è scritto lo rende originale e godibile, la trama si rivela pian - piano ed è molto dolce la parte finale
Ehilà!!
Torno, ancora una volta, in tempo per ringraziarvi dei complimenti!
Magari tra un po', se ritrovo l'ispirazione, scrivo qualcosa di nuovo... per il momento mi rimetto a leggere le vostre novità!
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca