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Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Avviato da Insolente il 26/03/2013 alle 11:46

Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Insolente (5 post, compleanno non disponibile)

[u:3t59j0qs]Parte uno[/u:3t59j0qs]
Non so dire come tutto sia cominciato o quando, ma posso dire che tutto è venuto alla luce d un senso di vuoto, qualcosa che mancava e che non potevo colmare e dire che da piccola ne avevo paura, bastava la minaccia e stavo buona.
Da allora sono cambiate molte cose e sono passati molti anni da quando la paura si è fatta desiderio e da desiderio realtà, la ricerca della persona adatta non è stata facile, ma quando questa è arrivata mi è bastato uno sguardo per capire, tutto mi ha colpito di lei: il fisico bello anche se imperfetto, i capelli scuri, ben curata e fine, quello che vorrei essere e quello che non riesco ad ottenere a causa della mia pigrizia.
Ci siamo incontrate, in piazza, solo per un caffè, quando l’ho vista su quei tacchi mi sono sentita una bambina con le mie scarpe basse e quella gonnellina rosa eppure non è molto più grande di me, sulla quarantina ma cazzo, si tiene bene, sobriamente truccata mi sento i suoi occhi scuri addosso, non castani, ma neri, pozzi profondi che sembrano acchiapparmi e tirarmi verso di lei, così mi avvicino, mi sembra di galleggiare nel vuoto, mi guarda dal suo tacco dodici di velluto bordeaux “Ciao…”, ecco cosa riesco a dire, non molto originale ma sono le uniche sillabe che riesco a pronunciare, indosso gli occhiali da sole eppure di sole non ce ne, semplicemente non riesco a guardarla negli occhi e quello schermo sottile mi aiuta a difendermi, mi sento osservata e passa un secolo prima che mi risponda “Ciao…come siamo carine, ti sei agghindata per me?”, ha una voce calda, che mi fa vibrare le corde dell’anima, facendomi sentire spogliata da quei pozzi neri che vogliono sempre di più “Diciamo di si…andiamo?”, la voce trema, senza aspettare, pur di non guardarla mi avvio verso un bar vicino e li ci accomodiamo, entrambe ordiniamo un caffè ma la conversazione langue, non ho la forza di guardarla, anche parlare è doloroso, sembra che la lingua pesi come piombo, ed ora che non ho più gli occhiali a difendermi fisso piano di legno del tavolo e mi sento in colpa, inetta ed inutile e credo che lei se ne sia ben accorta.
Quando parla dopo un lungo silenzio è come ricevere uno scossone, sembra seccata “Sei di poche parole vero? Bene…Domani alle 14 vieni qui, citofona a questo nome e sali, parleremo con più calma…Ora devo andare…”, mi allunga un bigliettino da visita e prima che io possa fiatare si allontana, la guardo andare via, la squadro ora che non sono costretta a guardarla negli occhi: scarpe di velluto bordeaux in tinta con l’elegante borsa, tailour nero, capelli sciolti e ricci che paiono una criniera, ha perfino un foulard al collo in tinta con la borsa, pare di seta, lo vedo svolazzare un’ultima volta prima che scompaia.
[i:3t59j0qs]CONTINUA...[/i:3t59j0qs]

Inviato il 26/03/2013 alle 11:46

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Rosaspina (3111 post, compleanno 29-11-1983)

Insolente ha scritto:
[u:39k1qwac]Parte uno[/u:39k1qwac]
Non so dire come tutto sia cominciato o quando, ma posso dire che tutto è venuto alla luce [u:39k1qwac]d[/u:39k1qwac] un senso di vuoto, qualcosa che mancava e che non potevo colmare e dire che da piccola ne avevo paura, bastava la minaccia e stavo buona.
Da allora sono cambiate molte cose e sono passati molti anni da quando la paura si è fatta desiderio e da desiderio realtà, la ricerca della persona adatta non è stata facile, ma quando questa è arrivata mi è bastato uno sguardo per capire, tutto mi ha colpito di lei: il fisico bello anche se imperfetto, i capelli scuri, ben curata e fine, quello che vorrei essere e quello che non riesco ad ottenere a causa della mia pigrizia.
Ci siamo incontrate, in piazza, solo per un caffè, quando l’ho vista su quei tacchi mi sono sentita una bambina con le mie scarpe basse e quella gonnellina rosa eppure non è molto più grande di me, sulla quarantina ma cazzo, si tiene bene, sobriamente truccata mi sento i suoi occhi scuri addosso, non castani, ma neri, pozzi profondi che sembrano acchiapparmi e tirarmi verso di lei, così mi avvicino, mi sembra di galleggiare nel vuoto, mi guarda dal suo tacco dodici di velluto bordeaux “Ciao…”, ecco cosa riesco a dire, non molto originale ma sono le uniche sillabe che riesco a pronunciare, indosso gli occhiali da sole eppure di sole non ce [u:39k1qwac]ne[/u:39k1qwac], semplicemente non riesco a guardarla negli occhi e quello schermo sottile mi aiuta a difendermi, mi sento osservata e passa un secolo prima che mi risponda “Ciao…come siamo carine, ti sei agghindata per me?”, ha una voce calda, che mi fa vibrare le corde dell’anima, facendomi sentire spogliata da quei pozzi neri che vogliono sempre di più “Diciamo di [u:39k1qwac]si[/u:39k1qwac]…andiamo?”, la voce trema, senza aspettare, pur di non guardarla mi avvio verso un bar vicino e [u:39k1qwac]li [/u:39k1qwac] ci accomodiamo, entrambe ordiniamo un caffè ma la conversazione langue, non ho la forza di guardarla, anche parlare è doloroso, sembra che la lingua pesi come piombo, ed ora che non ho più gli occhiali a difendermi [u:39k1qwac]fisso piano di legno[/u:39k1qwac] del tavolo e mi sento in colpa, inetta ed inutile e credo che lei se ne sia ben accorta.
Quando parla dopo un lungo silenzio è come ricevere uno scossone, sembra seccata “Sei di poche parole vero? Bene…Domani alle 14 vieni qui, citofona a questo nome e sali, parleremo con più calma…Ora devo andare…”, mi allunga un bigliettino da visita e prima che io possa fiatare si allontana, la guardo andare via, la squadro ora che non sono costretta a guardarla negli occhi: scarpe di velluto bordeaux in tinta con l’elegante borsa, [u:39k1qwac]tailour[/u:39k1qwac] nero, capelli sciolti e ricci che paiono una criniera, ha perfino un foulard al collo in tinta con la borsa, pare di seta, lo vedo svolazzare un’ultima volta prima che scompaia.
[i:39k1qwac]CONTINUA...[/i:39k1qwac]

Bell'incipit! E' la prima volta che leggo un racconto F/F. Io (per gusti personali) faccio fatica a immedesimarmi ma è anche per questo che leggo con interesse, per indagare emozioni lontane dal mio modo di essere e di sentire. Noto, anche dalle discussioni, che quando spanker e spankee sono dello stesso sesso c'è la tendenza a stare su piani diversi, cioè il "sottomesso" si sente spesso inferiore, inadeguato, più debole, e cerca nel "dominatore" un modello da seguire, una superiorità, una proiezione della persona che vorrebbe essere. Il tuo racconto me lo conferma. In questo caso la spanker ha un compito ancora più delicato e un po' di responsabilità in più, perché non solo deve conquistarsi la fiducia della spankee ma deve anche aiutarla ad acquisire fiducia in se stessa. Facendola sentire amata, la aiuta a capire il suo valore e la sua unicità. Secondo me è a quel punto che lo spanking diventa piacere per entrambe ed entra in gioco l'eccitazione (non necessariamente, e non solo, sessuale). Questo è il mio personalissimo punto di vista.
Sono curiosa di sapere come prosegue
Ps. Ti ho sottolineato dei refusi, è sempre meglio rileggere secondo me

Inviato il 26/03/2013 alle 16:18

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Insolente (5 post, compleanno non disponibile)

Ciao e grazie per questo primo parere positivo^^
Confesso che avevo un po' di timore a pubblicarlo ed essendo lunghetto ho deciso di farlo a pezzi, in cantiere c'è anche la seconda parte, forse una terza e chissà dopo che verrà fuori.
In ogni caso preparatevi i miei errori sono leggendariXD

Inviato il 26/03/2013 alle 18:04

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Rosaspina (3111 post, compleanno 29-11-1983)

Insolente ha scritto:
Ciao e grazie per questo primo parere positivo^^
Confesso che avevo un po' di timore a pubblicarlo ed essendo lunghetto ho deciso di farlo a pezzi, in cantiere c'è anche la seconda parte, forse una terza e chissà dopo che verrà fuori.
In ogni caso preparatevi i miei errori sono leggendariXD

Figurati! ^___^ Allora aspetto di leggere il resto

Inviato il 26/03/2013 alle 20:45

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Cattivello (620 post, compleanno non disponibile)

ottimo ottimo!! pochi nuovi autori ma portati! ti leggeremo volentieri col (auspicabilmente prossimo) seguito!

Inviato il 26/03/2013 alle 21:25

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Keith (9219 post, compleanno non disponibile)

Ciao Insolente!
leggendo il tuo nick pensavo fossi una nuova iscritta e... invece sei registrata dal 2008! Con tre post all'attivo, un record
Scherzi a parte, non ricordo se ti sei mai presentata nel forum, ma ti do il benvenuta e ti faccio i complimenti per l'esordio nella sezione racconti, niente male davvero, si sente che c'è del personale nella storia, è bella carica di emozioni, aspettative...
ciao,
Keith

Inviato il 26/03/2013 alle 23:14

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Insolente (5 post, compleanno non disponibile)

Caspita! Era il 2008? Sono storditaXD
Grazie ancora per i complimenti ed eccovi una nuova parte...
Il giorno dopo è arrivato, la notte è stata agitata, nervosa ed anche la mattina, per cercare di calmarmi mi sono fatta una doccia bollente, ho cercato un coordinato migliore di abiti ma alla fine ho scelto la gonnellina rosa antico, una camicia nera, sotto le solite scarpette nere, semplici ballerine, cerco di dare una piega ai capelli e consumo un pranzo veloce, ho lo stomaco chiuso ed ho paura di stare male lungo il breve tragitto eppure quei 20 minuti di treno mi sembrano interminabili, peggio sono i 200 metri dalla stazione a casa sua, ad ogni passo sento le gambe cedermi, il diaframma mi fa male da quanto respiro in modo accelerato, non ho quasi la forza di suonare quel citofono su cui spicca quel nome Vittoria, ripeterlo mi genera un brivido e quel cognome, che pare quasi straniero le danno un’aria esotica, rimango imbambolata e quando sento il tac del portone ho un sobbalzo e dal citofono arriva la sua voce divenuta metallica “primo piano.”, solo questo dice e non faccio fatica a trovare l’appartamento, è l’unico su quel piano, la cosa mi da un po’ d’inquietudine.
La porta in elegante noce si apre, dietro lei, sempre elegante ed ordinata, perfino le sue pantofole hanno un minimo di tacco. Davanti a me un piccolo ingresso con due porte aperte, una che da su una sala d’aspetto, l’altra su quello che sembra il salotto di una casa privata ed allora capisco perché c’è solo la sua porta, lei vedendo il mio esitare conferma il mio pensiero “Questo è il mio studio e qui la casa, è molto comodo, soprattutto perché ho un piano tutto per me, tutto è insonorizzato per una maggiore privacy. Dentro! Vuoi qualcosa?”, mi fa segno di entrare nello studio e di accomodarmi su un divanetto di pelle nera, tutto è moderno, sui torni del nero, bianco e grigio, profuma di pulito, ma non ospedaliero, odora di fiori “No grazie…”, ricomincio subito a balbettare come una stupida mentre lei si siede di fianco a me, la mia testa è china sulla mie scarpe, la vedo solo con la coda dell’occhio, e non riesco a reagire in tempo quando mi prende il meno con le dita sottili e mi costringe a girare la testa verso di lei alzandomela “Perché non mi guardi? Quanti anni hai? 10 forse?”, mi sento morire, i miei occhi per un secondo cercano una via di fuga ma non c’è a meno di non chiuderli “Mi dispiace, faccio fatica a guardare le persone negli occhi ed ho 28 anni…”, tremo, soprattutto le gambe, come se mi avesse morso una tarantola, lei non molla, sento quei pozzi neri che scavano nella mia anima mettendola a nudo “Hai 28 anni ed ancora ti comporti così? Eppure per telefono mi sembravi così spavalda. Dovresti vergognarti! Ti ricordi vero di cosa abbiamo parlato?”
Impallidisco ancora di più, non l’ho dimenticato, ma speravo si fosse dimenticata lei ed invece no ed io mi sento in trappola, una trappola in cui io da sola mi sono infilata “Allora, cosa ci siamo dette? “, è una frazione di secondo, la mano di Vittoria mi colpisce sul viso, uno schiaffetto che mi fa saltare sul divano che sembra quasi sparire “Forza, voglio che ripeti tutto guardandomi in faccia…voglio che mi guardi ed ammetti le tue mancanze…”, perentoria, lo fa apposta perché sa che mi vergogno come una ladra, ma obbedisco, con la voce tremante: “Sono disordinata, perdo tutto, sono sboccata come uno scaricatore di porto, pigra ed incostante…”, vorrei sprofondare, sparire, nascondermi, ma lei mi tiene saldamente, vedo i suoi occhi assottigliarsi in modo pericoloso “Uhm potrei aggiungere dell’altro sai? Ieri ed anche oggi sei gobba, perché stai così? Alla tua età dovresti camminare dritta e poi guardati, ti sei almeno pettinata stamattina?”, mi arriva un altro schiaffo e sempre tenendomi per il mento mi costringe ad alzarmi in piedi e solo allora mi lascia, il mento mi duole e la faccia pure, da come le mie orecchie bruciano deduco che sono rossa come un peperone.
“Forza, su dritta, in dentro, quella pancia e su quelle spalle, forza!”
Mi sento sotto osservazione profonda, nuda eppure vestita, cerco di raddrizzarmi meglio che posso, guardo dritto per non dover guardare lei, mi sa facendo una radiografia lo so ed io non so quanto potrò resistere in quella posizione a cui non sono abituata, come non sono abituata a stare ferma per più di cinque minuti ed alla fine piagnucolo, forse sperando di farle pena “Ti prego , mi fanno male le spalle…”, quasi patetica, quello, scopro troppo tardi che le spalle sono l’ultima cosa di cui preoccuparmi.
“Ah ti fanno male le spalle? Fra poco non ci penserai più…”
La voce di lei si è fatta stranamente dolce ed ora mi tira per un braccio, le mani sono delicate, curate, morbide e sottili, dalla sala d’attesa passiamo a quello che è il suo ufficio, quello di una professionista, la scrivania in vetro trasparente contrasta con la sedia in pelle che sa di antico, entrambe campeggiano al centro della stanza, insieme a due poltroncine più piccole, una finestra doppia getta la luce di un pomeriggio primaverile ad inondare la stanza
“Bene piccola…perché così ti chiamerò, piccola, perché sei ancora una bambina per come ti comporti e come tale ti educherò, perché quello che tu mi hai chiesto, non è vero? Rispondimi!”
Mi arriva un’altra sberla ma stavolta sul didietro a bruciapelo.
“Visto che è la prima volta…sarà buona...Non userò nulla di troppo doloroso, come andrà in futuro dipenderà da te e da come ti comporti ed ora mentre vado a prendere l'occorrente per il tuo castigo voglio che ti tolga le mutandine, stivali, calzini e rimani qui, in piedi dritta, mani dietro la testa…”
Il pensiero ti togliere la biancheria non mi piace per niente, vero è una donna e questo forse allevia un po’ l’imbarazzo ed anche se riluttante lascio che le culottes scivolino via, le appoggio su una poltrona e mi posizione che detto, mani sulla nuca, per fortuna a coprirmi c’è ancora la gonna, ma per quanto durerà?
Mi perdo nella mente, ho visto tanti spezzoni di video, incuriosita, letto tanti racconti, ma nulla è paragonabile all’ansia che genera quell’attesa che per assurdo mi pare brevissima, pensavo di avere più tempo ed invece eccola arrivare, d’istinto gli occhi si puntano su ciò che porta nelle mani: una spazzola di legno ed un righello di legno. Per un attimo tiro quasi un sospiro di sollievo, avevo sentito nominare tanti strumenti terribili, forse non farà poi così male…

Inviato il 27/03/2013 alle 09:19

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

iggyma (223 post, compleanno 1987)

Bello...
sincero e sentito!!

Inviato il 27/03/2013 alle 10:48

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Rosaspina (3111 post, compleanno 29-11-1983)

Mi piace! Le descrizioni sono molto accurate; hai reso bene anche le sensazioni della protagonista. Unico neo: le ballerine che alla fine si trasformano in stivali e qualche refuso

Inviato il 27/03/2013 alle 15:51

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Keith (9219 post, compleanno non disponibile)

Eh si, era il 2008 Insolente, così riporta la registrazione sotto il tuo nick almeno... come mai questa lunga assenza?
[i:n8c8womz]"...Mi arriva un’altra sberla ma stavolta sul didietro a bruciapelo."[/i:n8c8womz]
Quello è l'unico posto dove mi piace dare le sberle...!
Per il resto, confermo la buona impressione avuta leggendo la prima parte del racconto, ben descritto sia nei luoghi che nelle sensazioni, alla prossima.
ciao,
Keith

Inviato il 30/03/2013 alle 00:14

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Insolente (5 post, compleanno non disponibile)

Pensieri da prima esperienza, poggia gli strumenti sulla scrivania e si mette davanti a me, braccia conserte sotto al seno “bene piccola…oggi avrai la tua prima lezione verrai, sculacciata come una bambina, proverai la vergogna di chi alla tua età ancora si merita questa punizione…Ti sculaccerò sulla pelle nuda perché tu possa sentire il bruciore e capire…”
Cristallina, quella voce calda mi fa salire un brivido, la seguo con gli occhi finché posso mentre si sposta dietro di me, fuori dal mio campo visivo “vieni qui…” mi giro, la vedo seduta ma non su una delle poltrone, ma sulla scrivania, è alta e complici tacchi ha un buon appoggio “Piccola…sulle mie ginocchia…”, un ordine gentile, ma sempre un ordine, ci siamo penso, se non scappo ora non potrò più farlo e mentre il mio cervello lavora come un pazzo il mio corpo va da solo, mi allungo sulle sue gambe, sempre di più, mi aiuta ad assestarmi e mi rendo conto che in quella posizione devo stare in punta di piedi, in punta di piedi e con il sedere sollevato “braccia lunghe…e ferma!”.
Tremo per un attimo, sa che non riesco a stare ferma se non per pochi minuti, sento la sua mano che tocca la minigonna, impietosa la solleva, subito, lasciandomi con il sedere scoperto, vulnerabile, non avverte e prima che posso fare un altro respiro arriva la prima sculacciata, in centro alla natica destra, forte, ma non mi sembra poi così doloroso, nemmeno gli altri dati nello stesso punto mi sembrano poi così brutti, per un attimo inizio a pensare che non sia poi così brutto, solo dopo la prima decina inizio a sentire quel famoso bruciore, che se ci ha messo un poco ad arrivare non ci mette nulla a prendere il volo, fino a che non inizio a sussultare, i piedi che disperati cercano la solidità nel terreno invano, che abbia sottovalutato la punizione?
Prima che possa darmi una risposta la mano d’istinto cerca di toccare la natica destra, l’unica fin’ora colpita
“Ahh piccola non si fa…via la mano…”
Mi blocca il polso e uno dei suoi schiaffi mi colpisce la mano
“Fallo ancora e avrai una punizione extra ed ora ferma non abbiamo ancora finito…”
Riprende a sculacciarmi ma stavolta sulla natica sinistra, non li sto contando ma il processo è lo stesso della natica destra, prima quasi nulla che diventa un crescendo bruciante, faccio fatica a non muovere la mano a coprirmi e quando penso di non farcela più si ferma, inaspettatamente.
“Ti ho detto che sarei stata buona oggi e se ti comporti bene, senza fare capricci e senza mettere la mani dove non devi potrei anche decidere di darti un premio…”
Un premio? Ignoro quale possa essere, come ignoro quale possa essere la punizione extra ma nonostante si sia fermata nel colpirmi non mi fa scendere dalle sue ginocchia, mi tiene li, ferma, con il sedere all’aria, probabilmente sarà rosso ma non quanto la mia faccia quando inizia ad accarezzarlo
“Piccola, voglio che tu capisca che ad ogni azione c’è una conseguenza e più andremo avanti e più le punizioni saranno severe. Ora alzati…”
Mi da una leggera pacca e finalmente posso scivolare giù dalle sue ginocchia, la gonna scivola andando a coprirmi, se ne accorge perché mi squadra ma non fa nulla, accavalla le gambe ed incrocia le braccia.
“Vedi quello scaffale?”, fa un cenno con il capo, c’è una libreria con la parte bassa tutta a cassetti “primo cassetto sulla sinistra, c’è un quaderno, prendilo e vieni qui…”
Contenta che la gonna nasconda le mie parti basse obbedisco, più per paura della punizione extra che non per avere il premio, prendo in mano il quaderno, semplice a quadretti grandi, quando mi giro per tornare verso di lei la vedo in piedi davanti alla scrivania con in mano la spazzola.
“Bene piccola, vieni qui, c’è una penna, apri il quaderno sulla scrivania...”
Parla lentamente, obbedisco, vedo le sue dita posarsi sul quaderno spingendolo verso il centro della scrivania
“Ora qui, piegati sul piano, appoggia i gomiti…”
Impietosa alza ancora la gonnella, mi trovo con il sedere scoperto, mi sento vulnerabile in quella posizione, sento che mi sta fissando, parla con lentezza, facendomi quasi impazzire, vorrei urlarle di muoversi se proprio mi deve colpire, lo sa che sono un tipo nervoso, lo sta facendo apposta, cerco di non cedere all’impazienza.
“Scrivi in alto a destra la data di oggi e subito sotto scrivi *Mi sono comportata male, ho detto molte parolacce ed ho fatto i capricci*”
Sa quello che ho fatto, ho rimandato quell’appuntamento molte volte, inventando le scuse più assurde, ho fatto i capricci per la pioggia, inventato scuse per non parlarle e quando lo facevamo al telefono ero una sequela di c****zi e mazzi, me lo ricordo e se lo ricorda anche lei.
Eseguo, consapevole di scrivere in modo orribile, per pigrizia naturalmente non mi sono mai impegnata molto e se ne accorge
“Uhm non va bene piccola, cosa sono questi sgorbi…”
Appena finisce la frase mi arriva mi arriva un colpo di spazzola, direttamente sulla parte bassa delle natica, sull’attaccatura della coscia, non è il solo, altri colpi impattano in quel punto e mi rendo conto che fa più male, cerco di resistere.
“Tira una riga e riscrivi…e vedi di farlo bene, dopo avrai parecchio da scrivere…”
Tiro la riga e mi sposto più giù di qualche quadretto riscrivendo tutto, cerco di andare più piano e di scrivere meglio, il risultato è notevolmente migliore, più comprensibile, sembra quasi una scrittura decente.
“Va meglio ed ora sotto, voglio che scrivi cento volte *Non devo dire parolacce…* , voglio che numeri le righe, fermandoti ogni volta che arrivi alla decima…Forza inizia…”
Si posiziona dietro di me, avverto la sua presenza, avverto i suoi occhi ed inizio a scrivere, cerco di stare attenta, scrivere bene in modo comprensibile e finita la decima mi fermo, so che lei mi sta tenendo d’occhio infatti non ho bisogno di dirle nulla perché già sento la sua mano posarsi sulla mia schiena, come sento la spazzola impattare sul sedere, su quella sensibile parte, la differenza con la mano è notevole, molto più duro e pungente il colpo, più forte è il bruciore e più rapidamente sale ma decisa a non cedere arrivo fino alla fine, con il fiato corto ed il cuore a mille.
“Brava piccola…”
Mi accarezza il sedere sulla parte colpita poi la mano si sposta ad accarezzarmi la testa.
“Altri dieci piccolina…e mi raccomando fai tutto bene, non te lo ripeterò ancora…”
Calma, pacata, calda voce, mi fa quasi venire il nervoso, come mi fa venire il nervoso dover scrivere con così tanta lentezza, soprattutto non sono abituata a scrivere molto, quindi più vado avanti e più mi riesce difficile controllare la mano eppure, in un modo o nell’altro arrivo a scrivere altre dieci righe.
Nemmeno a dirlo gli occhi di falco di Vittoria intercettano tutto e come un’aquila sulla preda, la spazzola torna ad assalire le carni del mio povero sedere, sempre più bruciante tanto che dopo pochi colpi non resisto più, cerco di allungare le mani per fermala, per avere una piccola tregua, mi aspetto un altro schiaffo sulle mani ma incredibilmente non arriva nulla.
Rimango immobile con le mani a tastare la parte dolente, Vittoria non parla, volto il capo e la vedo li, dritta, occhi furiosi, braccia conserte, mi fissa arrabbiatissima per quel mio affronto, ma ciò che pesa di più è il silenzio che pare infinito.
“Bene piccola…Ti avevo avvisato che avresti avuto una punizione extra…Tirati su e togliti la gonna…SUBITO!”
Lapidaria, la voce si era fatta più dura, secca, con il cuore in gola lascio scivolare la gonna dandole le spalle, la raccolgo e la ripiego appoggiandola sulla scrivania.
“Ora conoscerai la vera vergogna...Allarga le gambe e piegati sulla scrivania…”
Non so di che colore divento, ma è facile che in pochi secondi mi passo tutte le sfumature al bianco al rosso intenso, allargo leggermente la gambe e mi piego in posizione ma subito arriva una spazzolata bella secca
“Ho detto di allargare le gambe? Mi prendi in giro piccola”
La sento poggiare la spazzola e subito dopo le sue mani afferrare l’interno del ginocchio, la sento fare forza, spingere verso l’esterno, oppongo una blanda resistenza che dura quanto un gelato al sole rovente di luglio e mi ritrovo non solo con il sedere esposto ma anche esposta e vulnerabile con le gambe aperte
“Questa è la punizione, questa è la vergogna, resterai esposta per tutto il resto della punizione ed anche per il castigo e se ti ostinerai a fare altri capricci non finiremo così presto…Dipende da te adesso!”
Dura, come la spazzola che torna ad impattare sul sedere, colpi secchi, dolorosi ed impietosi, cerco con la fronte il freddo della scrivania, il viso ormai premuto sul piano, sobbalzo ad ogni colpo, ora fanno male davvero e lei insiste sempre sulla parte destra, nello stesso punto fino a che non mi arriva un ultimo durissimo colpo.
“Forza piccolina altre 10…tieni aperte quelle zampette, io sarò qui dietro a tenerti d’occhio così oltre il bruciore al culetto sentirai anche la vergogna di essere così esposta…Forza e vedi di essere più veloce…”
Ripresi, andammo avanti così fino ad arrivare a cento, sempre con le mie intimità in bella vista, sempre con la spazzola che mi mordeva il sedere, arrivata a metà cambio lato ma la solfa rimase quella, ormai avevo imparato a capire quando dava l’ultimo colpo di spazzola prima d’iniziare una nuova sequenza, si fermava sempre qualche istante e vibrava l’ultimo dolorosissimo colpo, l’ultima serie non fece eccezioni e quando finalmente arrivò il colpo di grazia tirai un profondo sospiro.

Inviato il 30/03/2013 alle 13:51

Re: Primo Racconto. Non so dire come tutto è inziato...

Rosaspina (3111 post, compleanno 29-11-1983)

Molto avvincente la descrizione della serie dei colpi di spazzola... Brava! Bella anche la posizione sulla scrivania, in punta di piedi sfiorando il pavimento

Inviato il 30/03/2013 alle 14:37

Chi eravamo

Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.

Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.

Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.

Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.

Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.

Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.

Luca