Ho ritrovato un vecchio file contenente il primo capitolo di una prima edizione...
CAPITOLO PRIMO
Siamo sul Lago Maggiore.
Sponda piemontese.
Anni settanta, quando il versante in oggetto apparteneva ancora alla provincia novarese.
In una splendida villa settecentesca, appartenuta ad un senatore del Regno, più o meno di fronte all’EURATOM d’Ispra.
Circondata da uno splendido parco che si estende dalla strada statale del Sempione sino a tutta la collina retrostante, la villa è prospiciente il lago e sembra dominarlo in tutta e con tutta la sua austerità.
Guardando l'acqua, sulla destra, si vede la splendida Rocca d’Angera mentre verso sinistra, durante le belle giornate, l'occhio attento ed indagatore riesce a scorgere le alture della vicinissima Confederazione elvetica.
In questo luogo ho trascorso i cinque anni più belli e spensierati della mia vita. Ci sono giunto per caso.
Dopo essermi laureato, cercavo con ansia un posto di lavoro; in quegli anni la situazione lavorativa in Italia non era molto differente da quell'odierna e solo sistemandomi professionalmente mi sarei reso indipendente dalla famiglia con la quale ancora condividevo l'appartamento.
Quando seppi che presso questa scuola - della quale in seguito darò maggiori ragguagli - cercavano del personale docente e non, contattai telefonicamente la segreteria dell'istituto dove una gentile signora mi fissò un appuntamento con il preside per la settimana successiva.
Alla fine d’agosto mi presentai alla scuola.
Come dicevo poc’anzi, l'istituto ospitava ragazzi e ragazze di circa diciotto, diciannove anni e preparava gli allievi al superamento di qualsiasi tipo d'esame di maturità fosse essa scientifica, tecnica o classica.
All'interno della scuola era ubicato anche un convitto ove alcuni degli utenti aveva in uso una propria camera: infatti, taluni rimanevano sino alla fine settimana ma altri, quelli ad esempio provenienti dall'estero o da città italiane molto distanti, rimanevano per periodi più lunghi.
Al fine di sorvegliare il soggiorno dei ragazzi durante le festività, nel periodo successivo le lezioni e sino al mattino successivo, erano operanti alcuni insegnanti - chiamati "censori" - col compito appunto di sovrintendere alla vita collegiale nel tempo libero, nello studio, durante la cena, e via dicendo.
Quando giunsi al collegio, rimasi meravigliato.
Era un posto bellissimo, adatto per villeggiarvi più che per lavorarci ed il pensiero di poter soggiornare in quel luogo mi entusiasmò.
Il preside mi ricevette quasi subito; era un galantuomo cordiale e schietto che mi ricordava un personaggio ottocentesco uscito dalle pagine di un libro di Dickens.
Dopo avermi fatto accomodare nel salottino della presidenza ed offerto una tazza di buon caffè affrontò senza indugio l'argomento relativo alla mia assunzione.
Mi assicurò che le opportune informazioni che erano state assunte nei miei confronti erano gratificanti e che la documentazione da me presentata era più che valida ma, tuttavia, i posti per l'insegnamento erano sfortunatamente già stati assegnati.
Non ebbi il tempo di manifestare il mio rammarico in quanto il professor Facco, così si chiamava il preside - forse leggendomi l'espressione delusa sul viso - aggiunse che erano ancora disponibili due posti come assistente o "censore".
Iniziò quindi a spiegarmi l'aspetto economico di tale mansione e quali sarebbero stati i miei eventuali compiti nel caso avessi accettato l'incarico.
Non volendo tediarvi con dettagli economici e descrizioni inutili e noiose vi dirò solamente che dopo pochi attimi di riflessione firmai la lettera d'incarico che la solerte segretaria aveva nel frattempo preparato.
Eravamo alla fine d'agosto e la scuola sarebbe iniziata il primo d'ottobre: il ventinove di settembre mi sarei dovuto trovare in collegio, dove mi avevano assegnato una bella, spaziosa ed ampia camera posta al primo piano, vicina all'infermeria e contigua alle altre camerette destinate ai collegiali.
È d'uopo però che io vi ragguagli su alcune frasi che il buon professor Facco rilevò durante il nostro discorso e che, oltre a lasciarmi perplesso, mi turbarono - e mi avrebbero turbato - nei giorni successivi.
Quando il preside accennò ai compiti del "censore", pose l’accento sul ruolo che questa figura doveva sostenere e, soprattutto, si soffermò sull'aspetto educativo che doveva avere nel fare osservare i regolamenti e nell’amministrare gli eventuali castighi e/o punizioni; quasi a giustificare la cosa aggiunse che nel collegio la disciplina doveva essere necessariamente molto stretta e rigida in quanto, spiegò, gli allievi erano tutti - o quasi - "marmocchi viziati provenienti dall'alta e, nella peggiore delle ipotesi, media borghesia". Queste, almeno, le sue parole.
Proseguì rincarando la dose assicurandomi che "erano, tranne rarissime eccezioni, svogliati e convinti che, essendo in una scuola privata, quindi a pagamento, sarebbero in ogni modo stati promossi all'esame di maturità indipendentemente dal loro profitto".
Il professor Facco aggiunse che questo era assolutamente un mito da sfatare, che non era mai successo in precedenza né sarebbe successo durante il suo ufficio e che, essendo uno stimato insegnante conosciuto da tutti e da parecchi anni nel mondo accademico non voleva minimamente compromettere la sua carriera, nonché la propria reputazione, con assurde maldicenze; per quanto sopra esposto, i suoi allievi si sarebbero dovuti presentare agli esami con una preparazione tale da provocare invidia alla migliore scuola pubblica.
In quel momento non ebbi il coraggio di formulare alcuna domanda al preside, sebbene termini come castighi e punizioni mi avevano immediatamente fatto aguzzare le orecchie.
Sono sempre stato affascinato dalle parole castigo, regolamento, severità, e devo dire di aver molto spesso fantasticato sugli argomenti correlati a questa terminologia..
Ricordo che in quel periodo mi eccitava in modo particolare una rubrica di lettere scritte dai lettori ed inviate alla redazione di un fumetto: Isabella; fra queste, quelle di una fantomatica istitutrice e educatrice belga, Helène Drut, che si 'dilettava' nell'impartire le più svariate, raffinate e ricercate punizioni corporali ai suoi pupilli adolescenti, maschi o femmine che fossero.
Rammento le minuziose descrizioni delle più strane situazioni, delle posizioni, dell'abbigliamento più o meno succinto, dei progressivi denudamenti dei corrigendi, degli strumenti usati, le umiliazioni verbali prima, durante e dopo il castigo, le spossanti ed estenuanti attese..., i momenti dopo.
Erano le prime volte che leggevo a proposito di sculacciate, di culetti o culini rossi e nudi, di mutandine a mezza coscia e, dopo i primi turbamenti, mi resi conto di quanto quei racconti mi coinvolgessero ed appassionassero.
Potete quindi ben immaginare, con quanta ansia e trepidazione trascorsi quel lunghissimo mese che mi separava dall'inizio dell'anno scolastico: non vedevo l'ora di capire, e soprattutto di vedere, cosa succedesse dietro quelle mura.
Quali sarebbero stati realmente i miei compiti?
Che cosa si intendeva esattamente per punizioni?
Queste sarebbero state anche corporali?
Chi le impartiva?
Come?
Quando?
Dove?
Tutta una lunga serie di domande, simili a queste, mi tormentava quotidianamente; fantasticavo sul tema, leggevo e rileggevo i romanzi che avevo con fatica e dedizione raccolti e collezionati durante gli anni pre e post università.
Mi rivedo stringere fra le mani Il mio amico "Frank", dove le marachelle del grazioso ed affascinante ragazzo - che successivamente scopriamo essere una deliziosa fanciulla - sono punite a suono di frusta come vuole la miglior tradizione conservatrice inglese.
Oppure fantasticare col racconto d’Ornette Lecomte, Peccatrici in erba, che non era meno erotico ed esplicito; mi eccitava da morire questo romanzo illustrato, soprattutto per le fotografie che conteneva, e della stessa serie ricordo con entusiasmo e piacere il libro dal titolo ancora più esplicito Sculacciami, amor mio di Jean-Claude Morin.
Confesso di essermi più volte masturbato leggendo Il sadico di Manhattan del bravo Pierre Dumoulin come pure con i volumi della serie "I libri della donna di cuori" che qualcuno di voi certamente ricorderà: solo per citarne alcuni, La dama della lussuria del francese Jacques Duval o il delizioso Il collegio delle perversità del britannico William Robinson.
Forse, sarebbe stato anche il mio un collegio di perversità.
In cuor mio, pensavo di poter mettere in pratica qualche mia fantasia erotica come sempre avevo desiderato e, pur non credendoci sino in fondo, lo speravo con grande intensità ed ardore.
allora mi sono documentata:
_ Stoves, Paul (pseud di ?): Uno strano collegio (Le "confessioni " di un istitutore, Milano, Edizioni Moderne, Collezione "I quaderni dello Spanking", 1999.Volume 1. 48 p.;
[url=http://postimage.org/:pwozws91][img:pwozws91]http://s8.postimage.org/jai6f45s1/image.jpg[/img:pwozws91][/url:pwozws91]
_ Stoves, Paul (pseud di ?): La sculacciata. Una sorta di compendio, Milano, Edizioni Moderne, Collezione "I quaderni dello Spanking", 2000.Volume 2. 42 p.;
[url=http://postimage.org/:pwozws91][img:pwozws91]http://s8.postimage.org/7cgm1820x/image.jpg[/img:pwozws91][/url:pwozws91]
_ Stoves, Paul (pseud di ?): Alla scoperta della sculacciata, Milano, Edizioni Moderne, Collezione "I quaderni dello Spanking", 2001. Volume 3. 48 p.;
[url=http://postimage.org/image/dkj3sgp57/:pwozws91][img:pwozws91]http://s9.postimage.org/dkj3sgp57/image.jpg[/img:pwozws91][/url:pwozws91]
Gentilissima signorina Cattiva,
complimenti davvero per la documentazione!
Che onore, addirittuta le copertine...
Devo precisare che ne manca almeno una di quella collana. Se la memoria non mi inganna, trattasi di: "Trent'anni di sculacciate attraverso le lettere".
Le ha trovate sul sito Italian art ....?
Grazie e un cordiale saluto,
Paul Stoves
Sculacciate e
Sculacciati
in
trent’anni di… “cronache”
attraverso le lettere
(1970 - 2000)
nessuna figura.
Collezione “I Nuovi Quaderni di Spanking” ©
Volume primo - Lanterna Edizioni
Chissà quanti altri le saranno sfuggiti
Punto 3: imperdonabile. Non voglio scrivere cosa meriterebbe.
allora sono nel posto giusto.
dimenticavo: il quaderno, diciamo 4 per intenderci, era illustrato con 6 tavole indedite di Murlo. Dello stesso autore era anche la copertina. Per dovere di cronaca.
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca