vorrei dedicarlo ad una persona che mi ha dato tanto...
...in onore di quello che c'è stato...
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La penombra mi fa riposare gli occhi, ma per contrasto il mio corpo è tutto un fremito, sono nervosa, agitata, toccherà alle tue esperte mani quietarmi, i miei comportamenti non sono stati idilliaci, il mio atteggiamento irruento ha bisogno di essere tranquillizzato, e tu competente sai come agire, piano mi fai scendere la sottoveste, la cena ho riempito il tuo stomaco ma non sei sazio, dovrai gustarti il mio corpo ed il mio sedere per dormire tranquillo e per far dormire serena me…
Nonostante l’età sentiamo forte l’esigenza di regole, dettate e obbedite…
mi fai scendere la sottoveste, il tubino nero è già sceso subito dopo i preavvisi di una punizione non appena si è chiusa la porta d’ingresso…
Lento hai sbottonato la cerniera dopo avermi ben dipinto il fondoschiena, il raso che costringeva il mio altezzoso seno ora si allarga a farlo respirare e tu trattieni il respiro, come al solito, ma non ti lasci distogliere dal tuo obiettivo…
Con una delicatezza, che non seguiterà ad appartenerti, accompagni la poca stoffa sino ai fianchi, ti fermi, mi posi la mano sul ventre, mi stringi a te sussurrandomi qualcosa tra i capelli, qualcosa che non comprendo, travolta, mi sfiori il monte della dea dell’amore, scendi, risali, ti soffermi…
ed invece di far finire di scendere il vestito, con foga, infili le tue mani sotto il vestito, risalendo le autoreggenti, scansi gli ultimi ostacoli e ti crogioli tra i miei riccioli segreti, mi prendi per il polso, mi trascini fino al divano, mi imponi di togliere quello che ancora costringe il mio corpo, vuoi vederne il chiarore nella penombra.
Ammirato osservi i tuo possedimenti prima che la sottoveste scenda, le valli, le dune, gl’incavi, ed i chiaroscuri che essi stessi generano.
Il tuo sguardo con piacere accoglie il quadro che il mio corpo affresca, odore di muschio e talco riempie la stanza, la mia pelle è vellutata, la tua aspra, il corpo selvaggio, timidamente offerto, verrà domato in modo rude, come si compete al suo comportamento.
Decidi di non farti intimorire dalla bellezza di quel corpo che ti sta davanti, altero nella sua perfezione, definito al punto da poterci tracciare i muscoli tesi…
Le gambe lunghe, flessuose, come quelle di una gazzella, una fiera mite che questa volta non fugge, perché costretta a fronteggiare ad occhi chini il proprio signore;
il ventre, è teso nell’atto di respirare con calma, per non far trasparire il respiro nervoso;
le spalle leggermente piegate in avanti bene manifestano la sottomissione, una sottomissione che non spetta agli occhi, ancora sfrontati, nonostante la colpa e l’imminente pena…
le braccia si lasciano cadere inermi, ma i pugni stretti, per trasmettere che non c’è ancora resa…
le cosce morbide allo sguardo, si lasciano abbracciare dagli occhi avidi, che con compiacenza risalgono e scrutano più in là, sempre più su, il luogo che desidera avere, dove si è imposto di redarguire, colui, che personificazione della dualità dell’essenza della sua donna-bimba, impertinente rimane rilassato nelle sue piccole mutandine di pizzo che come tratteggiate mostrano ciò che vuol rimanere celato..
il solco mediano è segnato con immediatezza, i contorni male sono abbozzati nei fronzoli e come una coppa il poco tessuto trasparente descrive le sue rotondità già leggermente marchiate dalle sue mani.
Irrisorie rimangono nella loro dolce compostezza, fin quando la mano non le sfiora.
Mi accompagni fino al bracciolo del divano, accompagni la mia discesa agli inferi quasi a consolarmi, e torni a quel culo che come una calamita attrae il tuo sguardo.
Lo guardi, lo osservi, lo scruti, le mani indagatrici, curiose, tastano, cercano, desiderano, è l’apoteosi dei sensi, un culo, tondo, candido, rilassato, docile agli sguardi, sfacciato nella doppia figura, impunito, beffardo nella sua splendida forma, ansioso nella posa scomoda…
La posizione, mal cela i meandri più oscuri, ogni angolo brilla quasi nella penombra della stanza, cosa che trova il suo corrispettivo nei tuoi occhi.
Mi spingi la schiena fino a farla inarcare e farla aderire completamente all’angolo che si crea tra la seduta ed il bracciolo, il culo è prominente, presuntuosamente esposto, ma vuoi di più, fai scivolare la mano sotto l’elastico e sorridendo -lo so che stai sorridendo-, con metodicità lo tiri giù fino all’attaccatura delle cosce, le mie gote s’infiammano, l’impaccio cresce, e diviene insopportabile, offerto ed indifeso, è traguardo dei tuoi interessi…
Le dita piano esplorano, allargano, le mie natiche, come con una mente propria, reagiscono scontrose, la tua mano le punisce, il mio busto si solleva incurvandosi e torna nel posto che tu hai stabilito, il seno si schiaccia sulla pelle bianca, torni ad ispezionarmi, l’attesa è logorante, e l’umiliazione dell’esposizione non calma i sensi, l’orgoglio combatte con il pudore per farla rimanere ferma, ma non c’è il tempo di pensare che li castigo comincia quasi a voler placare le ultime resistenze…
I colpi sono decisi, non esiti, non dosi la forza, hai deciso che questa volta dovrò capire, nella penombra solo i rumore dei colpi e qualche sussulto ed il mio culo, che ben presto si affresca di rosso, di un rosso vivido, rubino incastonato in un’alcova nera, di pizzo.
La cadenza è regolare e stabilita, non troppo lenta né troppo veloce per lasciarmi il tempo di assaporare il momento, gli stati d’animo, ti fermi esamini i miei umori divaricandomi con noncuranza le gambe…
Mi accarezzi, il dolore mi fa tremare (o è il piacere?), i muscoli rimangono tesi, incapaci di trovare frescura…
Mi lasci ai miei pensieri, e ti limiti ad osservare la tua opera d’arte, la tensione non scende, le mie natiche rimangono roventi, come le mie guance…
Non appagato dal tuo lavoro, vai in camera, non oso immaginare la sconveniente posa in cui mi trovo, non immagino di che spettacolo osceno ti ho deliziato, ma non mi muovo, aspetto il tuo ritorno richiudendo appena le gambe…
Quasi a voler accontentare il pudore rimasto…
A passi lenti torni da me, i miei reni vibrano a quel rumore, no!
Il freddo strumento mi percorre la schiena fino al coccige, costringendomi ad aprirmi, ad offrirmi, a concedermi, a dilettarti della mia vista, mi mordo il labbro inferiore pensando alle labbra che stai ammirando tu…
Mi avvisi dei 20 colpi che dovrò sostenere e senza preavviso mi sferzi, il segno dal rosso passa piano al violetto, ma la variazione cromatica non è contemplata, continui a dispetto dei miei tenui lamenti,fino a quando il dolore mi lascia senza fiato, fino a quando capitolo, ed accetto e basta, senza pensare, senza realizzare, senza pudore, senza vergogna, il mio cervello è concentrato sul dolore che mi stai infliggendo, quel dolore commensurato dai segni che mi stai lasciando…
I muscoli del collo prima degli ultimi due colpi cedono, hai vinto tu!
Mi aiuti a rialzarmi, stendi un lenzuolo e mi fai adagiare con calma sul divano.
La mia testa è sul tuo grembo, mi accarezzi amorevole, un bacio sulla fronte, e poi mi lambisci le ferite, ormai violacee mi dici con un sorriso un pò impensierito…
Ma poi mi sorridi e chiudo gli occhi ormai non più nervosa di cosa possono farmi le tue mani.
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spero vi piaccia...
Complimenti Cattiva,
bello, intenso ed erotico: mi è piaciuto molto di più del penultimo che hai postato, sono sincero, stavolta usi una scrittura più ricercata ma emozionale, mai distaccata, brava
ciao,
Keith
Ciao Cattiva,
ti dirò di più: mi è piaciuta particolarmente la parte della svestizione, il tubino, le calze... bei momenti ben descritti.
ciao,
Keith
Non credo che lui possa aver dimenticato momenti simili...
Bel racconto, minuziose e delicate descrizioni...ehhh la "mano" femminile si distingue sempre!
Ps...apperò che protagonista, descritta come una ninfa dalle forme perfette!
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca