piccola premessa: la prima volta che ho usato internet ,avevo 14 anni, dopo una mezz'ora circa ho cercato la parola sculacciata,così a tempo perso, non immaginando minimamente che queste mie "pulsioni" potessero essere condivise. tra i primi risultati c'erano quelli di un sito che ospitava questa raccolta,che poi per un lungo periodo non sono più riuscita a ritrovare. in tempi recenti ho ripescato su un altro sito qualche estratto e ,anche se immagino che li conosciate , non ho trovato una discussione che ne parli(se esiste ed io sono così sbadata da non essermene accorta chiedo venia).
l'introduzione alla raccolta e la traduzione dei testi sono di Paul Stoves ,figura per me ormai mitologica ,entrata a pieno titolo nel mio personale Pantheon spankofilo ,dopo la lettura di un racconto su un'allieva indisciplinata che ha accompagnato tutta le mie fantasticherie adolescenziali.
vendendo a noi:
INTRODUZIONE AL SECONDO SCAFFALE di Paul Stoves
Non è facile immaginare che quasi cent’anni fa’, in Francia, vi è stato un progressivo fiorire di letteratura erotica et in specie di una letteratura dedicata a quello che è comunemente detto il “ vizio francese” cioè la fessée.
Un certo numero di piccole e coraggiose case editrici, un gruppo di scrittori prolifici a tal punto da scrivere sotto vari pseudonimi, vari disegnatori acuti per conoscenza della tematica e spessore artistico, hanno creato le condizioni per un fortunato periodo letterario all’insegna della sculacciata.
Questa letteratura non è uscita dal nulla, bensì è il frutto di una cultura e, si capisce bene, anche di una pratica diffusa, seppure in una elite di persone. Gli scrittori descrivono sensazioni che solo chi è un buon appassionato e praticante della sculacciata è in grado di conoscere. Ed il moltiplicarsi di tante piccole case editrici e di tanti libri dimostra altresì che vi era un mercato, una richiesta da parte del pubblico di questo tipo di romanzi.
Ma andiamo con ordine e perché no, anche qualche dettaglio che gli amanti di questo genere di letteratura potranno forse apprezzare.
Dunque fra il 1904 ed il 1940 apparvero centinaia di opere che descrivevano le gioie ed i piaceri del sadomasochismo sotto le più svariate forme: racconti storici (o pseudo tali), geografici o sociologici, romanzi e racconti d'avventure vissute, pubblicati con una certa regolarità da editori che si specializzarono in quel tipo di produzione: una mezza dozzina.
La Sélect-Bibliothèque, dell'editore parigino Massy, fu la prima a presentare una collezione sull'argomento e ad imporsi: in una trentina d'anni, apparvero un centinaio di libri venduti soprattutto per corrispondenza e regolarmente ristampati.
Contrapponendosi alla produzione economica della Sélect-Bibliothèque, l'editore Jean Fort pubblicò volumi più “lussuosi” principalmente in due collezioni: Aux Galants Passe-Temps (cinque volumi) e la Collection des Orties Blanches (trentotto volumi), quest'ultima, forse, la più conosciuta.
I piaceri nostalgici della sculacciata e le umiliazioni infantili furono le principali tematiche che si imposero dopo la Grande Guerra. Il Dumarchey (Pierre Mac Orlan), celandosi dietro molteplici pseudonimi, ne produrrà di notevoli.J. Black, L. Fontana, Léon Pierre, G. Smit - Georges Topfer, Martin Van Maële [(?) – 1926], questi i nomi, fra i tanti, che illustreranno i volumi in modo distinto, con tavole quasi sempre deliziose e ad alto contenuto erotico, quanto esplicito. Saranno però Ch. Herrouard (Herick) e Louis Malteste [1870 (?) – 1928] ad imporre alla posterità il loro stile realista.
Questi libri, che per ovvie ragioni vennero editi in un numero molto limitato di copie - e come facilmente si può evincere hanno attraversato molteplici vicissitudini - sono oggi particolarmente rari.
Più denominazioni commerciali designarono, a volte contemporaneamente, la stessa impresa: troviamo così la Librairie Franco-Anglaise, Amateur-Bibliophile, Édition Parisienne, Librairie Générale, Librairie Artistique, Librairie des Éditions Modernes, Librairie Artistique et du Fin de Siècle, Librairie Artistique et Édition Parisienne réunies.
L'apparente molteplicità degli autori è comunque riassumibile in un elenco comprendente poco più di una ventina di nomi (quasi sempre pseudonimi): Birchisgood (Lord), Blackeyes Sadie, Dangtal L. M., D'Apinac Maurice, De la Beuque Jean, De Vignons Max, De Virgans Jean, Desergy René-Michel, D’Icy Jacques, Kidrodstock (Lord), Kindler Edith, Kardy Allan, Lapaz Juana, Mac Clyde Alan, Van Rod Aimé, Van Rowel Désiré, Vergereau André, eccetera.
Per quanto riguarda i Maestri illustratori, ritengo doveroso ricordare, fra i tanti, G. Hirlemann, che fu senza dubbio quello che illustrò il maggiore numero di romanzi della "Librairie Artistique et Parisienne", contrariamente a René Giffey (1884 – 1965) e Maurice Millière che, pur disegnandovi solo per un periodo relativamente breve, produssero bellissime tavole, cariche d'erotismo.
Georges Topfer, alias G. Smit, che si distinse per l'impiego del colore nelle incisioni oltre che per l'innato talento e per la naturale predisposizione ad illustrare scene con carattere sadomasochista, più o meno esplicite.
Léon Roze con spiccata attitudine ad illustrare scene erotiche con eleganza e raffinatezza e che disegnò anche per l'editore Jean Fort.
Louis Malteste, uno dei più famosi.
Sullo stesso piano troviamo Chéri Herouard, l'artista dei chiaroscuri sapienti, di indubbio talento, che firmava con lo pseudonimo Herick le tavole più spinte ma mai volgari (a volte, forse per refusi tipografici, apparva come Herric).
Ultimo, ma solo cronologicamente, il grande Carlo: una ventina di romanzi scritti da vari autori e da lui illustrati fra il 1930 ed il 1937; tavole incredibilmente efficaci che avrebbero considerevolmente influenzato non solo il creatore di Sweet Gwendoline, ìl grande e mitico John Willie, ma quasi tutti gli artisti della Mutrix Corporation (a volte, si trova erroneamente citata come Nutrix), compreso Irving Klaw.
A questi illustratori statunitensi (tranne Jim che era europeo), censura del loro Paese ad esplorare sotto ogni aspetto la tematica dell'immobilizzazione, va riconosciuto il merito di aver creato il bondage, un genere ben preciso al quale si sono ispirati, anche in tempi recenti, molti artisti delle più svariate nazionalità.
Qui chiudo questa introduzione ai Libri del Secondo Scaffale, che così ho voluto intitolare perché, quasi sempre, negli scaffali delle nostre domestiche biblioteche, questi volumi stanno dietro alla prima fila di libri più ..”rispettabili”. Tre decenni abbondanti di capolavori giammai eguagliati, un periodo d’oro per apertura mentale e che si chiude alla vigilia della seconda guerra mondiale, ucciso dalla censura, ma anche dalla fotografia, dalle preoccupazioni per eventi catastrofici, dalla crisi economica e da una produzione sm che subito dopo la guerra si sviluppa autonomamente negli Stati Uniti.
Paul Stoves
SEVERE EDUCATION. (2)
di René-Michel Desergy
traduzione Paul stoves
Ancora alcuni brani tratti da questo appassionante romanzo di René-Michel Desergy, tanto amato dai cultori della sculacciata educativa.
Il volume venne edito nell'anno 1928 nella capitale francese per i tipi di A. Maillet, all'epoca sito nel XIX° distretto ed appartiene alla mitica collezione delle "Orties blanches". Ricordo che tale
celebre collezione apparve fra le due guerre ed era esclusivamente riservata alla sculacciata manuale (anche se non disdegnava, a dire il vero, l'impiego di qualche accessorio quali, ad esempio, fouets e martinets).
Paul Stoves
Venne il mio turno! Tremavo come una foglia quando la Signorina m'invitò a mettermi di traverso sulle sue cosce e quello che mi fece provare ancora più vergogna fu che, quella sera, né Jeannette né Louise avevano meritato l’appassionante sculacciata. Avrebbero assistito alla mia punizione come semplici spettatrici senza doversi preparare. Del resto, dopo aver mostrato entrambe, più volte, i loro posteriori, trovavano del tutto naturale che, in quest’occasione, fosse venuto il mio turno.
La Signorina sollevò i miei vestiti. Il mio abbigliamento intimo, nonostante fosse fresco di giornata ed accuratamente curato, era molto lontano dall’essere elegante come quello che indossavano le mie compagne. Per intenderci, insomma, vestivo ancora gli abiti da collegiale.
Rapidamente la Signorina impugnò il cordoncino che stringeva in vita le mie mutandine e, allentandolo con grazia, fece scivolare l’indumento lungo le mie cosce. Sollevò con disinvoltura la camicia che ancora nascondeva le mie nudità e si mise a sculacciarmi.
Ebbi il coraggio di non piangere. Questo non mi impedì di essere vigorosamente sculacciata. E quando dico vigorosamente... tanto è vero che, quando uscii dalle sue sgrinfie, il colore del mio culetto si poteva tranquillamente comparare con quello di un bel pomodoro maturo.
Non voglio certamente relazionarvi su tutte le sculacciate che 'incassai' di seguito. Certamente non maggiori di quelle che ricevettero le mie colleghe.
Il cerimoniale variava di poco. Pudibonda all’eccesso, la Signorina era sempre in lotta con Louise, causa le calze che solitamente indossava: non sufficientemente alte, secondo lei, e che lasciavano vedere le cosce ogni volta che la ragazza doveva abbassarsi.
Sì, la Signorina era pudibonda!
Figuratevi che, per allestire le vetrine, ad esempio, dovevamo prima abbassare l’imposta di chiusura di ogni 'luce'!
Era severa ed intransigente. Il giorno che Louise ricevette la famosa sculacciata serale, la Signorina, viste le mutandine con pizzi e dentelli larghi un dito che indossava la monella, ci annunciò che tutte le mattine seguenti ci avrebbe opportunamente passato in rassegna perché, come delle monelle, alla nostra età non eravamo ancora in grado di vestirci in maniera adeguata.
E così fece !
Benché questo ci facesse vergognare non poco, non portavamo rancore a Louise che, con il suo comportamento aveva fatto raddoppiare la severità della Signorina.
Era così buffa, questa Louise !
Immaginatevi che una volta, mentre una cliente provava delle scarpe, accortasi che questa non indossava le mutande, posizionò lo specchio di prova davanti alla signora in modo tale che tutto il mondo potesse vederla.... Le nostre risa, anche se soffocate, attirarono la Signorina.
Quella sera, dopo la chiusura, Louise ricevette la famosa sculacciata. Noi, quali complici, avremmo avuto la stessa sorte.
“Visto che non siete altro che delle monelle, la prossima volta che passerà il rappresentante gli commissionerò dei martinets” proferì la Signorina.
Nell’attesa, siccome non ne possedeva neanche uno, si era munita nel settore dei balocchi di un frustino giocattolo col manico di legno e le lacinie di cuoio. Così, prima della sculacciata, le nostre cosce ed i nostri polpacci furono crudelmente trattati.
Ma, saltiamo la descrizione di qualche mese e facciamo un balzo in avanti. Volete?
A forza di essere sculacciate e di veder sculacciare, venne il momento in cui, a nostra volta, avevamo il desiderio di farlo.
Il nostro desiderio, mio e di Jeannette, ed i nostri occhi, caddero sul paffuto e formoso mappamondo di Louise.
Era un sabato mattino ed il magazzino era chiuso per la preparazione dell'inventario trimestrale. La Signorina era uscita e non sarebbe rientrata prima di un’ora o due. Sarebbe stato più che sufficiente per scaricare i nostri nervi sculacciando convenientemente il grosso sedere di Louise. Pensammo, al primo momento, di trascinarla nello scantinato, ma, dalla strada, avrebbero potuto vederci tramite le 'bocche di lupo'. Così decidemmo di sculacciarla nel magazzino stesso.
Mentre la trascinavamo nel retro bottega, difendendosi, Louise rischiò di rompere del materiale; questo ci angosciava notevolmente in quanto la Signorina avrebbe così avuto una valida scusa per sculacciarci.
Con riluttanza, in ogni caso, Louise si sedette sul bancone per ascoltare con attenzione quanto stavamo mormorandole a voce molto bassa. Era quello che attendevamo! In una frazione di secondo la sdraiammo, rovesciandola sul piano d’appoggio e mettendola con il viso verso il legno mentre la parte posteriore era tesa verso il cielo.
Tenendola fermamente per le braccia, restai alla sinistra di Louise mentre Jeannette, scavalcandola, si posizionò sul suo lato destro.
Il bancone si trasformò nel ceppo del supplizio.
Assieme, le sollevammo la gonna ed la sottogonna.
Il voluminoso culetto di Louise ci apparve imprigionato in un paio di mutandine da ragazzina, talmente impudiche [non dimentichiamo che siamo nel 1928. N.d.T.] e corte da lasciarle scoperte completamente le cosce. Invece di difendersi, la nostra compagna rideva e sembrava divertirsi pazzamente nonostante avesse perfettamente compreso quali fossero le nostre intenzioni. Le piaceva!
Da quel momento, capii il significato di questa espressione.
Con una mano, ciascuna di noi aprì la fenditura posteriore delle mutandine. Io stessa sollevai la camicia sui reni e, subito dopo, iniziammo il concerto. Louise tremava e lanciava delle sommesse grida; sicuramente di dolore, in quanto la stavamo sculacciando non certo per ridere e neppure, per intenderci, quando si sculaccia giocando a “papà e mamma”
Le sue deliziose natiche, che serrava come d’abitudine, divennero ben presto di un bel colore rosso sotto la rigorosa sculacciata anche se, a nostro giudizio, non erano ancora completamente a nostra disposizione. Anche se allargate al massimo, tirate a destra ed a manca dalle nostre mani, la fenditura delle mutandine lasciava libera solo una minima parte del bell’astro di carne.
Decidemmo di denudare completamente il culetto di Louise, così come la Signorina faceva con noi quando era il momento della sculacciata.
Jeannette si prese carico di questa operazione che fu effettuata molto rapidamente. Allentate in vita, le mutandine scivolarono facilmente sui polpacci. Le sollevammo anche la camicia, ancora più in alto; non era certo il corsetto che ci infastidiva...
scoprimmo così più della metà della bella schiena. Ordinammo alla ragazza di non agitarsi se voleva evitare che la sculacciassimo a sangue. Con un sospiro si stese rilassandosi e lasciandoci a disposizione un’ampia zona che andava dalla schiena ai polpacci.
Jeannette, che aveva una presenza di spirito più elevata della mia, trattenendo sollevati i vestiti - camicia compresa - li fissò alle spalle con l’aiuto di una spilla inglese; più a nostro agio, non dovendo più tenere allargate le mutandine, riprendemmo il nostro gioco. Sculacciammo, questa volta, a due mani: l’una cadeva sulle natiche mentre l’altra si abbatteva sulla parte alta delle cosce. Avevamo sicuramente fatto molto bene a denudare completamente il culetto della monella.
Louise stringeva nervosamente le belle chiappe mentre le nostre mani la colpivano con metodo.
Sul più bello, indovinate chi arrivò. Sì, proprio la Signorina. Se non avessimo denudato completamente il culetto della nostra compagna, probabilmente avremmo avuto il tempo di dissimulare; purtroppo, impedita dalle mutandine arrotolate alle caviglie, Louise non ebbe il tempo di scendere dal bancone.
Eravamo state prese con le mani nel sacco.
Io pensai ad un'esplosione di collera terribile. Una sculacciata generale ed immediata che facilmente sarebbe stata egualmente vera ed implacabile. La Signorina si limitò ad aggrottare le sopracciglia e disse:
-“Ci divertiamo in un buffo modo quando mi assento, vero? Ah, le sculacciate sono un gioco per voi? Sono certa che cambierete opinione questa sera. Jeannette, vai da Georges a prendere un fascio di rami di brughiera. Tu, Louise, continua a prepararmi l’inventario... ma con la stessa tenuta nella quale si trova la tua sventurata compagna, in questo modo, se sbaglierai, le tue natiche se ne accorgeranno immediatamente. Quanto a te, Francine, sono desolata, veramente desolata per il tuo comportamento; ti credevo più seria! Mettiti al lavoro e fai in modo che non ti senta.”
Jeannette tornò con la sua bacchetta avvolta nella carta di un giornale. Noi avevamo ripreso il nostro lavoro senza proferire una parola ed ora, anch’ella, si unì a noi.
Dietro la sua scrivania, la Signorina aveva staccato i rametti di brughiera uno ad uno; scegliendo i più lunghi ed i più sottili per poi riunirli con l’aiuto di un cordoncino solidamente arrotolato. Ella fece, in questa maniera, una decina di piccoli fasci che saggiò sul palmo della propria mano e, subito dopo, trasportò nel retro bottega. Realizzai quali fossero le sue intenzioni. Sì, la Signorina ci aveva risparmiato le sculacciate seduta stante, non per mansuetudine: Voleva punirci tutte con le verghe! Ebbi un piccolo fremito di terrore.
Le verghe ! Dovevano provocare un male atroce!
Louise e Jeannette non erano più tranquille di me ed un ulteriore fremito lungo le spalle lo avvertimmo tutte quando, passando nel retro bottega, il nostro sguardo cadde sul maledetto contenitore dal quale trasparivano, trionfanti, le verghe.
Avremmo avvertito ancora fremiti di paura per lunghi minuti in quanto la Signorina ci avvertì, all’improvviso, che la sculacciata sarebbe avvenuta nelle nostre camere, l’una dopo l’altra. Certo attesa sarebbe stata più lunga ma io lo preferivo, così le mie compagne non avrebbero visto i miei contorcimenti, né sentito i miei lamenti. Non conoscevo l'effetto dell'aspro morso delle verghe e sebbene fossi stoica durante le sculacciate manuali, non sapevo come avrei potuto reagire sotto i colpi di uno strumento che la Storia Santa mi aveva sempre dipinto come il più terribile supplizio.
La cena terminò.
Io fui la prima a salire nella mia camera. Avrei dovuto prepararmi? Coricarmi? Terribile mistero.
Cominciai con lo sfilarmi le scarpe e le calze.
Seguirono il vestito e la gonna. In un attimo restai in camicia e mutandine; mentre ero così abbigliata, intesi le mie compagne entrare nelle loro camere. La porta di Jeannette si chiuse per prima. Poi, fu la volta di quella di Louise. La camera di quest'ultima era contigua alla mia. Le nostre tre camere, sullo stesso piano, erano state numerate nel modo seguente: Jeannette, numero uno; Louise, numero due e Francine, numero tre.
Non sapendo con chi avrebbe cominciato la Signorina, cominciai col far scivolare le mutandine e con il togliere la camicia: tutto per non metterla di malumore.
Sentii i suoi passi nel corridoio: transitò davanti alla mia camera. Secondo la logica, avrebbe cominciato dalla numero uno. Dopo una decina di minuti, la porta di Jeannette si chiuse mentre si aprì quella di Louise.
Le mie orecchie si tesero al massimo: le spesse mura delle case di provincia non lasciano trapelare rumore alcuno. Avrei preferito mille volte intendere delle urla di dolore, avvertire delle grida, sentire dei pianti piuttosto che un silenzio opprimente. Com'era dunque questi supplizio con le verghe?
Perché non aveva cominciato da me? A quest'ora sarebbe già stato tutto finito.
Guardai il mio orologio. Era fermo.
Sembrava almeno un secolo che la Signorina stava torturando la mia compagna.
Mi specchiai credendo di vedermi già con i capelli bianchi; riflessa, invece, l'immagine di un viso giovane, con la pelle increspata dalla paura per il terribile supplizio che mi attendeva. Portai le mie mani alle anche... sentii la porta di Louise che si chiuse e la mia si aprì.
Mi tappai gli occhi con le mani ed esclamai:
"Oh, mio Dio".
La signorina Brunelle era nella mia camera.
Per un lungo istante contemplò la mia nudità integrale. Oggi riconosco che lo spettacolo che offrivo poteva essere interessante, con tutte le mie rotondità naturali contratte nell'angoscia per le verghe...
La Signorina mi diede due o tre leggeri buffetti, poi, aperto l'armadio ne estrasse un ampio lenzuolo nel quale mi avvolse.
"Non posso sculacciarvi qui, Francine. Dopo cena avete guadagnato la vostra camera così precipitosamente che avete dimenticato di portare le verghe che
avevo preparato per voi. Cosa che invece hanno fatto le vostre due compagne che, in questo momento, stanno piangendo tutte le lacrime che avevano in corpo. Questo, naturalmente, mi vedrà costretta a raddoppiare la severità del castigo. Ora seguitemi in camera mia dove tengo sempre pronte delle verghe. Mi gettai in ginocchio ai suoi piedi. Tutto inutile. Mi sollevò tirandomi per i capelli e mi fece camminare davanti a lei.
In fondo, riflettendoci bene, perché avrei dovuto preferire la sculacciata nella mia camera piuttosto che nella sua? Dovevo in ogni caso essere sculacciata! La camera della Signorina era una delle più eleganti della provincia. Appena la porta si richiuse alle mie spalle, ella mi tolse il lenzuolo con il quale mi aveva ricoperto e mi fece segno di stendermi sul suo letto. Preso un cuscino, lo piazzò sotto il mio ventre per meglio rialzare il culo... che non aveva affatto bisogno di questo ulteriore accorgimento.
Da una brocca, estrasse un fascio di rami simili a quello che avevo visto nel retro bottega e si mise a sculacciarmi. Feci fatica a trattenere un'improvvisa e sincera risata.
Un leggero pizzicore, era questo dunque il terribile supplizio della verga? Appresi in seguito che poteva essere tutta un'altra cosa, a seconda della mano che maneggiava tale strumento... Le mie due voluminose 'guance' non avevano alcuna intenzione di arrossarsi. La sculacciata manuale causava ben altro dolore. Le punte dei rametti mi sfioravano appena. Un dolce calore mi invadeva ed era più snervante che doloroso. Io, comunque, mi dibattevo, con un gioco delle anche, della schiena e delle cosce dovuto al fatto che provavo sensazioni ben diverse da quella della sofferenza. La Signorina Brunelle continuò a sculacciare il mio povero culetto con le verghe. Quando ebbe terminato e si sedette al mio fianco per consolarmi, compresi immediatamente perché tutte le commesse del magazzino accettavano di buon cuore la disciplina della casa.
Si sentirono prima della grida, un gran vociferare, alcuni rumori di sedie trascinate sul pavimento; dei passi precipitosi nel gran corridoio, poi Jacqueline, singhiozzando, con le mutandine ai polpacci, fece il suo ingresso nella cucina.
-“ La signorina è stata punita nuovamente?” - domandò inquieta Margherita, la cuoca.
- “Sì! E questa volta in modo serio” - rispose Elisa, la cameriera, che tallonava la ragazza. – “La signora è veramente arrabbiata ed ha obbligato la signorina Jacqueline a pranzare in cucina per otto giorni e, come se non bastasse, ha aggiunto che la farà dormire per un mese con la servitù! Dammi una spugna, Margherita, ed una bacinella con dell’acqua tiepida. E voi, piccolo mostro, venite immediatamente a sdraiarvi sulle mie ginocchia così, ancora una volta, lenirò il bruciore, anche se non lo meritate davvero! Andiamo, svelta!” - Margherita aveva, nel frattempo, deposto sulla tavola la bacinella e la spugna richieste. La cameriera, seduta su di una sedia bassa, aveva preso la ragazza per le spalle e l’aveva fatta piegare di traverso sulle proprie cosce …inoltre le aveva fatto sfilare le mutandine che erano arrotolate alle caviglie. Aveva sollevato la corta gonna ed anche la sottogonna.
- “Guarda se è possibile dare delle sculacciate simili” – mormorò, passando la mano sul mappamondo denudato.
- “Guarda, Margherita! Non solo non è caldo, ma è appena appena rosso. Durante gli otto giorni che passerai con noi sono io che mi occuperò di sculacciarti... vedrai come sono differenti le sculacciate d’Elisa... vedrai. Vedrai come saranno belle rosse le tue natiche e come ti bruceranno per ore...! Alla tua età ci vogliono delle sonore sculacciate. Sembra che tua madre non abbia modo..., ti crede ancora una ragazzina, ma a diciott' anni compiuti sei grande e so che le puoi ben sopportare come quando me le davano al paese quando avevo la tua stessa età. Non potrai stringere le chiappe, le rende dure, non ti sculaccerò con le natiche chiuse... sarà bene un’altra cosa, vedrai che colore, altro che quel pallido rossore d’oggi! Ballerai, bambola, te lo prometto! Potrai vedere il tuo culetto riflesso nello specchio, come hai già fatto, vero, piccola viziosa? Sarà ben rosso il tuo culo. Ben più rosso di oggi. Non avrò pena e mi servirò del martinet...”
- “Margherita, mi passi la spugna, per cortesia?” -
La bionda aveva, nel frattempo, strizzato la spugna sulla bacinella e la passò alla compagna. Il culetto della signorina Jacqueline, contratto nell’attesa, si rilassò sotto la tiepida carezza.
- “Ecco!” - disse sorridendo la cameriera –“ non è rimasto nulla di questa ‘tremenda’ sculacciata; sarà dopo la mia sculacciata, che avrai bisogno della spugna inumidita! Vedrai come le tue chiappette la desidereranno! Andiamo! Piccolo mostro, rimettiti le mutandine e fila a scuola, altrimenti, questa volta, sarò io a sculacciarti e dovrai contorcerti sul banco per tutta la giornata: non mi prenderò certo la briga di spugnarti con l’acqua tiepida.” -
Non era più giovane e portava gli occhiali; era calvo. Tuttavia sculacciava la sua donna. La sculacciava... Mio Dio, sì!
Non per vizio, non ne aveva. Aveva scoperto questo ‘gioco’ un giorno, casualmente, dopo aver bevuto il suo caffé. Non aveva mai letto libri trattanti questo genere di passatempo. Egli aveva semplicemente fatto scivolare la propria mano sotto la gonna di sua moglie, una bella bionda più giovane di lui di quasi diciassette anni, in un radioso pomeriggio. La carne soda che aveva incontrato gli aveva fatto salire il sangue alle gote. Certo, la conosceva bene questa carne, ma mai, prima di allora, aveva provato quella sensazione... strana. Sculacciò con piccoli colpi, sotto la gonna, quella carne calda. La sua compagna chiuse gli occhi ed egli si fece più ardito: sollevò in alto la gonna e fece abbattere la propria mano, violentemente, su quelle rotondità che gli si offrivano.
I globi carnosi si serrarono. Fece sdraiare la donna sul tavolo; proprio nel bel mezzo delle due tazze del servizio che la signora era in procinto di servire e, come si sculaccia una scolaretta capricciosa, la sculacciò.
Dispensò un bel colore rosso caldo, sul bianco eburneo che gli era apparso sotto le gonne. Ella non protestò minimamente.
Semplicemente gemeva. Ma i suoi gemiti erano ben lontani dall’essere una preghiera per porre fine a quel genere di supplizio.
Lui la sculacciò molto severamente: il bel sedere voluminoso ben si prestava ai colpi.
Continuò.
E poi? E poi? chiederete voi.
Mio Dio, quello che successe dopo non è un genere di cose che deve interessarvi. Posso solo assicurarvi che rientra perfettamente nella logica coniugale. Così, per un piatto mal cucinato, un ritardo od un saluto poco affettuoso, egli piegava la sua sposa sotto il braccio e le sollevava la gonna. Quello che gli piaceva più d’ogni cosa, era di sculacciarla davanti allo specchio dell’armadio. Quando la donna girava un poco la testa vedeva riflesso uno spettacolo veramente emozionante.
Era un po’ come essere di fronte ad un negativo fotografico. Il braccio del maestro che si alzava e si abbatteva.
E, soprattutto, soprattutto il suo fondo-schiena arrossato che usciva dalle mutandine.
Nonostante la moda, lui non le permetteva di portare quelle piccole ed eleganti mutandine chiuse, quelle specie di copri sesso in uso nei Music-Hall libertini. Gli piacevano quei modelli sorpassati, certo, molto più corti, ma con una grande fenditura sul posteriore che divaricava con grande piacere dopo aver rialzato la camicia.
Sculacciava senza cattiveria, ma duramente.
Molto spesso la obbligava a tenere, lei stessa, aperta la fenditura delle mutandine. Ed ella si vedeva, vedeva tutto questo riflesso nello specchio con le guance rosse come quelle del suo sposo.
Dopo seguiva la serie delle mortificazioni.
Il perdono domandato in ginocchio, con le gonne sempre sollevate ed il culo all’aria. Le penitenze bizzarre: il naso al muro ed il culo al vento; il doversi inginocchiare ai piedi del letto, che le ricordava il convento dove era stata allevata; i vestiti portati per una settimana al rovescio e la croce che doveva fare con la lingua sul pavimento di legno...
Ottimo lavoro Lamia!
Soprattutto l'aver riportato i brani, il sito a cui fai riferimento mi pare sia ancora on line anche se non più aggiornato da anni... cerca Danilo, lettere, spanking, Paul Stoves, forse col motore di ricerca esce
Però il topic andrebbe spostato nei "libri" secondo me e poi ne avevamo accennato ai Quaderni di Stoves, purtroppo non ricordo dove, forse in un topic generico... azz.
ciao,
Keith
[quote="Keith"
Però il topic andrebbe spostato nei "libri" secondo me e poi ne avevamo accennato ai Quaderni di Stoves, purtroppo non ricordo dove, forse in un topic generico... azz.
ciao,
Keith[/quote]
-.- .......e ho detto tutto!
:) Ma che lavorone! Da qualche parte ricordo di aver letto questi racconti ma non ne conoscevo la provenienza.
Lamia come ti capisco, io sono arrivata a Internet praticamente poco prima di entrare qui e come te la tentazione di cercare con google...inizialmente solo curiosità, non immaginavo che ci fosse tutto un mondo dietro!
allora Keith proviamoci : ottimo lavoro Lamia....stop! se ne avete giù parlato mi spiace, io la discussione non l'ho trovata e non penso di mettermi a spulciare tutto il forum alla ricerca del topic incriminato. ah e non ho idea di come spostarla. pignoloooooooooooooooooooo!
A proposito della querelle sulla collocazione di questa discussione direi che essendo brani presi dal web è giusto che stiano qui.
Quanto alla citazione di titoli di libri, se qualcuno li ha letti può recensirli nella sezione [i:qizcaw10][b:qizcaw10]Libri[/b:qizcaw10][/i:qizcaw10]...
visto che dalla regia hanno stabilito che ho postato nel posto giusto(tszkkk) ,un altro estratto
PAULETTE TRAHIE
di Jacques d'Icy
traduzione Paul Stoves
Il romanzo appartiene alla collezione parigina delle “Des Orties Blanches” diretta da Jean Fort.
“Paulette Trahie”, è il seguito di “Monsieur Paulette et ses Epouses”, come espressamente dichiarato dall'autore, Jacques d'Icy nella prefazione. L'opera, secondo l’indicazione sul frontespizio, era strettamente riservata ai sottoscrittori.
L'autore che si celava dietro questo pseudonimo altro non era che Louis Malteste; sì, proprio lui, uno dei maggiori illustratori specializzati, assieme a Ch. Herouard, nella tematica della sculacciata.
Con “Paulette Trahie”, Malteste ci omaggia di dodici tavole monocromatiche in bianco e nero, fuori testo, deliziosamente esplicite.
Il libro è costituito da 263 pagine suddivise in tre parti e un epilogo; a queste si devono aggiungere quattordici lunghe e frizzanti lettere scritte dai lettori all' editore. Ed ora qualche pagina tradotta qua e là dalla seconda parte dell’originale francese.
Dopo che ebbi sollevato la gonna alla signorina mi apparvero, brillantemente arrotondate sotto le sottili mutandine, le belle natiche; fui assalito da un furioso desiderio di esplorarle e di denudarle, istinto che riuscii, nonostante tutto, a reprimere. Avrei voluto, ad esempio, osservare attentamente gli effetti di una buona sculacciata, veramente degna di tale aggettivo. Sapevo, per effetto di esperienze più volte realizzate su soggetti di età differente, che una sculacciata manuale applicata col palmo della mano è più efficace attraverso il tessuto delle mutandine che non una sculacciata somministrata a culo nudo. Ne ignoro la ragione scientifica, ma è così. Lo stesso signor Leon si è dichiarato incapace dì fornire una spiegazione plausibile.
- Ah! Ah! - disse. Per questa volta, signorina, riceverete la sculacciata con indosso le mutandine, ma alla prossima occasione ve le abbasserò, se lo meriterete, cosa più che probabile; e lo stesso varrà naturalmente per vostro fratello. Mi misi allora a sculacciare seccamente. Le sculacciate, su quelle mutandine così sottili, fioccavano crepitando, producendo un suono pieno dovuto sia alla qualità delle natiche sottostanti sia alla mia mano ben tesa ed incredibilmente piatta; talmente tesa che le dita erano addirittura piegate all’indietro. La giovane Clara avvertiva tutta la virulenza della mia sculacciata. Le avevo parlato di una buona sculacciata e non volevo smentirmi. Saltava su di un piede, poi sull'altro, irrigidendosi fra una sculacciata e l'altra, serrando le natiche contenute nelle aderenti mutandine, appena più grandi di un perizoma, che nulla potevano nascondere alla mia vista.
La sculacciata procedeva senza interruzioni, con gran vitalità, testimoniata da questo graziosissimo culetto molto impressionabile che mi eccitava.
Inoltre, cosa adorabile, come precedentemente accaduto con Laurence, ecco apparire gradatamente un bel colore rosa che io cercavo con ingegno di trasformare in una tonalità sempre più viva di rosso aumentando tono e vigore. Il colore più intenso non era dovuto ad un sangue più generoso né ad un'epidermide più delicata e neppure alle sculacciate che avevo applicato più seccamente. No. La ragione era che, avendo coscienziosamente manipolato sotto le mutandine quelle natiche, avevo negligentemente scordato di rimettere al proprio posto la corta camiciola che copriva castamente il culetto; l'avevo lasciata in alto, alla vita, arrotolata alla zona renale e la giovane ciclista, pedalando, aveva contribuito a farla salire ancora più in alto.
Come se non sapessi nulla sul modo in cui sono allacciate le mutandine, finsi di studiare la loro attaccatura elastica.
- Molto bene! - dissi. - Sarà molto semplice togliervele, la prossima volta. Non dovrò fare altro che tirare la cintura, così. Ed abbozzai il gesto scoprendo la parte alta delle due natiche.
[...]
Quella sera stessa giunsi alla determinazione di mettere alla prova anche il fratello che, con la sua natura indecisa, efebica per meglio dire, mi eccitava. Aveva un'andatura, quando camminava, veramente interessante; infatti, premendo le cosce l'una contro l'altra, assumeva una curiosa postura da autentico Ganimede, notevolmente tentante. Tentante è la parola giusta. Ganimede, mia cara, puoi anche chiederlo al signor Leon, è un nome in lingua greca che significa "coppiere di Giove".
Lo trovavo piacevole e, più lo osservavo, più le sue natiche mi si imprimevano negli occhi. Volevo impartirgli una buona e vigorosa sculacciata, la sola cosa che potevo fare: con un paio di natiche del genere, ben la meritava! Il pretesto fu facile a trovarsi. [...]
Sveltamente lo misi in posizione, neutralizzando ogni sua resistenza. Da molto tempo non sculacciavo un ragazzo. Anzi, a dire il vero, a Parigi io non avevo mai pensato di fare questo: preferivo notevolmente le sue sorelle. Ma in questo caso, non capisco il perché, ero talmente eccitata al pensiero di quest'occasione di poter sculacciare le natiche di un giovane signore... Prima di sculacciarlo sotto i pantaloni, lo guardai tranquillamente e a lungo; poi, quando venne il momento, cominciai a colpirlo sui polpacci e sulle cosce. La pelle di queste due parti del corpo era talmente abbronzata dal sole che io non la vedevo arrossarsi come avrei voluto. Tuttavia, con delle secche sculacciate, come quelle che del resto sempre applicavo, il tono bruno e dorato dell'epidermide arrivò egualmente a tingere le splendide natiche di un bel colore carminio. Questo, come in precedenza era avvenuto con la sorella, dopo aver impartito qualche dozzina di sculacciate. Fu allora che iniziai la sculacciata vera e propria ritenendo che quanto somministrato sino a quel momento non fosse altro che il preludio della punizione e l'esercizio per il riscaldamento della mano.
Anche a lui avevo promesso una buona sculacciata: l'avrebbe avuta! La sorella seguiva con occhi attenti l'esecuzione mentre io, con buona lena, sculacciavo il giovane maschio sulle grosse natiche.
Per quanto secche ed efficaci fossero le mie sculacciate, non traspariva il rossore che infallibilmente ne doveva risultare; forse le sue mutande, per quanto leggere fossero, erano in ogni modo più spesse del tessuto di batista della sorella. Le sue contorsioni, ad esempio, erano egualmente palesi ed interessanti; accusava visibilmente ogni sculacciata ricevuta con piccole grida e con alcuni contorcimenti che lo facevano somigliare ad alcune giovani ragazzette smorfiose. Mi ripromettevo di portarlo da Olga, vestirlo da capo a piedi con gli abiti di Clara, compreso ovviamente il gonnellino e la mutandina-perizoma e, piegandolo su di me, sulle ginocchia, sculacciarlo a culo nudo davanti a tutti i presenti. Nel frattempo, pensavo che se non gli avessi tolto le mutandine, avrei perso la mia reputazione e mi ripromisi quindi di farlo l'indomani.
- Prendi, prendi questa copiosa serie di forti sculaccioni ripartiti egualmente sulle tue due graziose chiappe..., hai delle natiche così graziose..., neppure le ragazze ne hanno d'equivalente... Eh! Come le prendi bene! Sei una vera meraviglia, prendi le sculacciate proprio bene, come tua sorella! È un vero piacere suonarvele sulle natiche ... sì, domani le prenderete ancora entrambi, le buscherete sul culetto nudo! Sì, mio caro, domani, come accadrà a tua sorella più grande, sarai sculacciato a culo nudo, una bella sculacciata che ti farà singhiozzare.
L'indomani misi in pratica tutto quanto detto in precedenza.
Punto per punto realizzai tutti i dettagli della doppia operazione. Cominciai con il ragazzo. Ebbi la gioia di vederlo con dei calzoni corti bianchi che, ne ero sicura, avrei tolto molto presto; questi erano messi ancora più in risalto dalla pelle di gambe e braccia abbronzata dal sole; era molto grazioso, ma lo sarebbe stato ancora di più quando avrei trasformato il colore della sua pelle da rosa in rosso, da rosso in porpora! E sua sorella, poi...!
Aveva un anno di più e, come femmina, aveva un paio di natiche più sviluppate e molto più femminili di quelle del caro Paul.
[...]
Allungai Paul di traverso sulle mie cosce. Non avevo detto nulla ma, quando l'ebbi serrato sotto il braccio, vidi che lui e sua sorella si aspettavano perfettamente quello che stava per arrivare loro. Durante il percorso per giungere in quel luogo, percorrendo la strada in bicicletta dietro di loro, la vista dei loro movimenti di schiena e dei bei sederini sulle loro selle mi aveva messo molto 'appetito'. Avevo fame dei loro due fraterni e burrosi culetti che presto sarebbero stati ben sculacciati.
Sotto a una corta giacca di rosso panno leggero con dei decori in nero, senza gilet, egli portava delle bretelle. I pantaloni erano trattenuti, dietro, da due bottoni e da due altri, per ciascun lato, davanti. Inoltre aveva una cintura, che non solo era abbottonata con tre bottoni in vita - quasi a formare un corsetto - ma recava anche una fibbia. E la brachetta?
Sapete cos'è una brachetta, vero? La brachetta aveva quattro bottoni, con la patta che ne recava altri due internamente. Un totale di quindici bottoni da slacciare più la fibbia! A conti fatti come un paio di pantaloni da uomo. In ogni caso, tutto questo multiplo sbottonamento mi aveva divertito e, quando giunsi alla brachetta, provai qualche emozione. No, non ero per nulla incuriosita. No, no, rassicuratevi. Paul rimase molto calmo anche quando, sbottonandolo là, lo sfiorai... Ehi, cosa pensate? Allungato di traverso su di me, gli abbasso i pantaloni tirandoli giù sino alle caviglie; volevo vedere tutto delle sue cosce.
Trovai così quel famoso paio di mutandine bianche naturali formate dalla pelle lattea che non si era abbronzata sotto i raggi del sole.
Le sue natiche, all'aria aperta e alla luce solare, risplendevano di un biancore eburneo; si sarebbe potuto giurare che fossero velate o ricoperte da un paio di calzoncini da bagno che coprivano appena le due rotondità gemelle ed una striscia di pelle di circa quattro centimetri sottostante. - Guarda! - dissi a Laurence - si direbbeun costume, non è grazioso? Com'è aderente... sarebbe bene toglierlo! Aveva delle natiche molto carnose, non ne avevo mai viste di simili. Per prepararlo alla sculacciata, iniziai a massaggiarlo. Manipolai le natiche nei modi più svariati, con entrambe le mani strapazzai entrambe le chiappe, a volte, ad una ad una. Paul, sembrava apprezzare. Proseguii poi con un’energica sculacciata. Sul culo nudo, mentre lo mantenevo fermo sulle mie ginocchia, lo osservavo avendone una visione a volo d'uccello.
Dopo circa cinque minuti di sculaccioni ininterrotti e somministrati a ritmo incalzante, serrava e dischiudeva le natiche, esattamente come fanno le ragazze. Alla fine, le graziose mutandine bianche si erano trasformate in calzoncini rossi, forse ancora più belli. Lo feci presente alla sorella, dicendo: - Ecco il costume da bagno all'ultima moda per i ragazzi, questo gli sta proprio bene. Prima di lasciarlo andare lo attirai ancor più verso di me in modo da esporlo a lungo, col culo rosso e bruciante per la sculacciata appena ricevuta, davanti alle ragazze. Parli di natiche brucianti! Le natiche di un ragazzo appena sculacciato potrebbero essere usate per stirare! Purtroppo non avevo a portata di mano una salvietta umida, altrimenti lo avrei rinfrescato caritatevolmente. Sembrava un ragazzo che stesse nuotando, tanto sgambettava ritmicamente. Prima, con le mutandine bianche, sembrava uno che dovesse iniziare la lezione di nuoto, ora. col culetto rosso, il nostro nuotatore pareva aver cambiato il costume e, a questo punto della lezione, il nostro allievo aveva già fatto dei notevoli progressi.
- Mio caro allievo, vai molto bene. Certo che vai bene! Oh, ma domani bisognerà che tu prenda ancora una lezione di nuoto per prepararti ai giochi olimpici e battere così tutti i primati di nuoto..., domani..., una bella lezione..., una lezione lunga come quella d'oggi. La ragazza presente aggiunse: - II giovanotto pare non domandi di meglio. Una buona sculacciata impartita dalla signorina fa tanto bene ai ragazzetti mocciosi! Sono sicura che domani vorresti che io ti sculacciassi ancora, vero? Ehi! Rispondi !
Sta’ tranquillo in ogni modo: quella di oggi è andata bene, ma quella di domani sarà anche meglio.
Non lo dirò a nessuno, né ai tuoi genitori, né alla cameriera che le hai prese sul culetto nudo, con le mutandine abbassate, da una signorina davanti ad un'altra e senza contare tua sorella. D'altro canto, tua sorella le prenderà anche lei, certo, a culo nudo come te. Vedremo se farà saltare le sue natiche così bene come hai fatto tu! Perché tu, mio caro, le hai mosse in modo veramente grazioso ed interessante. Infine, gli tirai su di nuovo i pantaloni, sistemai i lembi della camicia e gli riallacciai i quindici bottoni, compresi quelli della brachetta.
Un gran bel regalo per noi che siam rimasti a casa
ciao,
Keith
ah sì? Io pensavo l'omino che fa il vago o magari il finto tonto
salottino-posso chiedervi una cosa??-pag.1- il mio terzo post... è da lì che comincia la discussione perchè cito un libro di stoves...
trovata
@Lamia
Gentilissima,
dunque... e per chiarire:
una cosa sono i Quaderni, altra i libri, altra ancora le traduzioni.
I brani riportati in questo topic si riferiscono a mie traduzioni dalla lingua francese, di libri della collezione delle Orties Blanches editi a Parigi nei primi del '900; essi furono pubblicati dalle Edizioni Moderne e, in seguito, dalla Lanterna edizioni.
Sono parecchie centinaia... poiché alcuni, per esigenze editoriali e di spazio, furono suddivisi in due o tre parti.
Per qualsiasi chiarimento, potete contattarmi, grazie.
Nel lontano 2003, quasi 2004 (semicit.), su un forum ospitato da Forumfree, iniziò a formarsi e a svilupparsi il nucleo di una comunità di amanti del genere spanking. Tra alterne vicissitudini, quella comunità crebbe, si trasferì su questo sito e divenne in breve tempo il punto di riferimento in Italia.
Il forum arrivò ad avere decine di sezioni, alcune riservate alle spankee, con esperienze, dibattiti e racconti. Parallelamente vi era una chat IRC, nella quale faceva gli onori di casa (e a volte elargiva sculaccioni) l'indimenticato bot Orbilio.
Erano gli anni dei primi incontri dal vivo, a Milano e a Bologna, tra alcuni dei partecipanti più assidui.
Poi, come per ogni cosa bella, arrivò più o meno lentamente il declino e la fine. Le tecnologie cambiavano rapidamente, i forum lasciavano il posto ai social network, che portarono, col vento della novità, alla grande e inesorabile dispersione di persone, idee e passioni.
Il nostro forum, il nostro amato forum, ormai non più aggiornato (ma ancora molto visitato), cadde vittima di un grave problema tecnico che lo portò, per sempre, offline. Fortunatamente è sopravvissuto il backup del database, con tutti i contenuti intatti, ma la versione pesantemente personalizzata di phpBB non è recuperabile, a meno di sforzi immani. Ma se anche si potesse ripristinare, sarebbe talemnte obsoleto e pieno di problematiche di sicurezza che non potrebbe sopravvivere online più di qualche minuto.
Per ridare vita almeno al prezioso materiale raccolto in tanti anni è nato il museo, versione statica e ridotta del forum. Sono ovviamente rimaste escluse le sezioni private e di servizio del forum, non essendo per il momento possibile ripristinare un controllo degli accessi.
Luca