Vanessa
- Capitolo 1 -
Ciao, mi chiamo Vanessa, ho 26 anni, sono del Toro, infatti sono nata il 24 Aprile. Lavoro come segretaria presso uno studio notarile, oramai sono più di 6 anni che vi lavoro, mi trovo bene, sono molto apprezzata sul lavoro ed anche fuori dal lavoro, il mio capo, il Notaio, mi vuole bene, a suo modo, mi vuole bene. Il mio lavoro mi piace, non è che sia stressante, magari richiede una grande concentrazione, sapete com' è’, il Notaio firma solo gli atti, sono le segretarie come me che li compilano; all’inizio, quando ero solo una apprendista, qui lavoravano altre 4 ragazze, poi pian piano si sono sistemate chi si è sposata, chi si è trasferita... insomma, alla fine sono rimasta sola, tutto il lavoro sulle mie povere ed indifese spalle, ma anche il volume di affari del Signor Notaio si è ridotto, infatti, ora lavora quasi esclusivamente con una 10ina di società ed un numero non meglio precisato di privati, tutti dell’ambiente sociale a cui il Notaio appartiene; beato lui, già da Notai si guadagna bene, poi Lui essendo figlio, nipote ecc. ecc. di Notai, è ben sistemato.
Il mio capo, è un uomo ancora piacente, molto snello, ma non più giovane, infatti è sui 55 anni, devo dire, sinceramente, ben portati, sin dal primo giorno di lavoro me ne sono innamorata, si, lo so, potrebbe essere mio padre, ma è bello come un dio pagano, ha un viso altero e puro, gli occhi sono la sua vera potenza, dice tutto ciò che serve con gli occhi, sono neri, profondi, a fissarli troppo a lungo ci si sente perdere in essi, la volontà si annulla, si annichilisce, insomma, per me è un dio e come tale va trattato.
La mia vita privata, non esiste, infatti passo tutta la mia giornata ufficio, dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00, nelle due ora di pranzo, a volte sono a pranzo con il Signor Notaio, a volte da sola, ma spesso con qualche cliente, in quei casi, mi vengono pagati gli straordinari, ma per fortuna lo stipendio è alto, beh abbastanza, tenendo conto che lavoro 5 giorni a settimana, guadagno all’incirca sui 2.000.000 al mese, ho 30 giorni di ferie all’anno, e una settimana per andare a sciare l’inverno. Durante la settimana, poi, 3 giorni a settimana stacco un po' prima, mediamente se non ci sono cose importanti da svolgere, verso le 17:30, e vado in palestra, grazie al Notaio che ne conosce il socio di maggioranza, mi hanno iscritta come socia a vita al ROMAN SPORT CENTER sotto al galoppatoio di Villa Borghese.
Per me la forma fisica è molto importante, stare bene con il proprio fisico significa anche stare bene con la propria psiche, significa godere appieno delle bellezze della vita, ed aiuta a sopportare meglio le difficoltà; tra l ‘altro, la palestra è ottima per sfogarsi e rilassarsi dopo una giornata particolarmente gravosa; e poi, in fondo, amo mantenermi in forma, perché il mio corpo è bello, mi piaccio.
Come sono fatta? Già fino ad ora non mi sono descritta, normalmente non lo farei, in quanto non sono una a cui piace vantarsi, solitamente amo che mi si facciano i complimenti, adoro riceverne, ma oggi farò uno strappo alla regola:
Altezza........................170 cm.
Peso............................60 Kg.
Seni............................98 cm.
Vita............................60 cm.
Fianchi.........................95 cm.
Capelli.........................Ricci, Neri, Lunghi.
Occhi...........................Neri.
Carnagione......................Scura [d’estate]
Quindi come potete vedere sono una come tante, l’unica cosa in cui differisco dalle mie amiche e conoscenti, è il modo di vestire, il portamento e l’abitudine a trattare con la gente che deriva dal mio lavoro, ho un paio di amiche che sono delle dee, vere dee, bellissime, a volte le invidio, a volte però..., infatti quando siamo insieme, le prime occhiate d’apprezzamento sono sempre per loro, immancabilmente per loro, poi alla lunga esco fuori io.
Sulla mia vita sentimentale che dire... potremmo dire che non ve ne è una, infatti non sono fidanzata, non ho nemmeno un ragazzo, ma ciò non vuol dire che non sia libera, in effetti “appartengo” a qualcuno in particolare, i giovani della mia età o poco più grandi mi sembrano insipidi, impacciati e approssimativi, preferisco gli uomini maturi, molto maturi, l’uomo cui “appartengo” tutt’ora, colui che mi possiede, è un bell’uomo sui 55 anni, un vero dio pagano!
Immagino abbiate capito a chi mi riferisco, sin dal mio primo giorno di lavoro mi sono sentita attratta da Lui, irrimediabilmente, anche se allora non sapevo esattamente cosa fosse il sentimento che mi abbagliava non appena il Suo sguardo si posava sulla mia persona, mi sentivo trapanare fin nel fondo dell’anima dal suo sguardo, mi sentivo frugata, perquisita ed inquisita; divenivo rossa, iniziavo a balbettare e mi salivano le lacrime agli occhi.
Bisogna proprio dire che ero una vera imbranata all’inizio, ero appena uscita dalla scuola, mi ero da poco diplomata con 60/60 in Ragioneria, mio padre era morto due anni prima del mio diploma, vivevo con la mamma, e dovevo accettare qualsiasi lavoro mi fosse stato proposto. Fortuna volle che il portiere dello stabile presso cui abitavamo avesse la figlia che lavorava presso un notaio, al quale occorreva una ragazza di supporto, fui presentata, esaminata e giudicata abile, venni così arruolata, per un periodo di prova di tre mesi, allo scadere dei quali Lui avrebbe deciso se tenermi o meno.
Il primo giorno fu tragico, ogni volta che lui appariva mi tremavano le mani, mi cadevano i fogli, insomma un disastro; tutti si erano resi conto dello stato d’animo in cui venivo a trovarmi non appena Lui appariva dalla porta del Suo studio, e sono certa che Lui stesso dovesse essersene reso conto.
Comunque, i giorni passavano ed io progredivo nei miei compiti, e progredivo tanto più velocemente quanto più Lui passava il tempo fuori dall’ufficio, sovente ero io ad andare alla posta di P.zza Mazzini a spedire raccomandate vaglia ecc. ecc. ed erano per me i momenti più belli, lontano dalla sua presenza. Strano, quando lui era nei paraggi desideravo ardentemente che non si avvedesse della mia presenza, ma non appena sembrava ignorarmi, ecco che combinavo qualche casino per attirare la sua attenzione. Il tempo passava, ed io divenni una brava segretaria, con l’unico neo dovuto alla mia totale soggezione verso il Notaio, più di una volta nell’ultimo mese venni invitata nel suo studio, sempre per una ramanzina, alla fine del periodo di prova un Venerdì sera di fine Novembre, mi chiese di fermarmi un poco dopo l’orario di ufficio, disse che doveva comunicarmi le sue decisioni riguardo al mio futuro. Le altre ragazze, mi sorrisero, e mi dissero che non ne sapevano nulla della decisione presa, ma che quando era stato loro richiesto un parere mi avevano appoggiata in pieno. Mi salutarono e uscirono.
Rimasi alla mia scrivania, immobile, tremante, e rivissi i tre mesi appena trascorsi, valutai e mi misi a piangere, conscia del fatto che il bilancio era in passivo. Passò una mezzora, alla fine la porta dell’ufficio si aprì e Lui comparve nel vano della porta, scattai in piedi, mi lisciai la mini che mi arrivava poco sopra al ginocchio e mi avviai verso il patibolo. MI fece accomodare in una poltroncina di fianco alla scrivania, mi sedetti e la gonna risali lungo le cosce, Lui si sedette a metà sulla scrivania proprio di fronte a me, mi guardò a lungo, intensamente, potei quasi sentire il suo sguardo che mi carezzava le cosce esposte, poi una sciabolata colpì i miei occhi, sembrò frugami fin nel profondo del mio intimo, non riuscii a sostenere il suo sguardo, e di conseguenza abbassai il capo.
Iniziò dicendomi che il lavoro da me svolto fino ad allora non era stato poi tanto male, ma che a lui occorreva una ragazza spigliata, fredda e lavoratrice. Ed io purtroppo avevo solo la terza qualità mi disse anche che sebbene mi comportassi come una imbranata, di sicuro non lo ero, e che il modo migliore per aiutarmi a crescere sarebbe stata una sonora sculacciata (al ché divenni rossa rossa) ogni qual volta avessi fatto un qualsiasi casino, ma, disse, questa era una decisione che spettava solo a me, per cui, allo stato attuale delle cose, non conveniva allo studio avvalersi della mia collaborazione.
Sebbene mi aspettassi una tale decisione, il mondo sembrò crollarmi addosso, certo avrei trovato un altro lavoro, ma come senza le referenze che qui mi venivano negate? Iniziai a piangere, le lagrime mi scorrevano lungo le guance, copiose, e nel suo sguardo freddo ed impassibile vi era come uno strano sorriso; gli chiesi una proroga di almeno un mese, giurando che avrei fatto del mio meglio per migliorare; ma fu irremovibile, disse che lo studio aveva delle regole ben precise e che proprio il rispetto di tali regole, garantiva il lavoro di tutti loro. Si alzò e si sedette poi dietro la scrivania alla sua poltrona, e inizio a contarmi il denaro e le spettanze che avevo maturato in quei tre mesi.
Cercai febbrilmente nel mio cervello una scappatoia per restare a lavorare li, e d’improvviso mi parve di risentirlo mentre mi dice che per me sarebbe stato il caso di sculacciarmi a piè sospinto per ogni casino commesso. Mi sembrava assurdo che si potesse sculacciare come una bambina una donna di 20 anni, ma il pensiero di essere sculacciata da Lui mi infiammò, mi spaventai, ma ero sempre più attratta dalla scena che io stessa mi stavo immaginando; presi coraggio, mi schiarii la gola, alzò lo sguardo dai conti, allora dissi tutta d’un fiato: La prego mi offra un’altra possibilità, come ha detto lei, mi punisca, mi... mi... sculacci pure ad ogni mio sbaglio, ma la scongiuro, non mi cacci via!
I suoi occhi mi trafissero come due spilli, si alzò mi venne incontro, e mi chiese di ripetere, ripetei la richiesta, e Lui allora mi chiese se sapessi di cosa stessi parlando, io singhiozzai, ed annuii, allora mi disse che si, avrebbe acconsentito, mi concedeva ancora tre mesi, durante i quali a suo insindacabile giudizio sarei stata punita ad ogni errore, da Lui stesso o da chi per Lui, solo se accettavo questa condizione mi avrebbe permesso di restare.
Non riuscivo quasi a respirare, ansimavo, da chi altri mi avrebbe fatto sculacciare come potevo giustificare ad estranei la mia condotta? Comunque, accettai, sarebbe stato stupido ritirarsi proprio ora. Mi chiese se fossi mai stata sculacciata prima d’ora, risposi di no, allora, mi disse che sarebbe stato necessario che lo fossi subito, così almeno avrei saputo cosa aspettarmi ad ogni errore, e mi avrebbe permesso anche di decidere poi a casa a mente fredda sulla decisione presa li su due piedi, e che mi chiedeva di riformulare il successivo lunedì mattina. Accettai, allora lui facendomi alzare mi disse che mentre Lui si andava a sciacquare in bagno, dovevo alzarmi la mini sino alla vita, abbassarmi le mutandine sino a metà cosce e piegarmi sullo schienale della poltroncina dal lato della porta, quindi con i piedi a terra e le mani sul cuscino e il ventre poggiato alla spalliera, mi disse di attenderlo così, a piedi uniti.
Rimasta sola, fui presa dal panico, Lo sentivo lavarsi le mani al bagno, tremante, mi alzai la mini, abbassai il collant e poi gli slip (per fortuna che ho l’abitudine di cambiarmi le mutandine due volte al giorno, e che quel giorno non avevo il ciclo) e mi prostrai come mi aveva ordinato. Rimasi ferma quando sentii la porta del bagno aprirsi, i suoi passi nel corridoio, Lo sentii fermarsi alle mie spalle, osservarmi, avvertii chiaramente i suoi occhi percorrere la mia epidermide che reagiva con dei brividi e la pelle d’oca. Si avanzò....
- Capitolo 2 -
...sentii i suoi passi, sempre più vicini, il cuore sembrò balzarmi in gola, il battito aumentò, credetti che fosse talmente forte da sentirsi in tutta la stanza, unico rumore; poi, nel raggio del mio sguardo vidi i suoi piedi e le sue e gambe, si posizionò di lato a me, rivolto verso il mio fianco sinistro, poggiò una mano, credo fosse la sinistra, sulla mia schiena, costringendomi a piegare ancora di più la schiena, così facendo me ne resi conto immediatamente, proiettavo all’infuori il mio sedere, sedere sul quale Lui poggiò la sua mano, calda, bollente; non potei trattenere un piccolo sussulto, irrigidii i muscoli e mi preparai al supplizio.
Rilassati, piccola, rilascia i muscoli, o sarà ancora più doloroso, distenditi, o rimarranno i segni....
Non riuscii nemmeno a rispondere tanta era la paura, ero terrorizzata al pensiero di dovermi recare a casa e che per errore mia madre intravedesse dei segni sul mio corpo, credo sarei morta per la vergogna. Il primo colpo arrivò improvviso, gridai più per la sorpresa che per il dolore, in effetti era poco più di una carezza; mi disse che dato che era la prima volta sarebbe stata una punizione leggera, solo 25 colpi. Dio, pensai in me, così tanti? E dopo il primo con una certa cadenza arrivarono anche gli altri, verso il decimo persi il conto, infine smise, il sedere sembrava cosparso di lava bollente, tanto mi bruciava; mi permise di rialzarmi.
Piangevo, per la vergogna, e un po' per il dolore, ma non molto. Mi fece girare intorno alla poltrona, vi si sedette e mi carezzò le natiche infuocate, poi con infinita lentezza fece scorrere la mano lungo tutta la superficie del mio posteriore; mi fece voltare, fronte a Lui, contemplò il mio cespuglietto, rado, ho sempre avuto poco pelo. Mi chiese di porgergli le mie mutandine, le tolsi e le porsi, le osservò a lungo, allora portavo delle mutandine da bambina, erano così comode e sicure, sapete, quelle che sembrano delle culotte, ma che a differenza di quest’ultime sono aderenti e sempre di cotone bianco, con degli elastici oltre che alla vita, anche intorno alle cosce; mi guardò in viso, e mi ordinò di mostrargli il reggiseno, altro pezzo da museo, sbottonai la blusa e ne scostai i lembi, permettendo così al Suo sguardo di spaziare sul mio torace.
Improvvisamente mi disse di rivestirmi, mi rese le mutandine, ed stette ad osservarmi mentre mi rivestivo e riassettavo i miei indumenti, alla fine, poi, si diresse verso la porta, la aprì e salutandomi mi invitò ad uscire, muta e non volendo contrariarlo, mi avvia verso la porta. Mi disse che era sua intenzione accompagnarmi in auto sino a casa, data la punizione, ed il fatto che, molto importante, era la prima volta, non riteneva saggio che prendessi come sempre 3 autobus per rientrare a casa.
Per tutto il tragitto non dissi una sola parola, eccettuato dei “si” o dei “no” in risposta alle sue domande sulla mia famiglia e sulla mia vita. Arrivati sotto casa, mi esortò a non tardare il lunedì successivo, e, a non preoccuparmi, avrei imparato presto e bene a comportarmi ed a lavorare nel giusto modo.
Mentre in ascensore salivo verso il quinto piano, mi imposi di calmarmi, ed entrando in casa, sorrisi come sempre, forse anche un pi più del solito, corsi in bagno con la scusa di una doccia, e li passai una buona mezz’ora a rimirarmi allo specchio; segni non c’e’ n’erano, solo un certo alone rossiccio che ricopriva tutto il posteriore, e che emanava un calore incredibile, mi accorsi con stupore che mentre con una mano mi accarezzavo il sedere, con l’altra mi stavo carezzando la vulva, fino a venire, rivivendo con la mente la situazione da cui ero appena uscita. Mi lavai, alternando acqua calda ad acqua fredda, è questo l’unico modo che tutt’ora conosco per rilassarmi. Di quel primo WE non ricordo assolutamente nulla, non era come gli altri, passavo il tempo in muta attesa del Lunedì mattina, ero eccitata al pensiero di essere stata assunta, così credeva mi madre, in verità ero eccitata all’idea di dovermi mostrare di nuovo nuda o quasi al Notaio; temevo le eventuali punizioni che Lui avrebbe eseguito a mio danno, ma allo stesso tempo attendevo con ansia il momento in cui mi sarei dovuta spogliare; insomma, in me vigeva una dualità tale da lasciarmi completamente disorientata, avrei voluto fuggire e non recarmi al lavoro per non dover subire altre vergogne, ed allo stesso tempo anelavo ad essere denudata e quindi punita, ma, ero terrorizzata dalle cinghiate....
Lunedì mattina, anche il fato mi si mise contro, dapprima la sveglia non suonò in orario, poi gli autobus non coincisero gli uni con gli altri, e così, arrivai in ufficio alle 09:30, ben 30 minuti di ritardo, speravo ad un tempo che Lui non ci fosse, e che invece fosse proprio sulla porta ad attendermi; salii le scale con il cuore in gola, entrai in ufficio e salutata dalle altre ragazze mi diressi verso la mia scrivania, che trovai occupata!
Mi venne incontro la segretaria del Notaio, una signora sui 35 anni, sempre bella e compita, non alzava mai la voce, bastava un suo sguardo e tutto in ufficio filava nel migliore dei modi; mi salutò e mi disse che il Notaio riteneva che dovessi lavorare sotto la sua ala protettrice, quindi mi sarei dovuta trasferire nel suo ufficio, che in pratica fungeva da anticamera all’ufficio del Notaio, mi disse anche che sarei dovuta esser contenta, perché ciò equivaleva ad una promozione. Farfugliando un ringraziamento, mentre entravamo nell’ufficio, che da oggi sarebbe stato anche il mio, mi scusai del ritardo. La Signora, mi guardò con riprovazione, e disse che non appena il Notaio fosse giunto avrebbe dovuto metterlo al corrente di questa mia mancanza, proprio il primo giorno di lavoro.
In breve mi spiegò le mie mansioni, che a parte i soliti compiti di segreteria e protocollari, comprendevano anche il dover preparare un promemoria della giornata da presentare al Notaio non appena questi fosse arrivato in ufficio, poi avrei dovuto servirgli un caffè [a questo proposito vi era in una stanza a parte una macchina per espressi, di quelle piccole a due beccucci.], e poi via via nel tempo, avrei dovuto coadiuvarla nel compito di Segretaria Privata del Signor Notaio.
Il Notaio arrivò in ufficio verso le 10:30, mi saluto con un buffetto sulla guancia, e mi chiese di preparargli un caffè, nel portarglielo, la Signora lo stava mettendo al corrente circa il mio ritardo; i suoi occhi si fecero di ghiaccio, tanto che tremai un poco mentre gli porgevo la tazzina di caffè, bevve il suo caffè, prese un quaderno dalla copertina rigida e nera e mi disse:
Questo sarà il quaderno in cui sia Io sia la Signora annoteremo ogni tua mancanza, mancanza che ti costerà determinate punizioni a seconda della gravità del fatto da te commesso, punizioni che sconterai alla fine di ogni giornata di lavoro, o alla fine di ogni settimana, se le punizioni dovessero essere eccessive per una sola giornata.
Io avvampai, guardando sia Lui che Lei, mi vergognavo in un modo impossibile ora che anche Lei era al corrente della situazione....
Ah, vero, tu non sapevi, ma la Signora qui, è il mio braccio destro, qualunque cosa Lei dica, sarà come se io stesso l’avrò detta, vi saranno volte in cui sarà Lei stessa a punirti, sia in mia assenza si no, puoi starne certa, faremo di te un’ottima segretaria.
Signore - intervenne allora la Signora - oggi sarà una giornata molto densa, propongo di aggiornare la punizione a questa sera.
Certo, certo, ah, Vanessa, sarà il caso che tu faccia presente alla tua famiglia che da oggi in poi rincaserai con un pi di ritardo tutti i giorni, e che a volte il Sabato sarai occupata; in fondo una promozione comporta oltreché un aumento di stipendio anche un aumento di responsabilità e questo ci darà l’opportunità di educarti nel modo migliore.
Grazie, Signore - riuscii solo a dire.
E così iniziò la mia prima giornata di lavoro come segretaria particolare, e mai avrei supposto quanto particolare sarei in poco tempo diventata sia per il Notaio sia per la Signora.
- Capitolo 3 -
Sono le 17:45, le altre ragazze si stanno preparando per andare a casa, mentre io sono ancora qua; il resto della giornata è volato via in un baleno, a parte un pi di sbadataggine iniziale, mi sono comportata bene, quindi non vi sono stati altri errori; vorrei scappare via, lontano dove non possano raggiungermi, ma al tempo stesso sono ansiosa che mi si chieda di spogliarmi [proprio stamane ho curato molto la mia toilette intima, purtroppo indosso sempre la biancheria solita, ho usato sempre questa, sembrerebbe strano a mia madre se di punto in bianco decidessi di mutarla], ma tremo al pensiero di essere battuta.
Il Notaio è con un cliente, la Signora ha accompagnato le ultime ragazze alla porta, si è assicurata che tutti i terminali fossero spenti ed ha chiuso la porta, ora dopo essere ritornata verso di me, mi fa cenno di alzarmi, e di seguirla, mi istruisce su cosa fare qualora lei non ci fosse, mi mostra la centralina dell’allarme, insomma mi fa un corso completo su come chiudere l’ufficio per la notte, sempre che sia io l’ultima ad uscire, mi dice di non essere preoccupata, passerà del tempo prima che io abbia l’opportunità di rimanere per ultima, ma è bene che io sappia già quali saranno le mie mansioni in questo caso.
Ritorniamo nel nostro ufficio, faccio per risedermi alla mia scrivania quando Lei mi ordina di rimanere al centro della stanza, si accomoda su una delle poltrone e mi fa cenno di ruotare su me stessa, compio un giro completo, indosso una gonna plissettata al ginocchio, ed una blusa con una piccola cravattina filiforme, non indosso calze [siamo in Giugno] e ho scarpe col tacco basso; rimane a guardarmi per un tempo interminabile, poi alzandosi, mi gira intorno e mi fa:
Dovrai imparare a vestirti meglio, basta con questi completini da educanda, domani sera, prima di essere punita [se mai ve ne sarà bisogno], ti farò indossare dei capi di biancheria in modo che ti servano da esempio, ti rivestirò da capo a piedi, e su questi modelli, dovrai modellare il tuo guardaroba futuro, è impensabile che una segretaria si vesti in maniera tanto sciatta.
Con questo discorso, mi ritrovai un groppo in gola, non ebbi la forza di replicare, ed improvvisamente notai la differenza tra me e le altre ragazze, in effetti ero vestita in maniera decisamente anticonvenzionale.
Non appena il cliente sarà uscito, entreremo nell’ufficio del Signor Notaio, senza che ti si debba dir nulla, dovrai andare al divano, slacciarti la gonna, ripiegarla con cura e appoggiarla al divano, poi dovrai toglierti le mutandine, la blusa e il reggiseno, che metterai in ordine sulla gonna, poi tornerai al centro della stanza e rimarrai in piedi dinanzi alla scrivania del Signor Notaio con le gambe leggermente divaricate e guardandoci in faccia dovrai ripetere esattamente queste parole: “Vi ringrazio di volervi occupare della mia educazione, ed in ottemperanza ai vostri ordini, sono qui in attesa di essere punita in qualsiasi modo o maniera lo riteniate opportuno.” su ora ripeti!
“Vi ringrazio di volervi occupare della mia educazione, ed in ottemperanza ai vostri ordini, sono qui in attesa di essere punita in qualsiasi modo o maniera lo riteniate opportuno.”
Brava, questa formula dovrai usarla sempre, sia qui in ufficio, sia in qualsiasi altro luogo ci si trovi, sempre dopo esserti denudata, chiaramente, qualora nel corso della giornata non avrai commesso colpe, non verrai punita, ma questo cerimoniale dovrai ripeterlo lo stesso, in seguito ti verrà permesso di rivestirti e potrai andartene a casa, ma bada parò, dal momento in cui sarai nuda, dovrai fare esattamente ciò che ti verrà ordinato, non ti sarà permesso di fare di testa tua, ogni più piccola intemperanza, verrà punita severamente al Sabato
Mi fu quindi permesso di ritornare alla mia scrivania, dove tornai ad occuparmi delle scartoffie.....improvvisamente, la porta dell’ufficio si aprì e il cliente mi passò davanti salutò e fu accompagnato alla porta dalla Signora; Non sapendo se dovessi attendere il suo ritorno o meno, titubai un poco, ma poi mi alzai ed entrai attraverso la porta dell’ufficio, sotto lo sguardo attento del Notaio mi diressi al divano, mi tolsi la gonna, che ripiegai con cura, poi tolsi anche il resto, e vestita solo delle scarpe mi portai al centro della stanza, divaricai leggermente le gambe e guardandolo in faccia inizia a recitare la formula che mi era stata insegnata poc’anzi “Vi ringrazio di volervi occupare della mia educazione, ed in ottemperanza ai vostri ordini, sono qui in attesa di essere punita in qualsiasi modo o maniera lo riteniate opportuno”; nel frattempo era ritornata la Signora e si era accomodata ad una delle due poltrone prospicienti la scrivania tra le quali mi trovavo.
Bene - iniziò la signora - sarà bene che tu risponda immediatamente e sempre in modo veritiero, sei fidanzata?
no
Lo sei stata?
si
Quanto tempo?
un paio di mesi lo scorso anno
Sei vergine?
Avvampai
no
Da quanto tempo non lo sei?
da un paio d’anni
Quanto è passato dall’ultima volta che hai fatto l’amore?
un anno
Ti masturbi?
avvampai di nuovo
si
quando è stata l’ultima volta?
Venerdì sera, dopo che il Signor Notaio mi ha accompagnata a casa
Perché?
mi sentivo eccitata per quello che era successo
Spiegati meglio.
Mi ero eccitata ad essere nuda davanti a Lui, mi piaceva, come ora, e poi.. la punizione....
Ti è piaciuto essere punita?
no, ma era eccitante la situazione, non amo le punizioni.
Sai cosa è la Fellatio?
no
e... Pompino?
si
Ebbene, è la stessa cosa. Sai farlo? Sei brava? Ti piace?
si, so farlo ma non sono molto brava, e si, è piacevole.
Sei mai stata sodomizzata?
no, mai.
Male, lo sarai al più presto. Ma procederemo con ordine, domani, ti proverai un intero guardaroba, e come già detto piano piano cambierai il tuo, ora un’ultima cosa, durante l’orario d’ufficio dovrai rivolgerti a me col nome di Signora, ed al Signor Notaio, proprio così, Signor Notaio, quando invece sarai sola con tutti e due, oppure con uno solo di noi, potrai chiamarci semplicemente Signora e Signore, anche in ufficio. Hai ben capito?
si, Signora!
Bene, ora vai dal Signor Notaio, egli vuole osservarti meglio.
Girai intorno alla scrivania, e mi avvicinai al Signor Notaio, i cui occhi non lasciavano un attimo i miei, si girò sulla sua poltrona girevole, ed io avanzai sino a trovarmi tra le sue ginocchia, dove mi arrestai.
Sei eccitata anche ora?
si - risposi in un soffio, tanto che per un pi temetti di averlo solo pensato.
Ti senti bagnata?
penso di si
Controlla!
Titubai un secondo, poi inserii due dita tra le cosce, sino alla vulva, ero un lago di lava bollente, ritirai le dita che luccicavano.
Cosa provi a essere nuda dinnanzi a noi?
e’ molto eccitante
Perché?
non saprei, ma mi sento indifesa, in vostro potere, e questo mi eccita
Ti vien voglia di toccarti?
si
E perché non lo fai?
Voi non me lo avete ordinato
Brava.
Girati.
Mi girai di spalle, allora Lui appoggio le sue mani sulla mia schiena e spinse, sino a farmi piegare a 90 gradi, poggiai le mie mani sulle mie ginocchia e rimasi in attesa, conscia anche stavolta che ero completamente esposta alla Sua vista, a non più di 30 centimetri dal suo viso, e per di più ero bagnata, e questo si doveva certamente notare.
Vedo che della punizione di Venerdì sera non è rimasta traccia, bene bene, stavolta pure credo che non lasceremo tracce, ma come sempre dipende da te.
Si Signore.
Mi carezzò il posteriore, a lungo, poi insinuò le dita nel solco, mi irrigidii...
Qualcosa che non va? Non ti sta bene?
No Signore, nulla. - mi affrettai a rispondere.
Le sue dita ritornarono nel solco, passarono lievi sull’ano, vi tornarono e tentarono di introdursi, iniziai a piangere in silenzio, più per la vergogna che per il dolore, mentre in me un vocina mi diceva che ero una stupida, mi ribellavo proprio ora che i miei sogni più segreti si stavano avverando; desistette dalla penetrazione, che già sentivo il buchetto che era di fuoco, continuò la sua carezza sino alla vulva, scartò le labbra con due dita, mi vergognai a morte, e vidi negli occhi della signora un sorriso beffardo e compiaciuto; poi improvvisamente, mi affibbiò una pacca sulle natiche, persi l’equilibrio e finii in terra, rotolai e rimasi li, sulla schiena, con le gambe aperte la vulva in vista, non mi era stato ordinato di alzarmi e quindi rimasi li, conscia che mi comportavo proprio come la mia eroina preferita del libro “Histoire d’O”.
Alzati Vanessa, e prendi la stessa posizione che avevi Venerdì scorso, su muoviti!
Ecco l’ordine che aspettavo e temevo di più, mi alzai, mi avvicinai allo schienale e mi misi in posizione, sentii che il liquido della mia vulva ruscellava giù per il cuoio dello schienale.
Si avvicinò, e mi disse:
Riceverai, un colpo per ogni minuto di ritardo, ma solo per queste prime volte, in seguito ogni minuto di ritardo sarà punito con 10 colpi di scudiscio sul culo, ma oggi ci limitiamo alle sculacciate.
Ed iniziò, anche stavolta persi il conto che eravamo sui 15 colpi, alla fine piangevo disperatamente, mi lasciarono in quella posizione per una diecina di minuti, poi mi ordinarono di alzarmi, Lui mi tese il suo fazzoletto e mi permise di ricompormi, mi ritrovai così di nuovo al centro della stanza, in piedi.
Pensi che ti masturberai ancora questa sera?
si
Ne senti proprio il bisogno?
non proprio, ma mi aiuta a distendermi
Ebbene, sappi che ti è vietato masturbarti, se non in nostra presenza.
si
Quindi, ora ti siederai sulla poltrona, tirerai a te le ginocchia e ti toccherai offrendoci questo delizioso spettacolino tutto per noi, hai capito?
si
Mi sedetti sulla poltrona, quasi all’inizio, mi adagiai allo schienale e raccogliendo a me le gambe quasi in posizione fetale, le spalancai, ed iniziai a toccarmi, all’inizio, ero troppo tesa, non riuscivo in nulla, poi pian piano, mi rilassai, e iniziai a sentire un leggero piacere, poi tornarono prepotentemente alla mia mente le immagini di me stessa come mi dovevano aver visto Loro, e partii completamente, sino a venire, soffocando a stento le urla di piacere.
Lui si alzò dalla sua poltrona, mi si avvicinò, e chiamando la signora, accarezzò il mio vello, stavo ancora venendo, e le fece:
Bisogna che questi peli spariscano, la voglio NUDA, completamente.
Si Signor Notaio.
E quindi lei a me, mentre lui continuava ad accarezzarmi la vulva:
Vanessa, domani mattina andrai prima di venire in ufficio, presso l’indirizzo che ti darò, e li ti farai depilare la vagina completamente, e così le ascelle, il conto è a carico mio naturalmente, è un ottimo istituto di bellezza. Hai ben capito?-
Si Signora, devo farmi depilare la vagina e le ascelle, sarà fatto come voi desiderate
Bene - fece lei carezzandomi i seni, al che i capezzoli reagirono istantaneamente indurendosi. - Sei mai stata con una donna? - no mai - Rimedieremo anche a questo, non ti opporrai di certo vero?
no Signora
Bene, vedrai è altrettanto piacevole che con un uomo, ma stai tranquilla, per questi primi tempi penseremo Noi soli a te.
Ognuno dei due si riaccomodò nella propria poltrona, poi Lui mi ordinò di rivestirmi, ed io alzandomi in piedi:
Signore...
Dimmi pure , Vanessa.
ho bisogno di andare alla toilette, Signore
Al che intervenne Lei
Cosa devi fare?
devo orinare
Bene, allora vai in bagno, vi troverai una bacinella, prendila e portala qua, poi davanti a noi, ti libererai.
Ottima idea - Approvò il Notaio.
Mentre nuda attraversavo tutto l’ufficio diretta al bagno e poi al ritorno, pensai con terrore al fatto che in caso dovessi un giorno fare altro, probabilmente dovrei farlo dinnanzi a Loro.
Mi fecero posare la bacinella sulla scrivania, poi dopo esservi salita anche io, mi fecero accosciare, e mi dettero l’ordine di orinare, ma la vescica non ne voleva sapere di svuotarsi, e così alla fine spazientita, la Signora mi venne accanto e prendendomi un capezzolo tra le dita mi disse che avrebbe stretto sino al momento in cui avessi pisciato. Fu forse il dolore, ma improvvisamente riuscii a liberarmi, mentre loro commentavano con parole crude e volgari la situazione.
Prima di potermi rialzare, Lei mi porse un cleenex per potermi asciugare, sempre con i loro occhi puntati su di me, infine dopo aver svuotato e lavato la bacinella, mi fu permesso di rivestirmi, ma Lei, non mi permise di indossare le mutandine.
Bene, le mutandine le indosserai più tardi, prima di arrivare a casa, ora ti accompagno a casa, cosa che faremo tutte le sere o l’uno o l’altra, e sempre ogni sera, entrando in macchina, dovrai sollevare la gonna e sederti sulle natiche nude, sempre, hai ben capito?
Si Signora, ogni volta che salgo con voi in macchina, dovrò rialzarmi la gonna e sedermi sulle natiche nude.
Giusto - intervenne il Signor Notaio - anzi, da domani anche in ufficio ti è fatto divieto di indossare le mutandine [ovviamente non se hai il ciclo], e dovrai sederti in questo modo solo quando andiamo in macchina o ti siedi alla tua scrivania o qui nel mio ufficio, quando siamo o sei sola, oppure dietro mio esplicito ordine anche se vi dovesse essere qualcun’altro. Accetti tutte queste condizioni?
Bada, che accettando riconosci a Noi due ma a me in particolare il pieno diritto sul tuo corpo e sulla tua volontà, pensaci bene, questa è l’ultima volta in cui potrai decidere qualche cosa per tuo conto, dopo di che, sarai cosa nostra e basta. Accetti?
Accetto, Signore.
Ben fatto, ed ora vai pure a casa, piccola - e dicendo così mi venne vicino, mi abbracciò e dandomi un bacino sulla guancia ed una sculacciata sul sedere mi salutò.
Scendemmo in strada, e ci avviammo lungo Viale delle Milizie, sino alla macchina della Signora, una Thema, Lei aprì ed io entrando sollevai la gonna e mi sedetti sui sedili in pelle, la macchina era in ombra, e quindi i sedili erano freschi, e alleviarono un pochino il fuoco che pervadeva la mia epidermide.
Io abito all’incirca sul Raccordo Anulare, quindi giunta nei pressi di casa, Lei fermò la macchina vicino il parcheggio di una scuola Media, i palazzi più vicini erano a centinaia di metri di distanza, ed il posto era frequentato da coppiette in macchina, io stessa lo scorso anno vi avevo parcheggiato con il mio ragazzo; mi guardò a lungo, poi con le mani mi sollevò la gonna sino alla vita, scoprendo il mio cespuglio, mi fece allargare le gambe e iniziò a carezzarmi la vagina, ero lì impietrita, non sapevo come reagire per cui rimasi immobile.
Questa volta lo faccio io, ma dalla prossima volta, che potrebbe essere domani sera, dovrai farlo tu stessa, dapprima ti dovrai masturbare come in ufficio, poi se mi andrà, dovrai masturbare me, e solo allora, potrai scendere dalla macchina.
Si Signora.
E mi masturbò sino a farmi venire, inzuppandole le mani con il mio liquido, mani che poi Lei mi presentò alle labbra e mi ingiunse di ripulire con la lingua, soffocai un conato di vomito, ma poi scoprì che il mio sapore era buono e le ripulii la mano con cura.
Brava, vedo che ti è piaciuto, o sbaglio?
Si Signora, mi piace.
Bene ora è tempo che tu vada a casa, guardati in giro, c’e’ nessuno?
No, nessuno, Signora - risposi dopo essermi guardata intorno.
Allora, slaccia la gonna, esci dalla macchina, in piedi, prendi le mutandine, indossale e poi infine riallaccia la gonna. Hai capito bene, dovrai essere nuda per poter reindossare le mutandine, se sarai veloce nessuno noterà nulla. Vai!
Si Signora.
Slacciai la gonna e dopo aver aperto lo sportello, scesi in strada, e nuda dalla vita in giù, presi le mutandine che lei mi porgeva e le indossai, poi presi la gonna e la allacciai, proprio in tempo, da una curva vennero giù un paio di bambini in bicicletta, che mi passarono accanto sfrecciando.
Mi porse una busta dicendomi che erano i soldi per il salone di bellezza dell’indomani con l’indirizzo, e mi disse anche, che non appena arrivata in ufficio mi sarei dovuta subito togliere le mutandine per permetterle di verificare il lavoro.
Poi a bruciapelo mi chiese:
Se ti venisse ordinato di dare piacere al Signor Notaio, lo faresti?
Ho accettato di fare qualsiasi cosa e vi riconosco il pieno potere su me stessa, se voi ordinate, io eseguo.
Non mi sono spiegata, che tu lo farai non lo metto in dubbio, ma pensi di poterne provar piacere a soddisfare sessualmente il Signor Notaio?
Si, penso di si, Signora, tutto ciò che mi chiederete, lo farò con gioia.
Benissimo.
Si Signora
Buona notte, e... ricordati, non hai il permesso di toccarti.
Si Signora, buona notte.
Mentre mi avviavo verso casa, ripensai a questa mia prima giornata di lavoro, una giornata come tutte le altre, ma era la sera che era stata meravigliosa, finalmente tutti i miei sogni si stavano avverando, anche io come la mia eroina, stavo per divenire una schiava, felice di esserlo, felice di essere sopratutto la schiava del Signor Notaio.
E poi c’era stata la sorpresa della Signora, non un solo Padrone, ma due, ed esigenti per di più, e ora la Signora si chiedeva se mi sarebbe piaciuto soddisfare sessualmente il Notaio, certo che mi piacerebbe, gli farei qualsiasi cosa mi chiedesse, nulla sarebbe troppo umiliante o troppo schifoso, gli farei tutto così come mi piegherei a ogni suo desiderio anche il più bestiale.
E così ragionando mi diressi verso casa, tutta tesa verso il giorno successivo, in cui sicuramente sarei stata nuovamente umiliata dal mio Padrone.
- Capitolo 5 -
Arrivo in ufficio intorno alle 10, ma questa volta non sono in ritardo. Sono passata prima all’istituto di bellezza dove la Signora aveva preso appuntamento per le 9, ed ora, sono più nuda che mai, non ho più un pelo ne’ sul pube ne’ sotto le ascelle.
Appena arrivata, mi venne incontro una signorina, alla quale comunicai il mio nome, notai uno scintillio nel suo sguardo allorché si rese conto che l’appuntamento era stato preso dalla Signora in mia vece. Venni fatta accomodare in un salottino in attesa della persona che si sarebbe dovuta occupare di me, rimasi in trepidante attesa per circa 5 minuti, guardandomi intorno, era un salottino non molto ampio, diciamo quasi come un ufficio medio, era arredato con cura, vi si trovavano un paio di poltrone di cuoio nero disposte una di fianco all’altra lungo la parete a sinistra della porta, e cosa molto strana, di fronte alle poltrone vi era una pedana imbottita delle stesso cuoio delle poltrone, non mi spiegavo come mai vi fosse una pedana in un salottino d’attesa, la pedana era a ridosso del muro, ed era lunga quanto il muro stesso, non più alta di una 50ina di centimetri.
Improvvisamente si aprì la porta, ed entrò una donna sui 45 anni, mi venne incontro sorridendo e mi salutò:
Buongiorno, Vanessa, ho appena finito di parlare di lei con la Signora, mi ha messo al corrente della situazione, e dato che abbiamo poco tempo a disposizione, almeno per questo primo incontro, direi di iniziare subito. Non è d’accordo?
Buongiorno. Si certo.
Bene allora può spogliarsi, ahh, a proposito, la Signora le manda a dire di usare lo stesso rito che usa in ufficio....
Avvampai, dunque, anche qui si sapeva.
Si Signora.
Bene, brava bambina, quando sarai nuda - passando al tu - distenditi pure sulla pedana con i piedi a terra, inizieremo dalla vulva.
Si Signora.
Mi distesi supina ed allargai le gambe, mi venne vicino e con le forbici mi sfoltì il pelo, poi dopo avermi insaponata ben bene, usò il rasoio, era veramente esperta, non sentii nulla, ed in capo a 5 minuti ero del tutto priva di peluria, dopo avermi ripulita con una spugna umida, si accinse a depilarmi le ascelle; alla fine mi fece stendere sulla pedana e mi fece divaricare sia le gambe sia le braccia, mi osservò a lungo, mi carezzo la vagina, e mi disse:
Bene, Vanessa, sei veramente carina, ma ora non c’e’ tempo, avremo modo di proseguire questo discorso con molta più calma. Alzati vestiti e corri in ufficio.
Mi rialzai e mi rivestii, e dopo averla salutata mi stavo avviando verso l’uscita quando mi disse:
Bada che per arrivare sino in ufficio occorrono all’incirca 30 minuti, ora dovrò telefonare per avvertire che stai uscendo, sai bene cosa comporta ogni minuto di ritardo, vero?
Si Signora, non dubiti.
Ora secondo i miei calcoli, sono ben dentro i 30 minuti, apro la porta dell’ufficio, e salutando le colleghe, mi dirigo verso la mia scrivania, apro la porta della mia stanza ed entro, la Signora alla sua scrivania mi squadra, controlla l’ora e mi sorride compiaciuta.
Benissimo, sei anche in anticipo, chiudi la porta!
Non so perché ma mi innervosisce quel suo sorriso, comunque chiudo la porta e rimango in attesa di ordini.
Dimmi, Vanessa, cosa ti ha spinto ad essere qua in orario, la paura di essere punita? O cosa?
No Signora, voglio solo compiacere Lei e il Signor Notaio.
Brava. Avanti, tirati su la gonna e togliti gli slip, velocemente, non vorrai mica che qualche collega ti veda, vero?
Velocemente infilo le mani sotto e mi tolgo le mutandine, sempre dello stesso tipo, poi dietro un suo gesto gliele consegno.
Brava, le mettiamo qui in questo cassetto, ricordati, ogni volta che arrivi in ufficio al mattino, sia che io sia presente o meno, dovrai toglierti le mutande e riporle in questo cassetto, dal quale le riprenderai solo alla sera quando ti riaccompagnerò a casa; chiaramente se durante la giornata dovrai uscire sola o in nostra compagnia, dovrai farlo senza slip.
Si Signora.
Ora avvicinati e fammi controllare.
Mi avvicinai, infilò le sue mani sotto le mie gonne, iniziò ad accarezzarmi le gambe a partire dalle ginocchia, quando arrivò ai glutei, me li palpò stringendoli ed allargandoli, con un dito andò a sondare il mio buchetto, poi con molta calma, mi infilò una mano tra le cosce e facendo pressione mi ordinò di allargarle, cosa che feci, già eccitata, mi accarezzò il pube e il monte di venere a lungo, beandosi nelle pieghe più recondite della mia femminilità; improvvisamente mi abbandonò mi fece inginocchiare e dopo aver inserito le sue mani nella mia blusa, andò a verificare le ascelle. Soddisfatta del suo esame mi permise di rialzarmi e mi ordinò di iniziare il mio lavoro.
Bene piccola, ora vai pure alla tua scrivania e inizia a lavorare, fra non molto, appena il Signor Notaio avrà finito con l’Avvocato P.... potremmo entrare.
Il colloquio con l’Avvocato P.... andò per le lunghe, e finì pressappoco all’ora di pranzo, anzi poco dopo, infatti in ufficio eravamo rimaste solo io e la Signora allorché si aprì la porta dello studio.
E questa, caro Avvocato, è la nostra ultima acquisizione, si chiama Vanessa, ed è una ragazza sveglia e molto, molto servizievole.
Così dicendo fui presentata all’Avvocato, questi era un vecchio cliente dello studio. Aveva allora sui 60 anni, era grasso ma anche molto alto, sul metro e 90; mi alzai, e strinsi la sua mano, forte e calda, e mentre mi guardava notai in lui uno sguardo rapace, sembrava che stesse divorandomi con gli occhi. Poi si avviarono verso il fondo dell’ufficio e finalmente l’Avvocato uscì.
Il Signor Notaio rientrò, e mi disse:
Vanessa cara, sai, hai affascinato quel tricheco dell’Avvocato, naturalmente lui sa, ma non sa fino a che punto...
Tre giorni e già di me sapevano 4 persone, mi chiesi con sgomento di questo passo se potessi mai riuscire a tenere nascosto il mio stato a tutta la città ed evidentemente impallidii perché il Signor Notaio mi disse alcune parole che sarebbero dovute servire a mo di incoraggiamento, ma che in realtà non fecero altro che aumentare il mio turbamento:
Cosa ti spaventa mia cara, che sia la Signora del salone di Bellezza sia l’Avvocato sappiano di te? Ma così deve essere, visto che come già ti dicemmo, tu sei Nostra, ma sarai data in mano anche ad altri; e poi stai tranquilla, il nostro è un ambiente chiuso, alla fine tutti ti conosceranno e a tutti sarà permesso di usarti, ma nessuno ne parlerà al di fuori.
E prendendomi per un braccio, mi condusse nel suo studio seguito dalla Signora. Mi lasciò al centro e dopo essersi accomodato alla scrivania, con la Signora su una delle poltrone, mi chiese di spogliarmi, ed io, fedele al rito che mi era stato imposto, in un attimo fui nuda.
Mi guardò a lungo, infine mi fece cenno di avvicinarmi, girai intorno alla scrivania e dietro sue istruzioni mi sedetti su di essa con le gambe sui braccioli della sua poltrona, in quel modo ero completamente aperta a pochi centimetri dalla sua persona, sentii la Signora venirmi dietro, e mi sentii tirare per le spalle, mi adagiarono sulla scrivania, la Signora iniziò a torturarmi i seni, mi pizzicava i capezzoli che a dispetto del dolore si indurivano sempre di più, mentre il Signor Notaio iniziò a sondare la mia vagina, mi aprì le labbra, me le stirava e le rivoltava verso l’esterno, le allargava e tentava di afferrare le labbra interne, che sfuggivano a causa della copiosità dei miei umori, provavo un immenso piacere tra le gambe ed un gran dolore ai seni, a volte il dolore ai seni era talmente forte da farmi lacrimare, ma nonostante tutto, riuscii a venire un paio di volte; anzi, più male provavo più intenso era il mio godimento.
Alzati e girati, inginocchiati a quattro zampe sulla scrivania guardando la Signora.
Obbedii, e mi ritrovai a quattro zampe sul piano della scrivania con il viso rivolto alla Signora che non smise di infierire sui miei capezzoli, mentre il Signor Notaio, iniziò a sondare il mio buchetto, introdusse un dito all’interno, poi un secondo, il mio respiro si fece pesante, l’ano mi bruciava, ma allorché inserì un terzo dito quasi urlai di dolore, ed ecco era tutto dolore, nell’ano e sui seni dove la Signora si dava da fare con le unghie sui miei capezzoli, iniziai a piangere, e come il Signor Notaio iniziò a muovere le dita, crollai sul ripiano della scrivania, continuarono a torturarmi per lungo tempo poi improvvisamente, l’altra mano del notaio si impossessò della vagina e mi tocco la clitoride, in capo a una 20ina di minuti, ero li che mi torcevo non sapendo se dal dolore o dal piacere, ma alla fine venni urlando e piangendo.
No, così proprio non va.
Mi fece il Signor Notaio.
Bisogna che al più presto tu sia sodomizzata, sino a rendere il culo allenato come la tua vagina, vuol pensarci lei a questo, Signora?
Certamente, mi occorreranno però almeno una 20ina di giorni, per ottenere un effetto graduale...
20 o 30 vanno benissimo, si, all’Avvocato P.... piace molto sodomizzare le giovani fanciulle, e Lei sa benissimo, che se Vanessa non fosse preparata, si rischierebbe una lacerazione!
Dimmi Vanessa, se e quando ti ordinerò di essere gentile e servizievole con chicchessia, chessò, ad esempio con l’Avvocato P...., continuerai ad obbedire come ora?
Si Signore, per farle piacere.... -e continuando a parlare mi gettai a suoi piedi baciandogli le scarpe-... accetterò qualsiasi cosa le mi ordini di fare, dalla più normale alla più ripugnante e bestiale, ma la prego, non mi abbandoni mai.
Abbandonarti? E perché mai piccola mia, dovrei abbandonarti. Passerai di mano in mano, di letto in letto, di dolore in piacere e di piacere in dolore, di uomo in donna, di giovane in vecchio, lo farai sempre sotto la mia egida e sotto il mio volere, sarai ceduta per brevi o lunghi periodi ad altre persone, che dovrai amare ed onorare cosi come ami ed onori Me, verrai asservita alle più turpi perversioni, ma, sarai sempre Mia.
Signore, è quasi ora di riaprire lo studio.
Giusto, Signora. Vanessa, alzati rivestiti e ricomponiti, continueremo il nostro discorso più avanti. A proposito, dato che dovrò partire per 3 giorni, nel pomeriggio, bisognerà che la piccola mi accompagni all’aeroporto, nel frattempo Signora disponga pure di lei come crede, anzi, saggiamo la sua docilità, la dia pure a qualcuno dei nostri conoscenti, mi raccomando, non la lasci mai neppure per un istante.
Si Signor Notaio, sarà fatto come vuole Lei. Hai sentito Vanessa?
Si Signora.
Riaprimmo lo studio, e verso le 16:00 uscii per accompagnare il Signor Notaio all’aeroporto; non appena in auto, mi sedetti come mi era stato ordinato, sulle cosce, ma la Mercedes del Signor Notaio era al sole, ed i sedili in pelle erano bollenti, soffrii le pene dell’inferno, sopratutto a causa delle grandi labbra che toccavano i sedili. Mi ordinò di aprire le gambe e di sollevarmi la gonna, e mentre ci trovavamo sull’autostrada, iniziò a toccarmi, e continuò sin quasi all’aeroporto. A pochi chilometri da questo, accosto in una piccola piazzola d’emergenza e mi parlò:
Vanessa cara, in questi 3 giorni di assenza, la Signora ti passerà ad alcuni amici ed amiche che useranno il tuo corpo per il loro piacere, esclusivamente per il loro, sino ad oggi, in questi 2 giorni, ti è stato concesso di godere, ma questa settimana potrai ritenerti fortunata se avrai la forza di godere quando la signora ti riaccompagnerà a casa; In questi giorni la Signora stessa provvederà ad allenare il tuo culetto ad essere penetrato. In pratica in questi 3 giorni, sino a Venerdì sera proverai un campione di ciò che la vita ti riserva in nostra compagnia, alla fine la Signora ti metterà di fronte ad un bivio, accettare tutto e continuare, sino a fare di te una ottima schiava, oppure rinunciare. Nella seconda ipotesi, ti sarà data una congrua liquidazione e ti raccomanderemo per un altro impiego. La tua decisione si esplicherà con il Sabato mattina, se accetti di continuare dovrai trovarti Sabato mattina alle 09:00 in ufficio. Hai ben capito?
Si Signore, ho capito, ma vorrei dirle, Signore, che fin da ora accetto tutto e tutti, sono sua, e solo la morte mi potrà separare da Lei.
Sapevo che avresti risposto così. Brava. Ora, è il momento di dimostrare la tua buona volontà, fra poco meno di un’ora, sarò in volo, dovrai prendere la macchina e riportarla in ufficio, e metterti a disposizione della Signora; Dicevi ieri che ti piaceva la fellatio ma che non eri molto brava, bene, ora dovrai dedicare a me un pi della tua bravura, e vedrai che migliorerai in fretta. Ora ricorda bene, ogni qualvolta Io o chiunque altro uomo ti ordinerà di fargli un pompino, dovrai inginocchiarti, aprirgli i pantaloni, estrarre il pene, fare ciò che ti è stato richiesto, ingoiare il seme, ripulire bene con la lingua il pene e ricomporre l’abito.
Si Signore.
Non potei inginocchiarmi dato che eravamo in macchina, ma gli aprii la cinta, sbottonai i pantaloni e estrassi il pene e con gran riconoscenza aprii la bocca e feci quello che mi ordinarono.
- Capitolo 6 -
Quando arrivai in ufficio, di ritorno dall’aeroporto, era pomeriggio inoltrato, le ragazze stavano uscendo, le incontrai per le scale, scherzavano tra loro.
Col cuore in gola mi avviai verso la scrivania della Signora, sapevo che sarei stata sottoposta ad un lungo interrogatorio, finché non avessi raccontato per filo e per segno, il pomeriggio con il Notaio; eppure, non vedevo l’ora di essere messa alla prova, di essere usata, anzi, di essere umiliata fin nel profondo della mia anima marcia.
Trovai la Signora all’interno dell’ufficio del Notaio, mi attendeva seduta ad una delle poltrone dinnanzi alla scrivania.
Allora Vanessa? è andato tutto bene?
Si, Signora, il Signor Notaio è partito.
Bene, ricorda, anche ora che non c’e’ il Notaio, ogni qualvolta dovrai entrare qui, quando saremo sole, dovrai sempre eseguire il rituale; su inizia ora.
Sveltamente mi spogliai e mi presentai a Lei, mi fece poggiare con le reni alla scrivania, e dopo avermi ordinato di allargare le gambe, mi stirò verso l’esterno le piccole labbra, mi carezzò e mi inserì due dita nella profondità della mia intimità.
S’e’ fatto tardi, rivestiti che ti porto a casa, ma non subito, prima dovrai sottostare ad una piccola prova, per cui avverti pure la tua famiglia che arriverai con un poco di ritardo.
Mentre telefonavo, Lei continuò a sondare la mia intimità, arrivando perfino a cercare di inserire quasi tutta la mano. Una volta in strada, salimmo sulla macchina del Notaio, come sempre mi sedetti sollevando la gonna, direttamente sulle natiche nude, dato che la regola voleva che uscissi dall’ufficio senza slip.
Col cuore in gola, osservai con poca curiosità il percorso seguito nel traffico delle 18:00, mi resi conto però che procedevamo in direzione del mare, ne ebbi la conferma non appena imboccammo la Cristoforo Colombo; dopo esserci lasciate alle spalle la città, la Signora mi ordinò di sollevarmi la gonna e accarezzarmi, dicendo che dove andavamo, c’era bisogno che il mio odore di femmina in calore si sentisse bene; non so, ma queste parole mi misero in agitazione “femmina in calore” ora ero una cagna, cosa mi sarebbe stato ordinato?
Lasciammo la Colombo in direzione dell’Infernetto, e ci inoltrammo nel dedalo di stradine che separano alcune delle più belle ville di Roma.
Vanessa, stiamo andando a casa dell’Avvocato, ricordi? Gli sei stata presentata in mattinata, ci sta aspettando, tranquilla, non sarai sodomizzata, per ora, prima ti dovrò allenare, ma oggi, saggeremo la tua docilità, devi sapere che l’Avvocato ama molto i cani, ne ha di enormi, e molti di loro sono maschi, no, non sarai data ad un cane, ma questi cani, come tutti del resto, per riconoscere una persona usano fiutare tra le gambe, a volte con le donne riescono ad inserire il muso sotto le gonne, ora, tu sei senza slip, ed in più ti sei appena masturbata, quindi il tuo odore sarà molto intenso.... mi capisci? Qualunque cosa avvenga, per il tuo bene, non reagire, comunque dovrai abituarti ai cani, gran parte del tuo addestramento futuro si terrà in questa villa o in un Casale in Umbria, dove sarai sempre nuda, ricorda, non ti è permesso allontanare i cani dalla tua persona, a meno che non diventino, come dire, troppo esigenti.
Nel frattempo, eravamo giunti ad un cancello bianco, che dopo un colpo di Clackson si aprì, credo elettricamente, dato che quando passammo non c’era nessuno; subito arrivarono un paio di Pastori Tedeschi e uno Schnauzer che riconoscendo la Signora le iniziarono a fare le feste.
Davanti la casa ci attendeva l’Avvocato P...., mi sorrise incoraggiante:
Vieni pure fuori, Vanessa, lascia che i miei cani ti conoscano, e lascia che io stesso ti conosca, magari in senso biblico - e scoppiò a ridere.
Venni fuori dalla macchina, e andai a salutarlo, mentre tutti e tre i cani vennero ad annusarmi, uno di essi, seppi poi si chiamava Lupo, infilo il muso sotto la gonna, e quando sentii il naso freddo a contatto con il mio sesso infuocato, mi scappò un piccolo gridolino che scatenò di nuovo l’ilarità dell’Avvocato e della Signora. Lupo venne richiamato, ma prima di lasciarmi, credo proprio che mi abbia leccato.
Ora, non che non provassi repulsione ad essere stata leccata sul sesso da un cane, eppure, mentre scendevo dalla macchina, stavo di nuovo iniziandomi a bagnare, di nuovo ero eccitata, la mia fantasia già mi vedeva data ai cani, diventata una vera cagna per il piacere dei miei padroni, così che quando credetti che Lupo mi avesse leccata, ero troppo umida per sentire differenze.
Venni subito riportata alla realtà dalla Signora:
Cara, ogni qual volta verrai qua, sola o in nostra compagnia, a meno che non ti venga ordinato diversamente, dopo essere scesa dalla macchina, dovrai toglierti gli abiti, riporli con cura sul sedile della macchina, indossare queste scarpe con i tacchi alti, ed eseguire quanto ti viene ordinato, probabilmente, mentre ti spoglierai sarai disturbata dai cani, non dovrai cercare mai di allontanarli, essi, possono tutto, tu, nulla se non ti viene ordinato, dovrai poi girare intorno alla casa sino alla piscina, e li se vorrai potrai metterti a prendere il sole sui lettini sino a che non sarai chiamata. Hai capito tutto?
Si Signora, tutto.
Ah, un’altra cosa, non puoi entrare in casa se non ti viene concesso, quindi sarai sempre fuori qualsiasi tempo ci sia. Bene, ora spogliati pure ed indossa le scarpe.
Mi spogliai in fretta, sempre attorniata dai cani, che dopo avermi annusata di nuovo se ne andarono, tranne Lupo, che insisteva per infilare il muso tra le mie gambe, quando mi chinai per allacciare le fibbie delle scarpe, mi fiuto da dietro, ed avvertii distintamente la sua lingua sulle natiche, la cosa non sfuggì ai Signori, che decisero che non sarei mai stata separata da Lupo nei miei soggiorni in villa, mi ordinarono anzi, di permettere a Lupo di averle tutte vinte nei miei confronti, visto che sarebbe stato crudele che non ricambiassi l’affetto che lui mi dimostrava.
Visto che non ricevevo ordini, mi avviai con passo malfermo sui tacchi altissimi verso la piscina, non avevo mai messo tacchi così alti, quindi rischiai non poche storte di caviglie; la piscina aveva la forma di fagiolo, ed era enorme, con un prato all’inglese tutto intorno, qua e la disseminate nel prato c’erano dei lettini in plastica, dei tavolini, ombrelloni e alcune altalene, la privacy era assicurata da un muro di cinta che sicuramente superava i 3 metri, a sua volta coperto da un perimetro di Cipressi, che elevavano una barriera verde e profumata fin oltre i 6 8 metri.
Mi fecero accomodare su un lettino con un materassino, il lettino aveva lo schienale rialzato, quindi mi ritrovai praticamente seduta con le gambe allungate, iniziai a rabbrividire, erano oramai le 19 passate, e la luce era quasi del tutto scomparsa, tanto che l’Avvocato andò ad accendere le lampade da giardino, al suo ritorno, mi ordinarono di aprire le gambe e scenderle ai lati del lettino, mi ritrovai così completamente aperta, senza nemmeno i peli a nascondere la mia intimità, di nuovo, con sgomento, iniziai a bagnarmi, e sarebbe passato inosservato se Lupo non avesse iniziato a uggiolare trattenuto dall’Avvocato.
Sembra che la piccola, si stia eccitando, Signora.
Non speravo che Lupo fosse così sensibile!
E’ proprio per questo che le sarà sempre vicino, il suo comportamento sarà per noi il campanello d’allarme.
Lo lasci, vediamo cosa le vuol fare. E tu, Vanessa, non muoverti!
Lasciarono il cane, Lupo mi si avvicinò, mi annusò le ascelle [evidentemente avevo inconsciamente iniziato a sudare], mi lappò i seni e puntò il muso freddo sulla mia natura spalancata, uggiolò di più ed improvvisamente iniziò a lappare con brevi colpetti; inizialmente provai repulsione, ebbi anche dei conati di vomito, ma poi, il mio corpo reagì autonomamente, ancora una volta, mi tradiva, ancora una volta mi degradava, questa volta al livello di una CAGNA!
Raggiunsi quasi l’orgasmo, sotto la lingua rasposa di Lupo, però mi venne bloccato allorché richiamarono il cane, evidentemente ben addestrato, mi abbandonò all’istante, ed io rimasi lì a metà, poi con sollievo sentii la Signora ordinarmi di mettermi in ginocchio voltandole le spalle, mi inarcai allorché Lupo si appropriò della mia vagina da dietro, e ricominciò a leccarmi, facendomi sentire il naso all’interno del solco delle natiche, ma, ancora una volta lo richiamarono, ed io, ancora una volta rimasi a metà.
Con la coda dell’occhio vidi l’Avvocato avvicinarsi sbottonandosi la patta, non gli vidi il sesso, ma in un colpo mi affondò nella vagina , si mosse furiosamente, sebbene ben lubrificata, dalla precedente suzione, il sesso dell’Avvocato era enorme, provai dolore, ma venni, venni tra il piacere ed il dolore, e venne anche l’Avvocato, che evidentemente era troppo eccitato per contenersi. Esausta mi fecero rialzare, li seguii sin quasi alla macchina, li da una panca la Signora estrasse un accappatoio, mentre l’Avvocato preso un tubo per innaffiare, ed aperto un rubinetto, mi schizzò l’acqua addosso, badando a non bagnarmi i capelli, mi lavarono completamente, dovetti anche mettermi a 4 zampe per permettere loro di investire con il getto d’acqua il mio sesso.
Mentre mi asciugava, dopo avermi fatto indossare l’accappatoio, la Signora, mi spiegò che in quella panca ogni volta sarei arrivata, avrei trovato le scarpe e l’accappatoio, e lì avrei dovuto mettere i miei vestiti se non fossi arrivata con una macchina personale, come in effetti avrei dovuto fare l’indomani mattina verso le 10.
Dopo aver salutato l’Avvocato ed essere ripartiti, la Signora mi dette le istruzioni per l’indomani:
Domani mattina, passerai prima in ufficio, dove sai, prenderai le chiavi della Delta dell’ufficio, e verrai qui dall’Avvocato, ripetendo il cerimoniale di questa sera, vi rimarrai tutta la giornata, alle 18 potrai tornare in ufficio dal quale io poi ti accompagnerò a casa; qui, sarai sottoposta ad un assaggio di un po’ di tutto in questi 3 giorni, da domani stesso inizierà il tuo allenamento alla sodomia, ci penserà la domestica dell’Avvocato a preparare tutto. Ricorda, domani né io né l’Avvocato saremo presenti, sarai agli ordini della Domestica, ti rivolgerai a lei chiamandola Tata, e le obbedirai ciecamente, tra le altre cose appena arrivata sarai frustata.
Si Signora.
Cosa te ne pare di Lupo?
E’ un bel cane, mi spaventa un poco, è come se stesse sempre per saltarmi addosso.
Cosa hai provato mentre ti leccava? Che effetto ti ha fatto essere la sua CAGNA?
All’inizio provai repulsione...
Stavi quasi per vomitare!
...., ma poi, mi ha eccitata, sarei arrivata all’orgasmo. Non so, ora mi sembra irreale quanto successo, ma mentre accadeva ero felice di essere la sua CAGNA.
Bene, lo sarai sempre la sua CAGNA, vedrai, fra non molto lo sarai completamente, fino in fondo, e sicuramente ti piacerà!
Vuol dire, che dovrò farci l’amore?
Certo, non ti sei forse fatta leccare oggi? Vedrai, un domani per te sarà del tutto naturale ricambiargli il favore, e non solo a lui, anche agli altri, ed in Umbria, anche ad altri animali. Non fare quella faccia, ti piaceva essere leccata, ti piacerà anche il resto...
Se Lei ed il Signor Notaio desiderate questo, lo farò, ma non sarà facile per me, mi ripugna l’idea.
A me e sopratutto al Notaio va che tu sia CAGNA e quanto di peggio possa essere, ma vedrai, già domani sarai più gentile con Lupo, anche perché, le effusioni di Lupo, saranno gli unici momenti di piacere che potrai permetterti durante questi 3 giorni, e forse anche gli unici durante il mese che ti vedrà impegnata negli esercizi per la sodomia e per divenire una vera CAGNA sia per Lupo sia per Noi.
Arrivate che fummo al solito parcheggio, dovetti masturbarla sino all’orgasmo, poi scendendo, ripetei il rituale per reindossare gli slip, e dopo che mi ebbe ordinato di non masturbarmi me ne potei tornare a casa.
Mia madre, come tutte le madri, si accorse che c’era qualcosa che mi turbava, mi chiese cosa avessi, ma non riuscivo a parlare, ero sconvolta, divenire schiava di una persona, va bene, lo sognavo da tanto, ma divenire addirittura una CAGNA per un cane e chissà cosa per chissà quali animali? Questo non me lo sarei mai aspettato, ma se mentre lo facevo ne provavo piacere, non significava forse che vi ero predestinata? Quanto avrei voluto studiare di più S. Agostino durante le ore di Filosofia, invece di lasciarmi tirare i peli della vagina dal mio compagno di banco.
Alla fine dietro le insistenze di mia madre, mi azzardai a dire una bugia, le dissi che sia la Signora sia il Notaio, ritenevano che sarei potuta divenire un’ottima segretaria, e che presto avrei accompagnato il Notaio nei suoi viaggi infrasettimanali, forse a partire dal prossimo mese, le dissi anche che secondo me, si sbagliavano, non me la sentivo di viaggiare e che forse avrei rifiutato; apriti cielo, non l’avessi mai detto, mi disse che sarei stata una stupida se non avessi approfittato della situazione, e che se loro, persone di livello e spessore, credevano che io avessi delle possibilità, che li lasciassi fare, sicuramente loro sapevano, nel loro campo, ciò che per me era meglio, che ne potevo sapere io, povera stupidella?
Così alla fine, tutti i miei dubbi vennero dissipati ad opera di una bugia, in fondo, anelavo ad essere la migliore delle schiave, ma non avendo esperienza, non potevo giudicare i metodi dei miei padroni, e se Loro ritenevano che del mio apprendistato dovessero far parte anche degli animali, era certo per formarmi meglio che mi si ordinava di essere CAGNA. E Cagna sarei stata, mi dissi, finché diversamente non sarebbe stato disposto per me. Quella notte, sognai di cani e cavalli, che mi fiutavano e mi montavano, che accarezzavo e succhiavo, di uomini e donne che abusavano del mio corpo, ai quali mi abbandonavo con riconoscenza e totale dedizione.
Al mattino mentre mi dirigevo in ufficio prima, e verso la villa poi, ero impaziente di incontrare Lupo.
- Capitolo 7 -
Quel mattino, dopo aver preso le chiavi ed essermi tolta gli slip, mi precipitai in macchina, ero impaziente di arrivare alla villa all’Infernetto, non so come riuscii ad evitare di aver incidenti, ma, mano che mi avvicinavo alla mia destinazione avvertivo come un senso di spossatezza, i battiti acceleravano, a volte sembrava che il cuore perdesse i colpi, e faticavo ad avere una respirazione controllata, in poche parole ero impaziente, non vedevo loro di venire usata, ma, ancora non riuscivo ad ammettere con me stessa, che in effetti era l’affetto che Lupo dimostrava nei miei confronti a mettermi in tale stato d’animo, inconsciamente bramavo le sue effusioni, anche se ancora non ero disposta ad ammetterlo coscientemente, anzi mi rifugiavo nel fatto che lo facevo solo per obbedire e per meglio servire i miei padroni, che in poco meno di una settimana avevano ottenuto da me addirittura che mi dessi a più persone donne o uomini che fossero, ma non solo, che mi trasformarsi a loro comando in una cagna, non a parole, ma in una vera cagna.
Arrivai alla villa, dopo aver suonato, il cancello bianco si aprì, fermai la macchina nel vialetto davanti la villa, uscii, e... francamente rimasi delusa quando non vidi arrivare nessun cane, nemmeno Lupo; certa di essere osservata, mi spogliai con cura, e riposi gli abiti sulla spalliera del sedile di guida, richiusi lo sportello e dopo aver indossato le scarpe con i tacchi vertiginosi che presi nella cassapanca, mi avviai ve
....come faccio per leggere il seguito??????
Sono rimasta affascinata dal tuo racconto.....comunque la mia mail è monella.monellona@libero.it....
aspetto tue notizie
bacini
manu
Quando si dice una fan entusiasta....
Io non ho idea neppure di chi sia ma se legge ancora forse avrai sue notizie...
Certo che quanto a nick espliciti hai preso Luca in parola!
Caspita,
questo lunghissimo e dettagliatissimo racconto mi era sfuggito all'epoca del post!
Ma non mi è nuovo, infatti viene dalla rete e da qualche sito di racconti erotici in particolare, parte con lo spanking e vira al bdsm...
Comunque è servito a far venire allo scoperto una fan-fantasma iscritta, benvenuta monellina-monellona!!
Adesso partecipa eh
ciao,
Keith
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca